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vita vera

Fabri Fibra ha problemi col Comune

Cosa ci vuole davvero comunicare il rapper di Senigallia nel suo nuovo singolo 'Guerra e Pace.'

Un paio di anni fa ero su un treno di ritorno da Milano a Roma. Accanto e di fronte me erano due ragazzi e una ragazza, credo di età non superiore ai 18 anni. Dall’accento, una era una coppia di fidanzatini romana, l’altro un napoletano. Da come parlavano capii che si erano conosciuti solo poche ore prima. E sempre dalle loro conversazioni capii che il motivo del viaggio che li aveva portati a Milano era Fabri Fibra.

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Quello che mi parve di intuire era che Fabri Fibra aveva girato un video o qualcosa del genere, e che fan del rapper erano stati chiamati da tutta Italia per partecipare come comparse. Ma forse non ci ho capito niente: magari erano venuti solo per un concerto. O per qualche appuntamento speciale. Chi lo sa.

A essere chiarissima invece era la dedizione del terzetto al rapper di Senigallia. Ne parlavano in continuazione. Si riconoscevano nei suoi testi, si immedesimavano nella di lui immagine, e ciclicamente ritornavano su quello che ai loro occhi era un dato di fatto introvertibile: “come dice le cose lui, non le dice nessuno,” buttò lì a un certo punto uno dei tre, con una specie di solenne, sentita gravità. “Sembra che sta parlando proprio di te, della tua… vita.” Erano tre ragazzi normali, persino un po’ anonimi, di quelli che a scuola stanno un po’ in disparte ma senza ombrosità di sorta. Direi che sembravano dei classici bravi ragazzi, se capite cosa intendo. Magari non particolarmente brillanti, magari del genere che scrivono “ke” invece che “che”, ma come dire… innocui, ecco. I loro ragionamenti sul Fabri mi hanno accompagnato fino a Stazione Termini. È stata un’esperienza interessante. Parlavano, parlavano e della mia presenza non gli fregava in alcun modo: suppongo pensassero che fossi un vecchio e che dei loro discorsi non potevo capire nulla. E in effetti sì, ci capivo poco: sapevo ovviamente chi era Fabri Fibra, ma in vita mia credo di non aver mai ascoltato un suo brano per intero.

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Ho finalmente rimediato a questa mia lacuna la settimana scorsa, quando è uscito il nuovo singolo "Guerra e pace" con annesso video. Ho ascoltato il brano attentamente e dall’inizio alla fine, e quello che finalmente ho capito del controverso rapper italiano è questo: Fabri Fibra ha problemi col comune.

Il passo è il seguente:

A 35 anni il paese mi ha bloccato
Ho comprato un seminterrato per fare lo studio
per lavorare, il mio futuro
È tutto fermo da mesi
Il comune non risponde
Non posso toccare neanche un muro

Insomma, Fabri Fibra deve aver chiesto qualche tipo di licenza edilizia (per trasformare il suo seminterrato in studio: immagino una destinazione d’uso) ed è finito incappato nel classico girone infernale della burocrazia italiana. La metafora sull’oltretomba viene d’altronde esplicitata poco oltre:

Porte chiuse come all’inferno
Sono giovane, ho le idee, c’ho i soldi
e questi mi tengono fermo

È una condizione ben nota a chiunque abbia avuto a che fare con gli uffici tecnici di qualsiasi amministrazione o ente pubblico: uno va lì a chiedere una banale autorizzazione, ed ecco che sprofonda in una tormentata spirale dal retrogusto kafkiano, come ben riassunto da Fabri quando dice:

Resto in attesa come un numero
In coda non si respira
Se non conosci nessuno resti in fila
Una fila che non sai dove comincia e finisce

L’hip hop, lo sappiamo, può essere un genere molto autoreferenziale, coi rapper che fondamentalmente parlano dei cazzi loro, di qualunque tipo essi siano. È quindi normale che Fabri Fibra abbia sentito il bisogno di esternare in rima le sue tribolazioni col seminterrato bloccato dal comune. Di lui ho sempre saputo—più per sentito dire che per conoscenza effettiva del personaggio, lo ammetto—che è un rapper scomodo, sboccato, e che ricorre volentieri al turpiloquio. Ma a me questa "Guerra e pace" sembra piuttosto lo sfogo di un cittadino onesto che paga le tasse e che in cambio riceve dallo Stato null’altro che vessazioni, ritardi, e inefficienze varie. Fate caso a quando Fabri dice:

Sono giovane, ho le idee, c’ho i soldi

Il riferimento al vil denaro è praticamente agli antipodi della classica autoincensazione gangsta del genere “guarda dove sono arrivato, adesso mi spendo tutto in coca e puttane.” È più una cosa del tipo “cristo, mi sono fatto il culo e voglio contribuire al futuro di questo Paese: e allora perché tu, maledetto impiegato comunale, frustri i miei progetti? Io non chiedo altro che fare un controsoffitto per non disturbare i vicini!” Consideriamo anche che siamo in Italia, uno nelle condizioni del Fabri non ci avrebbe pensato due volte: chi se ne frega di richiedere una licenza edilizia, vai con l’abuso (che tanto è un seminterrato e nessuno se ne accorge), un paio di operai rumeni in nero e voilà, lo studio è fatto. E invece Fabri è uno che rispetta le regole, fa la fila come tutti (una fila che non sai dove comincia e finisce) ma non conoscendo nessuno resta in coda, dove non si respira: da cittadino nel pieno dei suoi diritti viene trasformato in anonimo “numero in attesa”. Nel video di "Guerra e pace" vediamo Fibra aggirarsi da solo in un paesaggio innevato, mentre in lontananza scorrazza solitario un lupo, chiaro alter ego del rapper: soli contro una natura ostile, ecco come si sente il cittadino onesto. Questo è praticamente rap civile.

Qualche settimana fa mi è arrivata una multa per non aver pagato un parcheggio a via Melfi. Io manco lo so dov’è via Melfi, e multe sul cruscotto non le vedo da mesi, siamo sicuri che ero proprio io? Ma fa niente, sono un cittadino onesto: ho preso il bollettino, sono andato al tabaccaio, e da soldatino diligente ho pagato. Ieri mi arriva la notizia che non dovevo pagare ma che dovevo aspettare non so quali ulteriori comunicazioni da parte del comando dei vigili urbani: ma come, io pago e pure in fretta, e tu mi ammonisci pure? Tornando a Fabri Fibra, alla fine avevano ragione i tre sul Milano-Roma, “sembra che sta parlando proprio di te”; porte chiuse come all’inferno, lo dice pure Saviano: “grazie Fabri per condividere la stessa rabbia.”