FYI.

This story is over 5 years old.

Musica

Alva Noto ci racconta la colonna sonora di "The Revenant"

...E spera che Morricone e Di Caprio vincano gli oscar. Parliamo con il producer tedesco di com'è stato collaborare con Sakamoto e Iñárritu per questo film.

Foto dalla pagina Facebook di Alva Noto.

Incontro Carsten Nicolai, alias Alva Noto, nel backstage di Set Up, la due giorni di musica e performance organizzata a Punta della Dogana a Venezia. Impugna un calice di prosecco, "I have just finished the soundcheck", dice stringendomi la mano. Ci accomodiamo a un tavolino improvvisato e, mentre parliamo, tecnici e operai ci ronzano intorno per terminare l'allestimento. Alva Noto, producer e sound performer berlinese, classe 1965, è reduce dall'ennesima collaborazione (la sesta, per la precisione) con il musicista Ryuichi Sakamoto, con cui ha lavorato alla colonna sonora di The Revenant, l'ultimo film di Alejandro González Iñárritu, candidato a ben 12 premi Oscar. Dico ennesima collaborazione perché, nel 2011, insieme al compositore giapponese ha prodotto l'album Summvs, che segna l'apice creativo del sodalizio. Per l'etichetta elettronica tedesca Raster-Noton, fondata da Olaf Bender e Frank Bretschneider con cui Alva Noto ha prodotto tre album, il duo Sakamoto-Nicolai ha realizzato cinque album in un arco temporale di dieci anni: lavori di indubbia qualità, dal peso scientifico per ricerca musicale e sperimentazione avanguardistica del suono. Proprio in Summvs, ascoltando tracce come "Reverso", "Naono" o la rivisitazione di "By This River" di Brian Eno, si possono trovare i precedenti—anzi, gli spin off—di quello che cinque anni dopo sarà il lavoro per comporre la colonna sonora di The Revenant. Tutta la musica del film, cui ha collaborato anche Bryce Dessner dei National, è definibile come un'opera nell'opera: le tracce, realizzate con un ensemble di venti strumenti, fanno da cornice e contrappunto alla narrazione visuale di Iñárritu. Per chi non avesse visto il film, si può prendere in esempio la penultima pellicola del regista messicano, Birdman. Bene. L'intenzione delle musiche del batterista Antonio Sánchez, non è supportare il racconto—esattamente come in The Revenant—ma dare ritmo alle scene, aumentarne il dinamismo, già di per sé preminente dato il largo uso del piano sequenza.
Alva Noto ha quasi finito il suo prosecco.

Pubblicità

Noisey: Com'è stato tornare a lavoro con Ryuichi Sakamoto, però per la realizzazione di una colonna sonora?
Alva Noto: Innanzitutto, come collaborazione credo sia stata molto diversa da tutte le precedenti, poiché, appena sono stato coinvolto nella colonna sonora, Ryuichi stava già lavorando da un bel po' di tempo sulle musiche e ne aveva composte parecchie per una buona parte del film. Quindi, quando mi hanno chiamato, possiamo dire che metà della colonna sonora era già stata scritta, ma c'erano da includere alcuni elementi di elettronica nelle musiche già registrate; per cui ho lavorato su composizioni già esistenti, a volte creando nuove cose su cui Sakamoto aggiungeva qualcosa. Allo stesso modo anche Dessner era coinvolto: componeva sulla mia musica, ad esempio. È stata un lavoro molto ampio.

Ci sono state da parte di Iñárritu direttive o suggerimenti per la composizione delle musiche?
Iñárritu e Martín Hernández, il sound editor, sono stati entrambi elementi importanti anche nella colonna sonora. Per questo film eravamo al servizio del regista, quindi la collaborazione con Sakamoto non è paragonabile alle nostre precedenti, in cui avevamo sempre agito in totale libertà. In questo caso tu fai qualcosa per il film, e di conseguenza presti ascolto alle idee del regista e ai suggerimenti del sound editor. Si può dire che la colonna sonora non sia stata scritta solamente da me, Sakamoto e Dessner, ma penso sia stata composta, o meglio definita, da Iñárritu e Martín Hernández. Quando stavo componendo ero molto vicino al regista, davvero vivevamo porta a porta, e durante il periodo di conclusione delle revisioni ci siamo sempre scambiati suoni ed idee. È stata una situazione veramente creativa e produttiva.

Pubblicità

A cosa vi siete ispirati per la creazione delle musiche? La sceneggiatura poteva dare molti spunti interessanti…
Quando sono arrivato c'erano dei templates che erano stati costruiti sopra tracce già esistenti, sia mie sia di Sakamoto. Secondo ciò che il regista voleva ottenere, in determinate situazioni del film, posso dire che il tutto è stato un work in progress: Iñárritu suggeriva qualcosa, noi modificavamo in base a ciò che ci chiedeva, poi, magari, a nostra volta, provavamo ad aggiungere qualcosa, come dei nuovi modi di vedere il suono.

Le musiche, però, sembrano più descrivere l'ambiente che supportare la narrazione del film.
Sì. Se guardi alla maggior parte dei film odierni, le colonne sonore sono, in un certo senso, condimento. La tristezza diventa più triste, l'emozione diventa più emozionale, la paura diventa più paurosa: la musica è usata più che altro come un amplificatore. In The Revenant invece è basata su emozioni forti. Iñárritu voleva dare alla colonna sonora il potere di creare il senso della quiete e della calma, concentrandosi forse su situazioni più malinconiche e di riflessione anziché su quelle completamente dinamiche. Ovviamente ce ne sono alcune, ma la gran parte della musica è stata scritta per esprimere il tempo, le pause, la riflessione o la lunghezza della giornata. La musica è importante per il film perché aggiunge e non condisce.

Ti ha rammaricato che per l'Academy la vostra colonna sonora non può essere nominata agli Oscar?
Ad essere onesti, non ho veramente capito la lettera dell'Academy: il motivo per cui non potevamo essere eleggibili agli Oscar è descritto in maniera vaga, ma penso che ci siano due grandi problemi che riguardano l'Academy. Il primo: non riescono a capire come la colonna sonora è stata composta. Il secondo: molta della musica che abbiamo prodotto è incredibilmente delicata, drammatica, a volte non si capisce se il suono proviene dalla colonna sonora o dalla natura perché tutto è legato insieme, il suono naturale, dell'ambiente, o se dalla nostra musica. Nello specifico, nel mio lavoro ci sono molti rumori che creano una sorta di ambiente, di atmosfera, probabilmente sia perché io non scrivo colonne sonore—la musica elettronica non ha bisogno di scrittura—ma compongo direttamente con gli strumenti, perché sono musicista e compositore al tempo stesso. La ragione principale per cui siamo stati esclusi è che c'è più di un compositore, anche se questa regola è stata, in passato, violata più e più volte. Per esempio Sakamoto per gli Oscar è un free composer, ma loro non sono riusciti a spiegare perché hanno applicato la regola questa volta e non altre.

Pubblicità

Allora, visto che purtroppo non rischi di vincere l'Oscar, dimmi, secondo te chi vincerà quello per la Miglior colonna sonora?
Morricone, ovviamente. Devo dirlo: penso che lui meriti assolutamente un Oscar, perché è una leggenda. Se dovessi fare una lista dei dieci più importanti compositori di tutti i tempi, lui sarebbe uno di questi. Penso che si stia senza dubbio meritando tutti i riconoscimenti. È fantastico.

Quant'è importante la sperimentazione nelle musiche per film?
Quando consideri le grandi produzioni di Hollywood—e The Revenant è una di queste—per la maggior parte i film rimangono molto classici e quindi poco interessanti in termini di musiche. I compositori cambiano il loro stile per adattarsi al film, e così sembra di trovarsi davanti ad un altro compositore. Per quasi tutti i film, la loro musica è completamente diversa e non riesci mai a riconoscerla perché in continuo cambiamento. Apprezzo di più, per esempio, le colonne sonore di Cliff Martinez: è il genere di persona che riesce a mantenere la propria personalità, così riesci sempre a distinguerlo. Quello che però sta accadendo, da dieci anni a questa parte, è che si sperimenta veramente poco: le colonne sonore sono sempre più orchestrali e ce ne sono poche elettroniche. Quindi includere The Revenant tra i film in cui si è sperimentato, è una gran cosa.

"Killing Hawk" e "Goodbye The Hawk" sono i motivi più catartici, dove l'elettronica sembra farsi carico dell'emotività della scena. Come sono nate?
Molta della forte bellezza di quelle scene proviene dalla loro intimità. Sono scene in cui lo strumento è molto fragile, dove l'elettronica suona come un flauto o qualcosa del genere ma che in realtà non lo è. Sakamoto ha composto con questo genere di strumenti e, di nuovo, Iñárritu l'ha adorato. C'è stato un episodio in cui Sakamoto aveva mandato un mock-up per la musica classica suonata in The Prophet, traccia che tutti hanno amato, e quando l'abbiamo senta, tutti hanno cominciato a dire cose tipo "The Prophet è grandiosa, inseriamola di più, non è poi così classica". Iñárritu ha subito accettato, poiché grande fan della musica analogica e di come riesca a essere calda.

Qual è stata la traccia su cui avete lavorato di più? Come mai?
La maggior parte delle cose che ho fatto non è nella colonna sonora, in realtà risiede in brevi scene, qualcosa di più fragile. Ovviamente nella colonna sonora c'è tanta mia musica, infatti come si può vedere nei crediti ho scritto Punished Hawk o Discovering the Buffalo che sono tra le tracce dalle sonorità classiche, basati su samples tipici e suoni molto tradizionali. Penso che la vera colonna sonora sia il film stesso, e anche se ovviamente ci sono alcune tracce riconoscibili nel cd, nel film ci sono mix diversi.

Musiche a parte, qual è il tuo parere sul film? Ti è piaciuto?
Fin dall'inizio mi sono sentito veramente connesso al film. È un film molto lento, non è frenetico come quelli a cui siamo abituati oggi. Da sempre sono stato influenzato da Tarkovskij, e il film ha molti riferimenti al regista russo. Mi sono sentito molto connesso alla lentezza del film, e credo che Di Caprio abbia fatto un lavoro pazzesco: sostiene tutto, da solo, per due ore e mezzo—questo film è stato anche una grande opportunità per poter mostrare le proprie abilità. Vincerà un Oscar, ne sono sicuro.

Ci sperano tutti, mi sa. Quindi secondo te quanti Oscar su 12 nomination si poterà a casa il film?
La mia previsione è di almeno cinque statuette: per miglior film, regia, fotografia, attore protagonista [risatina, NdR], e sonoro.

Paolo Marella scrive per ArtTribune e FlashArt, seguilo su Twitter: @PabloMarella