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Musica

La storia del produttore happy hardcore più misterioso di sempre

DJ Rankin sarà pure merda, ma è quel tipo di merda che ti fa ricordare tutte le parti più dolorose e imbarazzanti dell’adolescenza, un po' come gli Eiffel 65.

DJ Rankin

Nell'istante esatto in cui mio figlio (che deve ancora nascere) diventerà adolescente sono pronto a sedermi con lui e fargli il discorso. No, non quel discorso. Non voglio essere uno di quei genitori che si mette a raccontare storiacce su api e fiori e mamme e papà che si amano tanto, né tantomeno voglio spiegargli a cosa serva un preservativo. Sono convinto che nel 2037 Pornhub avrà già un device sottocutaneo da infilargli nel braccio al momento stesso della nascita e, quando sarà l'età del discorso, padroneggerà già tutta la terminologia corretta tramite apposite tag, quindi qualsiasi mia spiegazione sarebbe irrilevante e poco soddisfacente. No, quello che voglio fare è ordinare allo stronzetto puzzolente di sedersi e lasciare che io dispensi su di lui saggezza paterna alla vecchia maniera, quella saggezza marinata in anni e anni di esperienze, perché saprò che sarà arrivato il momento di infilargliela a calci nel cervello.

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Questa particolare omelia da padre a figlio riguarderà uno dei peccati più antichi che l'umanità ha inventato: il furto. Un peccato così antico che persino Dio decise di dedicargli uno spot nella sua celeberrima lista di Do And Don't incisa nella roccia. Forse potreste pensare che mio figlio, ormai adolescente, avrà già ricevuto piccole lezioni di moralità durante la sua infanzia, e che quindi saprà che il furto è sbagliato, ma probabilmente vi siete dimenticati che stiamo parlando del 2037 e che ogni cosa che oggi conosciamo sarà stata corrotta e rovinata fino a somigliare ad una puzzolente merda rancida. In quei giorni sono sicuro che Bono avrà appena vinto un premio Nobel, e il resto del mondo sarà sotto shock dopo che Drake, ormai attempato, sarà stato ucciso da un fan impazzito vestito con un dolcevita grigio e le Timberland, proprio fuori da un Taco Bell di Toronto. Il 2037 sarà una montagna fumante di merda scolorita. Non sarà per niente facile, e sono felice di avere ancora un po' di tempo per pensare a come farò mettermi lì e spiegare a mio figlio non ancora nato che il furto è una cosa estremamente sbagliata.

Vedi, il mondo è pieno di presunti intelligenti che proveranno a farti credere che le questioni morali siano qualcosa di intricato, privo di risposte pronte o facili soluzioni. Loro lo sanno perché una volta hanno fatto un esame di filosofia all'università, ma tu ricordati che sono degli stronzi e ascoltarli mai, perché ci sono due parole facili come lo zucchero filato a una fiera di paese per risolvere la questione: DJ Rankin.

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DJ Rankin è l'incarnazione umana del verbo taccheggiare. È l'equivalente musicale di andare in un mini-market di quelli aperti tutta la notte e far scivolare tutto il contenitore di Kinder Bueno dentro l'elastico della tuta Lacoste che hai addosso. Ognuno dei suoi pezzi è un inno alla gioia, l'imitazione accellerata di un classico euro dance mischiato con una spolverata di testi rap anni Ottanta, è musica al sapore di Limewire. Rankin è la firma onnipresente in queste tracce: "DJ Rankin in the mix muthafucker" gettato lì ogni tanto durante la traccia, molto probabilmente a caso. Rankin ha avuto un beef con DJ Cammy, ha collaborato con DJ Pulse e ha remixato il tema di Titanic — un trittico di fregi che gli è valso la supremazia nella scena DIY scozzese della happy hardcore e che gli ha permesso di finire nei lettori Sony Ericsson di ogni quattordicenne scozzese tra il 2004 e il 2009.

Se, come è successo a me, ti fosse capitato di passare la tua intera adolescenza in Scozia durante in quegli anni, allora ti ricorderesti della musica di DJ Rankin provenire dai gruppetti di ragazzini seduti in fondo all'autobus, o dagli angoli del centro commerciale in cui si fumano le prime sigarette. Rankin era l'eco dei pomeriggi passati a cercare filmati porno su WinMX, era la suoneria del cellulare del mio amico Steve. Quello stronzo era ovunque —Rankin, non Stevie— e questo significa che per un gran numero di teenager facilmente plasmabili e in cerca di un idolo DJ Rankin è stato il primo approccio alla musica dance (se escludiamo eventuali gite domenicali con la collezione di CD di Ministry of Sound di qualche papà). Come tutti i primi amori, anche Rankin ha lasciato un segno profondo. Solo una cotta adolescenziale può portarti, anni dopo, ormai adulto, al punto di scrivere questo commento su YouTube: "Dj Rankin if you're reading this, we were the dickheads trying to get you to sign our 20 deck at the end of the night at City in Edinburgh" (Dj Rankin se stai leggendo questo sappi che noi eravamo le teste di cazzo che hanno cercato di farsi autografare un pacchetto di paglie da 20 fuori dal City di Edimburgo).

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Non eravamo innamorati della musica, ma dell'alone stesso di mistero che circondava Rankin, la cui unica traccia rimasta è un profilo MySpace fantasma con qualche foto di fan con le tette al vento che si scatta un selfie di supporto alla vecchia maniera, con una webcam da 13 euro. Se il fantasma dello spirito di metà anni Zero avesse un corpo sul piano fisico, allora sono sicuro che questo profilo MySpace sarebbe il suo corpo. I pettegolezzi abbondano, ma questa è una cosa tipica dei pettegolezzi. Un post su un forum insinua che DJ Rankin abbia trovato Dio e si sia convertito giusto in tempo, per poi morire. Un altro asserisce che abbia suonato a "una festa gigantesca in Irlanda, insieme ad Akon". Purtroppo la triste, ma più credibile, verità è che abbia avuto la possibilità di fare qualche data live, magari qualcuno gli ha anche permesso di co-produrre qualche traccia, ma alla fine ha mandato tutto a puttane per colpa della testa di cazzo che era. Le mie fonti più affidabili dicono che oggi suona semi-regolarmente ad una serie di feste per minorenni in Irlando, He now apparently plays semi-regularly at various under-18's nights in Ireland, e la leggenda dice che le persone lo appellino come "Il Tiësto di Bo'ness".

Non importa la dolcezza della nostalgia in cui mi permette di crogiolarmi, non c’è modo di ignorare il fatto che DJ Rankin facesse e faccia ancora immensamente cagare. La sua faccia di culo nel rubare a destra e sinistra gli ha fruttato reazione dallo skip sdegnato all’odio più intenso, ma anche la sopracitata nostalgia da parte degli esperti di happy hardcore che popolano Internet. L’happy hardcore, come ha correttamente osservato Clive Martin, è “musica dolce, spensierata e ridicola” che non si può negare sia anche molto popolare. Non è una scena contrassegnata dalla finezza o dalle sfumature di sentimento, è semplicemente una volgare dimostrazione di goffa esuberanza al neon sparata a 170 BPM. Non è facile farsi rifiutare da una scena così, ma DJ Rankin ce l’ha fatta. Qualcuno si è anche preso la briga di fare un video in stile complottista intitolato “DJ Rankin - The Truth” con “Clubbed To Death” di Rob D come colonna sonora. Si tratta di un livello di disprezzo totalmente fuori scala rispetto all'affronto di Rankin.

Consideriamo la quantità di odio che deve avere ispirato un certo Jamie G, ben dieci anni dopo l’uscita, a lasciare il seguente commento su YouTube alla versione di DJ Rankin di “Fuck You Right Back :)” di Eamon (una delle mie preferite): “La gente ascolta ancora questa merda? È una schifezza totale e ci vuole zero talento per farla”. Ma certo Jamie, la gente l’ascolta ancora esattamente per lo stesso motivo per cui alle feste, nella nebbia di ironia che segue la decima birra, si sente ancora “I’m Blue” degli Eiffel 65. Sarà pure merda, ma è merda che è entrata nelle vite di tutti. È quel tipo di merda che ti fa ricordare tutte le parti più dolorose e imbarazzanti dell’adolescenza. È il ricordo delle sezioni “bio” su Bebo, sono le foto di fregne su Duepuntozero che giaccono nel vostro vecchio portatile, è l’ossessione per i Mighty Boosh, sono gli esperimenti agghiaccianti con la tinta per i capelli, è flasharsi il filtro delle canne col naso nei parchi giochi.

È tutto quello che ti fa sentire un po’ più compiaciuto della tua presunta trasformazione in un adulto acculturato e responsabile. È quel tipo di merda che, a dir la verità, ti fa sentire anche un po’ triste.

Sono certo che mio figlio capirà.

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