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Musica

Diamanda Galás l'immortale

Abbiamo parlato con la terrificante e affascinante cantante, pianista e artista di cultura dello stupro, Ornette Coleman e Yoko Ono.

Foto di Austin Young

Quando il Roadburn Festival, il tempio celebrativo della musica extra-generi che è iniziato nel 1999 in Olanda, ha invitato il frontman dei Cathedral e capo della Rise Above Records Lee Dorrian a curare un evento chiamato Rituals Of The Blind Dead, nessuno si aspettava l'ordinario. Del resto, lui è famoso per la sua devozione alla speleologia discografica che lo spinge nelle più profonde caverne del punk, del rock e dell'heavy metal, e per essersi preso il grande rischio di pubblicare sulla sua etichetta DIY band come Electric Wizard, Sunn O))) e Ghost… ah, e poi ha anche cantato nella prima formazione dei Napalm Death. Seguendo le orme di David Tibet dei Current 93, di Tom G. Warrior dei Celtic Frost e di Mikael Åkerfeldt degli Opeth, è la seconda volta di Dorrian al timone (nel 2008 il Roadburn ha ospitato il ventesimo anniversario della sua label) e vede la convocazione dell'artista noise concettuale Russell Haswell, delle leggende punk giapponesi G.I.S.M. e dei pionieri del death metal Repulsion. Ma il gioiello più brillante della sua direzione artistica è l'inquietante pianista e cantante Diamanda Galás.

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“Ho scoperto Diamanda Galás sulla famosa trasmissione del venerdì a ora di cena The Tube, su Channel 4, intorno a metà anni Ottanta. L'intensità terrificante di quella performance mi ha portato a voler scoprire di più", spiega Dorrian. "Dire che Diamanda è unica è un vero eufemismo, e il suo primo concerto che ho visto nel 1990 rimane uno dei più viscerali cui abbia mai assistito. 'Cupa' sembra una parolaccia da usare per descrivere la sua musica, ma lo è senza dubbio, cupa al livello più estremo.”

Pur essendo nata in California nel 1955 da genitori greci ortodossi, non c'è nulla di ortodosso nel viaggio di Diamanda che l'ha portata a diventare una delle musiciste più importanti della nostra epoca. Dopo aver studiato da cantante operistica, si è esibita per la prima volta nel 1979, in un'opera a cui ha lavorato insieme a Vinko Globokar e Amnesty International, sull'arresto e la tortura di una donna turca per alto tradimento. Nel 1982 ha pubblicato il suo album di debutto, The Litanies Of Satan, uno scarno paesaggio sonoro fatto di urla agghiaccianti, formule magiche e poesia che faceva sfoggio delle sue note acrobazie vocali e comprendeva un brano performativo di diciotto minuti intitolato Wild Women With Steak Knives. Ha cantato e creato lavori privi di compromessi su temi come salute mentale, femminismo e AIDS. Nel suo album del 1994 The Sporting Life, inciso in collaborazione con John Paul Jones dei Led Zeppelin, ha dato forma a una sadica fantasia di castrazione, stupro maschile, tortura e omicidio. La sua carriera è stratificata e impressionante per la sua varietà; ha esplorato i mondi rock, blues, jazz e opera, e i diversi medium di spoken word, cinema e letteratura, sempre imponendo le proprie condizioni.

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Senza paura di addentrarsi in territori scomodi, tanto per le materie con cui lavora e per il puro estremismo delle sue composizione, abbiamo ottenuto di parlare con l'innovativa artista la cui lingua è tanto tagliente e brutale quanto la sua arte. Ride sonoramente nel parlare di età, di disonestà dell'industria musicale e dei musicisti mediocri che si attaccano a lei come sanguisughe in cerca di una briciola di credibilità. È diretta, caparbia e molto, molto acuta. Oltre a una piccola anticipazione su cosa dobbiamo aspettarci da lei al Roadburn e dai suoi progetti futuri, ci ha parlato con fermezza di integrità nel comporre musica, delle sue influenze, del suo rispetto per Kesha e della sensualità di Peter Steele. Come ha detto perfettamente Dorrian: "Dire che Diamanda è unica è un vero eufemismo".

Noisey: Presto ti esibirai al Roadburn, uno dei festival più vari e più estremi, in termini di lineup: ma è pronto ad affrontare Diamanda Galás?

Diamanda Galás: Non conoscevo il festival prima. Le persone che lo organizzano sono molto gentili e ho visto e sentito soltanto buone cose al riguardo, per cui non vedo l'ora. Non so che tipo di pubblico ci sarà, ma, guarda, il pubblico è il pubblico e una fa quello che può, è l'unica cosa da dire. Una volta ero a un festival punk o qualcosa del genere, e volevo iniziare con quest'aria operistica. Non mi interessava se a loro sarebbe piaciuta o no, perché ero ossessionata da quel brano in particolare. La reazione fu, be', li mandò fuori di testa. "Che cazzo? Dove mi trovo?" Sono molto interessata nella musica che faccio, e se al pubblico non piace, be', sono un'eremita, mi piace lavorare solo sulle cose che mi interessano.

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Che cosa si deve aspettare dalla tua performance il pubblico del Roadburn?
Comincerò con una poesia sul suicidio di Cesare Pavese, cantata in stile operistico. L'accompagnamento sarà suonato con un synth analogico, è una cosa piuttosto incredibile. Le parole sono incredibili e richiedono questo stile di canto, lo esigono. Per questo festival, farò anche Henri Michaux, un poeta belga molto famoso. È una maledizione per voce e piano. La sua idea era che la musica dovesse essere martellante per la maledizione; doveva essere precisa, le parole comunicate in molti modi diversi per farle agire come proiettili. A lui interessava farla come una poesia, e come una poesia era recitata ai tempi o nelle culture in cui gli atti magici erano importanti e rispettati. E poi farò "O Death"—faccio la mia versione, come tutti. Dicono sia stata scritta da Ralph Stanley ma non è vero, è tradizionale. A dir la verità, le parole vengono dalla Scozia, e poi arrivarono in America, e poi finirono per trasformarsi in una canzone da cowboy. Si tratta letteralmente di cowboy che cantano per la luna; ululando, gridando verso la luna, ma per lei è molto bella da sentire. Potrei anche fare qualche cante jondo, che è un canto della Spagna Meridionale. Ci saranno anche alcune canzoni francesi, ma non lo definirei un concerto rock.

Proietterai anche il tuo film Schrei 27, una collaborazione con Davide Pepe. Viene descritto come "urla di dolore gutturali e penetranti, crescendo di suoni umani crudi, richiami primordiali viscerali ed espisodi di silenzio che formano l'aria prolungata del dolore" e gira attorno al concetto di tortura dentro gli spazi ristretti di un istituto medico. Molte delle tue composizioni trattano temi strazianti di natura psicologica o politica, mentre sono pochi gli artisti che decidono di esporre il proprio pubblico a queste esperienze oscure e indigeribili, prediligendo l'intrattenimento. Sarebbe il caso di mettere un avviso fuori dai tuoi concerti che metta in guardia per un'esperienza potenzialmente traumatica?
Non lo so, penso che quello che faccio intrattenga [ride]. Mi sento molto malata, fisicamente e mentalmente quando sento i canti di Natale. Mi sento così arrabbiata che mi viene voglia di tirare fuori un fucile di precisione appena sento quel tipo di musica. E i musical di Broadway con le loro canzoni sentimentali, quel tipo di cosa è terrificante per me perché mi fa rivivere ricordi di tanto tempo fa e non so esattamente cosa siano ma mi distruggono, mi spezzano il cuore, l'anima. Iannis Xenakis, il grande compositore greco, ha detto la stessa cosa. Non riusciva ad ascoltare la musica che gli aveva fatto sentire sua madre quando era giovane, perché era una sensazione simile a pensare a una persona che viene squartata. Ed è così anche per me, se faccio una canzone convenzionalmente bella, la mia interpretazione la porta da un'altra parte perché mostra la morte della vergine, l'animale che esce in primavera e viene ucciso da un cacciatore. La bellezza convenzionale mi mette in allarme, per cui tendo a creare una giustapposizione tra una cosa che può essere bella e una cosa molto dura, solo perché mi sembra che nella vita vadano sempre insieme. Lo faccio per salvarmi, per proteggermi e non sembrare una specie di Bambi. Ho troppa paura e preferisco restare in guardia.

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I miei argomenti sono estremamente psicologici e so che dicono che la psicologia è politica o roba del genere, io questo non lo so, ma in Schrei 27 creo suoni polifonici, a volte tre suoni allo stesso tempo in diverse estensioni su una scala, per me questa è una cosa bella. Non concepisco che qualcuno la veda come una cosa brutta. Per me, una cosa brutta è una cosa grossolana, ripetitiva, squallida, semplice, non come una ballata country ma come una versione amatoriale della musica noise. Bleah, è come prendere una scorciatoia. "Stai prendendo di nuovo la scorciatoia, la via più semplice. No, no, no. Torna nel vicolo stretto e vedi cosa succede".

Collaborerai con altri musicisti al Roadburn?
No, da anni ormai lavoro da sola, e il problema di lavorare da sola è che trovo sempre più obiezioni a portarmi altra gente in tour. Questo succede perché chi mi vede fare i concerti da sola pensa: "Oh, non ti serve nessun altro allora". [ride] Non mi puoi dire cosa devo fare, bello, sono io a decidere. Al momento mi sento molto più libera di fare quello che mi pare. La mia prossima produzione avrà sicuramente bisogno di altri musicisti, percussionisti in particolare. Ci sono molte cose che sto cercando di fare in questo momento e non posso fare tutto allo stesso tempo. Non posso tenere le redini di tutto, non è possibile fisicamente e mi sto avvicinando a un punto in cui sento che devo essere più sociale [ride]. L'idea di una "prossima produzione" ci rende felici, ma ci permettiamo di chiedere, avendo appena compiuto sessant'anni, sei tentata di andare in pensione? Ti preoccupano cose come l'età e il tempo?
Mi preoccupo di finire il tempo, quello sì. Vivendo a New York basta che io esca di casa e non veda l'autobus che arriva, qualunque cosa potrebbe ammazzarti in ogni momento. Mi preoccupo perché ho un sacco di lavoro da fare e mi serve tempo per farlo. Sì, ci sono volte in cui dico che non voglio lavorare, che non ho più voglia di lavorare, ma cos'altro posso fare? Non posso giocare a bowling perché ho le mani fottute dal suonare il piano. Le mie mani sono come la geografia di una suonatrice di piano. Rido quando le guardo.

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Mi preoccupo di non riuscire a fare tutto ma per quanto riguarda il ritirarmi, io non ci credo e penso che quando la gente smette di lavorare si becchi la demenza senile. Prendi un meccanismo attivo che ha bisogno di essere oliato, se lo fermi lo uccidi, per cui non è possibile per me. Perché dovrei fare una cosa così insensata solo perché l'ha detto qualcuno? Gli artisti dovrebbero sopravvivere secondo regole diverse. Questo tipo di lavoro è molto intenso, dico sempre che è come piantare le unghie nella carne, non è come un lavoro normale. Il modo perfetto di uccidere qualcuno è renderlo completamente inutile a se stesso, a ogni società, a parte quelle che vivono sui campi da golf.

La gente si preoccupa tanto dell'età. Io dico sempre che sono più giovane della primavera e più vecchia di Dio. Quando ero molto giovane, mi sentivo molto vecchia perché ero completamente disconnessa da tutti quelli che mi circondavano. A noi donne dicono che diventiamo vecchie quando compiamo vent'anni. È una vera crudeltà. Mi sono sempre sentita più giovane della primavera e più vecchia di Dio lavorando; se non lavoro mi sento come tutti gli altri, come se non sapessi dove sto andando. Non so cosa sono, è orribile.

Tornando alla rivelazione del fatto che lavorerai con altri musicisti per il tuo prossimo progetto: sei sempre stata fieramente indipendente e hai raramente collaborato con altri. Hai una lista di artisti con cui desideri lavorare, o sono loro a cercarti?
Sono loro a cercarmi. Ho tantissime richieste e non riesco ad assolverle tutte. Sono troppo occupata a lavorare alle mie cose e a dir la verità alcune di queste sono senza dubbio interessanti, ma molte devono prima imparare qualcosa sulla musica. Ho ascoltato alcuni demo e, dio mio, siete sotto antidepressivi? Be', non dovreste. Dovreste sapere quanto siete tremendi prima di mettervi in testa queste belle idee e chiedermi di suonare con voi. Dovreste imparare la musica e poi farvi fare le foto. Non viceversa. C'è questa ambizione molto strana, è come se la gente facesse musica apposta per farsi fotografare.

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È facile supporre che molti musicisti sarebbero felicissimi di lavorare con te per darsi un tono; una collaborazione con Diamanda Galás è una bella spinta per il cachét.
Quanta pigrizia. E sai cosa, mio padre mi diceva semrpe che c'è un solo metodo, quello Socratico, e che è un metodo di prima classe. Dice chiaramente che non ci sono scorciatoie. Ornette Coleman diceva: "Voi pensate che io suoni free di qua e free di là, ma siete pazzi? Io vengo dal blues, ho imparato un sacco di altra musica molto bene, ed è per questo che sono stato in grado di arrivare fin qui". L'ha detto. "Sono stato in grado di arrivare fin qui grazie a quello, non perché ho preso in mano uno strumento a fiato e improvvisamente ho deciso che ero un genio".

Che cazzo di atteggiamento è? Gente che suona per un anno, prende in mano la chitarra e tutti gli dicono che sono geniali. Lascia perdere tutte quelle medicine che ti rendono così felice, man. Lascia perdere gli antidepressivi, mettili via e ascolta quello che stai facendo. Ascolta i grandi musicisti, di ogni campo, non solo del campo a cui aspiri. È facile dirlo per me perché ho passato così tanti anni a imparare e continuo a imparare, sempre.

Hai citato Ornette Coleman: ci sono altri musicisti che ti hanno ispirata? Non hai mai voluto rivelare questa informazione, arrivando perfino a prendere in giro la stampa e mandarla fuori strada citando una cantante jazz come Patty Watters. Che cosa ascolta Diamanda Galás a casa per radio?
[Ride] L'unica cosa che si può sentire per radio è Beyoncé, penso che abbia comprato la stazione radio. Spesso non mi va affatto di ascoltare musica perché ce l'ho già sempre in testa. Se sto lavorando su qualcosa, mi serve il silenzio perché nella mia mente ci sono tutte queste note, è claustrofobico. A volte vorrei essere in grado di scuotermi il cranio per svuotarlo e non sentire più niente.

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Ma capita che ti imbatti in qualcosa e dice "Oh, questo è straordinario", ma sono pessima con i nomi. Un giorno scriverò una lista di tutti i cantanti e musicisti che adoro, perché la gente rimarrebbe scioccata di sentire che una delle mie cantanti preferite è Carmen McRae. I suoi fraseggi sono straordinari e la gente non si aspetta di sentire una cosa del genere. Si aspettano di sentirmi nominare Patty Waters e sono io ad averglielo messo in testa [ride].

Parlavo di lei in continuazione perché mi offendeva il fatto che nessuno la conoscesse. Mi sono inventata una dichiarazione al riguardo intenzionalmente, così la gente si sarebbe accorta di lei e io ho detto, senza Patty Waters non ci sarebbero Diamanda Galás o Yoko Ono. Ammetto che ho inventato questa dichiarazione e che non è vera nel mio caso. Non so se sia vero nel caso di Yoko, ma il fatto è che la stampa, essendo la stampa, l'ha ripetuta circa cento volte e io rido ogni volta che la vedo.

È vero che Yoko Ono ha visto un tuo concerto e poi ha detto in un'intervista che tu ti ispiravi a lei? Ricordo che tu dicesti di esserti arrabbiata moltissimo.
Quello è il motivo per cui nominai Yoko Ono in quella frase, per darle una lezione. Yoko, consigliata dal figlio, venne a vedere due miei concerti che erano completamente in nero. Mi invitò a una sua performance e, guarda un po', era tutta al buio. Oh, vaffanculo, per favore. Non sa cantare, sa giusto usare un po' la voce, ma devi usarla quattrocento volte meglio se vuoi arrivare su marte. Ci sono milioni di cantanti che hanno creato opere straordinarie e lei non ci si avvicina minimamente. Ho sentito tanta di quella musica e le mie influenze sono così tante che Patty Waters non ci rientra esattamente, ma di sicuro mi ha aperto gli occhi. Adoro lei e adoro Annette Peacock e, dio mio, la lista di cantanti che amo è lunghissima. Hendrix è stato la mia prima vera ispirazione, oltre a Chopin. Oh, e ti dirò chi è il mio cantante maschio preferito di tutti i tempi: Peter Steele. Oh dio mio. La sua voce non è sexy. È il sesso.

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Quali artisti contemporanei sono assimilabili a te, secondo te? Le tue performance sono così varie che è difficile categorizzare la tua musica; come dice Lee Dorrian, sei davvero unica.
Non so cosa significhi contemporanei, perché, questo è sempre un problema per me, significa in un raggio di trent'anni, vent'anni, una generazione, intendi persone che sono attive al momento facendo lavori di voce incredibili? È difficile a dirsi. Io faccio un sacco di cose diverse, specialmente con il pianoforte. Il piano è stato il mio primo strumento, ben prima della voce, per cui io non dico di essere una cantante, ma ci sono molte cantanti nel mondo che stanno facendo cose molto interessanti. Come artista, il motivo per cui devo mantenere la mia voce così flessibile e forte è che le cose che sento richiedono una certa forza e un certo vocabolario sonoro. Non sento altri cantanti che hanno un vocabolario vocale così ampio, e non è il loro compito. Ester Phillips non aveva certo bisogno di un vocabolario di suoni particolarmente ampio, il fatto è che io ne ho bisogno; più di quanto abbia bisogno di strumenti elettronici o di amplificatori. Ecco perché ho studiato così a lungo e continuo a studiare. Ri-imparo in continuazione, prendo una lezione o due e penso: "Porco cazzo, chi ti ha messo in testa che sei una cantante? Che viaggio ti eri fatta?".

Ho intervistato moltissimi musicisti e nella mia esperienza i grandi virtuosi dello strumento sono gli unici che ammettono di stare ancora prendendo lezioni, mentre i mediocri pensano di essere i migliori in circolazione.
Molti chitarristi non vogliono mai parlare di queste cose per non rovinare la loro reputazione per cui sarebbero nati con una cazzo di chitarra infilata nel culo. Quando sento una chitarra, ecco cosa penso: "Baby, ce l'hai fatta di nuovo, sei riuscito a infilarti di nuovo quella chitarra nel culo ed è per questo che stai suonando note orribili invece di quelle giuste". Cristo, che dio ce ne scampi. Non sopporto di andare ai concerti dove ci sono questi cantanti maschi orribili che camminano in giro per il palco come se stessero facendo una sfilata. Baby, prova a fare il modello intanto che impari a cantare, perché io non sento nulla qui. La tua band si sta sbattendo tantissimo a suonare e tu te ne stai lì, a fare le mosse o a saltare in testa al pubblico. Qualunque cosa tu stia facendo per me va bene, fa' quello che ti pare ma mostrami qualcosa.

Un altro esempio di quanto tu sia impossibile da confrontare è che non ti sei mai piegata alle convenzioni dell'industria musicale. Hai infranto tutte le regole dei big boys suonando sempre quello che ti pare, affrontando tematiche controverse senza compromessi. È stato difficile?
Non ho mai voluto seguire le regole dei big boys, so quali sono e so quanto sono idiote. Mi sono trovata ad annullare tour all'ultimo minuto senza poterci fare niente perché non avevo i soldi per assumere un avvocato, sarei finita totalmente in bancarotta. Conosco quelle regole, esistono, ma io proprio non ce la faccio. Non è un problema morale. È un problema musicale. È quello che sento. Riesco a suonare solo quello che sento. Non posso suonare qualcosa che non sento. Mi annoierei, lascia perdere. Non è la loro musica, è la mia musica. Mi fa davvero in cazzare. Andassero affanculo. Voi brutti maiali grandi e grossi avete una fonte di reddito sicura, ma non sapete nulla di musica. Non sanno nulla di che cosa interessa davvero al pubblico e propongono sempre la stessa merda. Questa gente non mi interessa.

È interessante che tu ti esprima in questi termini proprio nel momento in cui un'artista pop come Kesha si vede negato il diritto a creare dalle "regole dei big boys". Anche se immagino la sua musica non sia proprio per te.
Questo non importa. Non importa. Quei bravi ragazzi, dovrebbero mettersi in cerchio con il cazzo di fuori e un rasoio in mano e lavorare di lama. È una storia vecchia come il tempo, e ci sono così tante idee che attirano la mia attenzione quando ci penso, ma è parte integrante di quasi ogni campo lavorativo. È la cazzo di cultura dello stupro. Sarebbe un tuo diritto prendere un fucile e poi farti la tua galera, per quello che queste donne devono affrontare. Nessuno crede loro. Anche la gente più comune riesce a inventarsi le bugie più fantasiose sulle donne. La situazione mi fa molto arrabbiare. E quello ceh dicono sempre è che cerca solo di far parlare di sé. Per quale stramaledetta ragione qualcuno dovrebbe voler finire in prima pagina in questi termini? Una persona non va in cerca di notorietà dicendo che un'altra persona ha abusato di lei. Non è un titolo particolarmente attraente.

Ti dico una cosa, voglio lodarla infinitamente. Ho un enorme rispetto per lei perché questa non è una mossa che piace alla gente. Non è il tipo di cosa che fai per farti degli amici e per questo l'ammiro davvero. Penso sia notevole. È un'antica verità che continua ad aggiornarsi, e non va bene.

Diamanda Galás si esibirà al Roadburn Festival a Tilburg, Olanda, il 15 aprile, nel contesto dell'evento "Rituals Of The Blind Dead" curato da Lee Dorrian. Il suo film Schrei 27 sarà proiettato il 16 aprile.

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