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Musica

Nina Simone, l'altra donna

Abbiamo visto il documentario dedicato alla Sacerdotessa Del Soul, ed ecco che idea ce ne siamo fatti.

Foto per concessione di Netflix/What Happened Miss Simone?

La voce profonda e quasi-androgina di Nina simone può riempire una stanza fino a toccare il soffitto, come nella sua conver del 1958 di "The Other Woman". La canzone è piena di una tristezza invasiva, Nina canta della di una donna convinta che suo marito tornerà sempre da lei, e che vincerà sempre sulla sua amante. Oltre ad essere un misero trionfo, indicativo delle dinamice tra uomini e donne dell'epoca, la canzone allude alle due anime di Nina Simone: la famosa e travolgente "Sacerdotessa del Soul", e l'imprevedibile bipolare passata per le forche del disagio mentale molti anni prima che questo venisse comunemente diagnosticato.

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La storia vita geniale e tragica di Simone sta avendo un ritorno di popolarità, a causa anzitutto di un controverso biopic intitolato Nina, e poi di un tribute album di prossima pubblicazione che include gente come Ms. Lauryn Hille e Usher. Ma soprattutto è stato appena prodotto da Netflix un documentario intitolato What Happened, Miss Simone?, che esce oggi. Diretto dalla premio oscar Lz Garbus è pieno di interviste con amici, parenti e frammenti inediti con la stessa Simone.

Il documento usa dei colpi da maestro per ritrarre la dualità della personalità di Nina: da un lato l'icona nata col nome di Eunice Kathleen Waymon nel razzistissimo sud; dall'altro la viziosa maniaco-depressiva in grado di ferire anche gli amici e il suo pubblico. What Happened, Miss Simone? segue la sua storia dalle lotte a fianco del movimento per i diritti civili negli anni Sessanta—come la canzone “Mississippi Goddam”—all'esilio auto-imposto in piena guerra contro la tossicodipendenza dei decenni successivi, fino alla redenzione e al nuovo plauso critico degli anni immediatamente precedenti alla sua morte, avvenuta nel 2003.

Quello che c'è davvero di importante da dire su Nina Simone, e che il documentario riesce a riportare, è che non solo era una musicista geniale, ma una musicista nera geniale. La sua etnicità era un elemento imprescindibile e inequivocabile. Agli inizi della sua carriera, prima che il mondo della musica iniziasse a prendere posizione sulle questioni razziali, il suo aspetto era stato fonte di grossi conflitti interiori. È stato scoperto solo dopo che i suoi diari sono stati resi pubblici. In un appunto senza data, ad esempio, troviamo scritto:

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Non potrò mai essere bianca, e sono il tipo di ragazza di colore che incarna tutto ciò che i bianchi odiano, o perlomento gli è stato insegnato a odiare.

Se fossi un maschio avrebbe meno importanza, ma sono una ragazza, e sono costantemente sotto gli occhi spalancati di un pubblico pronto a giudicarmi.

I suoi diari erano privati, le sue canzoni e i suoi concerti no. L'attentato alla chiesa di Birmingham, Alabama del 1963 aveva cambiato la sua vita—e quella di moltissimi afroamericani—per sempre: Nina scrisse "Mississippi Goddamn" in un'ora, di getto. A quei tempi non capitava spesso che in America uscissero canzoni con delle parolacce nel titolo, né con delle condanne della violenza contro i neri così accese nel testo. Le successive controversie catturarono grandemente l'attenzione dei giornali, ma la stella di Nina Simone crebbe ancora più alta e luminosa.

Eppute, mentre diventava amica di tutti gli esponenti principali del movimento per i diritti civili, suonando alle manifestazioni di protesta di Montgomery e Selma, la sua vita privata si andava sgretolando. Il documentario mostra che, durante gli infiniti tour lei scriveva a se stessa: "Per dormire mi servono delle pasticche e per salire sul palco me ne servono delle altre". Simone fece per moltissimo tempo uso di droga alcool e sesso come strumenti per tenere sotto controllo il proprio stato mentale, senza riuscirci quasi mai. Si trovò anzi ad affrontare tanta violenza fisica quanta mentale: il suo primo marito Andrew Stroud, ex-segente del NYPD divenuto suo manager, la picchiava molto di frequente, spesso senza motivo né sosta. Oltre a ciò, esercitava un controllo maniacale sulla sua vita.

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Più il suo controbuto alle cause dei diritti civili si rinforzava, più si allentava il loro legame. Lei scriveva canzoni su canzoni sulla condizione dei neri americani, ma Stroud le vedeva come ostacoli al suo successo. Per nostra fortuna, però, oggi ricordiamo Nina Simone come un'eroina che si rivolgeva direttamente al suo popolo oppresso.

Il suo album del 1966 Let It All Out, la decima traccia "Images" è cantata a cappella ed è tratta da un componimento del poeta afroamericano Waring Cuney. Stranamente, l'album contiene anche "The Other Woman", otto anni dopo la sua prima esecuzione da parte di Nina. Così come in quella canzone si calava direttamente nella parte di una donna attanagliata dal dolore di un marito adultero, anche in "Images" si rivolgeva direttamente a un pubblico femminile. Stavolta, però, si trattava in particolare delle donne nere, e del suo orgoglio ferito. In un certo senso si stava rivolendo a una sé stessa del passato, più vulnerabile e insicura:

She does not know her beauty
She thinks her brown glory
She thinks her brown body has no glory

If she could dance naked under palm trees
And see her image in the river she would know
Yes, she would know

But there are no palm trees in the street
No palm trees in the street
And dishwater gives back no images

Anticipando la sua decisione di abbandonare gli Stati Uniti a causa di problemi col fisco e di una crescente disillusione nei confronti del movimento, Nina iniziò a fantasicare di un ritorno della sua razza in Africa. Usando un immaginario fatto di palme e fiumi, sembrò asusmere un ruolo da mamma chioccia per le donne nere prive di una guida. Ancora una volta la sua influenza sociale stava mettendo in ombra i suoi probemi personali, che rimanevano nascosti nell'ombra.

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Il periodo oscuro della sua carriera rende l'eredità culturale di Nina Simone assai complessa. Dopo avere lasciato il paese nel 1974, iniziò a fare avanti e indietro dalla Liberia alla Svizzera alla Francia, con piccole tappe in altri paesi. A un certo punto, quasi apolide e sul lastrico, fu trovata mentre si aggirava nuda per la hall di un albergo, brandendo un coltello e non molto tempo dopo diede fuoco alla sua casa in Francia. Gli amici che la andavano a trovare la trovavano e sofferente in stato confusionale, e fecero del loro meglio per aiutarla a rimettere in piedi la sua vita e la sua carriera. L'un tempo potentissima "Sacerdotessa Del Soul" aveva toccato il fondo, ma, riprendendo negli anni successivi a tenere concerti, fu in grado di recuperare perte di ciò che era perduto.

Esiliata, Nina Simone viveva nell'ombra della sua stessa instabilità mentale. Come l'amante clandestina di “The Other Woman,” Nina passò gran parte della sua vita sola e senza una relazione duratura:

The other woman enchants her clothes with French perfume
The other woman keeps fresh cut flowers in each room
There are never toys that's scattered everywhere

And when her own man comes to call on her
He'll find her waiting like a lonesome queen
Cos when she's by his side
It's such a change from old routine

But the other woman will always cry herself to sleep
The other woman will never have his love to keep
And as the years go by the other woman
Will spend her life alone

Era in tutto e per tutto la "lonesome queen" di cui cantava. Il declino della sua carriera era nato dal suo ferreo rifiuto di registrare qualsivoglia canzone fosse priva di messaggi politici dal tono acceso, nati da quelle che per lei erano convinzioni profondissime. I fallimenti commerciali degli anni Settanta e Ottanta affermarono in realtà il silenzioso trionfo di una carriera priva di compromessi. Mostrò ai neri, alle donne a alla nascente comunità LGBT che l'ammiravano come fare a non cedere mai. Un messaggio validissimo ancora oggi.

È giusto che Nina sia di nuovo ricordata con film quali What Happened, Miss Simone?, e il succitato Nina con Zoe Saldana truccata per somigliarle. Il tribute album di cui sopra contiene spirit affini come Lauryn Hill che reinterpreta “Feeling Good”. È una scelta piuttosto clazante: la sua voce ombrosa cammina su un sentiero che la stessa Nina ha lastricato per donne come lei. Non vogliamo dover scegliere se ricordare ms. Simone come una guida o come uno spirito tormentato. era entrambi, ed era soprattutto una donna decisa e audace in un'epoca in cui era difficilissimo esserlo, figuriamoci col problema di un'identità razziale vissuta conflittualmente. Il suo ruolo-chiave come apripista sta infatti soprattutto nel modo in cui ha mostrato che si può essere geniali pur mostrandosi imperfetti.