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Musica

Siamo andati alla mostra di David Bowie a Berlino

Che racconta l'evoluzione del Duca Bianco e i suoi meravigliosi anni berlinesi.

L'ultima volta che abbiamo avuto modo di parlare di David Bowie abbiamo ripercorso la sua evoluzione musicale attraverso i suoi tagli di capelli. Ma è ora di parlare del lato artistico di Ziggy Stardust, dato che il nostro eroe è in mostra al Martin Gropius Bau museum, con la personale "David Bowie," che dopo essere stata allestita a Londra ha raggiunto Berlino arricchendosi di nuovi elementi, come le cartoline risalenti al '78 che Bowie si scambiava con Marlene Dietrich, un lavoro di Erich Heckel, cartelle segrete della polizia riguardanti le sommosse intorno ai suoi concerti e molto altro ancora.

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Alcuni dei migliori lavori di Bowie sono nati proprio a Berlino e—forse anche grazie a una certa solitudine e distanza che la capitale della germania Ovest permetteva—il nostro eroe vi si è segregato fino al completamento della cosiddetta trilogia berlinese: Low (1977), Heroes (1977) e Lodger (1979).

Il tratto avanguardistico della sua produzione berlinese è sicuramente frutto della somma di influenze positive che la città permetteva di recepire: dai musei al minimalismo tedesco, per non parlare della cerchia allargata di amici artisti e musicisti e di tutto il fermento culturale di quegli anni. La mostra è allestita con oggetti tratti dall'archivio personale di Bowie, con un totale di più di trecento pezzi che includono testi scritti a mano, fotografie e infiniti manichini vestiti con i costumi originali di Bowie, una bella passeggiata dentro il suo guardaroba. Per citarne alcuni, c'è la tuta di Ziggy Stardust di Freddie Burretti, quella a righe del tour di Aladdin Sane del 1973 fatta da Kansai Yamamoto che assomiglia moltissimo ad un dipinto di Frank Stella, la giacca con la bandiera inglese indossata nella copertina di Earthling disegnata da Alexander McQueen.

Il taglio dell'intero allestimento punta molto sulla comunicazione di uno stile, tracciando tutti i passi della carriera di una leggenda, e sparsi un po' ovunque ci sono video di pezzi di live, originali delle copertine dei dischi, disegni di progetto dei set live e ovviamente strumenti musicali.

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Da dove cominciare? Abbiamo parlato con la curatrice del Martin Gropius Bau Museum, Christine Heidemann che ci ha parlato di Bowie, di Belino e della grande sfida accolta nel mettere insieme una mostra come questa.

Provini a contatto di Bowie su Hero.

Bowie e William Burroughs.

Noisey: Rispetto alla versione della mostra di Londra c'è una stanza in più dedicata a Bowie e Berlino giusto?

Chistine Heidemann: Quando è stato deciso che la mostra sarebbe arrivata anche qui, hanno deciso di estenderla con una sezione sugli anni di Bowie a Berlino, per via dell'aspetto cruciale che hanno avuto nella sua vita. Mi hanno chiesto di curare questa specifica sezione, esisteva già anche prima, ma ora è molto più estesa.

Cosa ci dobbiamo aspettare di vedere?

La mostra di Londra al Victoria & Albert Museum si concentrava sugli album della trilogia berlinese, ho pensato sarebbe stato interessante vedere la mostra a Berlino riuscendo a connettere l'interno e l'esterno in qualche modo. Gli Hansa Studios in cui lui ha registrato più volte non distano molto dal Martin Gropius Bau arrivando da Potzdamer Platz, oggi tutto è molto diverso e ho voluto puntare proprio su questa diversità, cercando di spiegare allo stesso tempo le motivazioni e l'ispirazione che lo hanno portato qui, i posti che per lui erano fondamentali, quando ha vissuto qui.

L'espressionismo tedesco è stata una delle principali motivazioni che lo hanno spinto a venire a Berlino, per questo siamo molto felici di essere riusciti a portare in mostra due pezzi del Brücke Museum, è davvero importante: Bowie ha frequentato quel museo tantissimo, dipingeva e disegnava mentre era qui, molti degli artwork di copertina sono stati iniziati sulla base dei suoi disegni, ce n'è traccia in particolare nella cover di Heroes. Siamo riusciti a portare qui anche una xilografia di Erich Heckel che si chiama "Ritratto di un uomo," ogni collegamento diventa molto chiaro non appena la vedi relazionarsi con le copertine dei dischi.

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Alcuni testi di Bowie.

David era amico di Marlene Dietrich, c'è qualcosa che testimonia la loro amicizia?

Erano entrambi in un film, Just a Gigolo, che è stato girato a Brlino e a Parigi nel 1978. È un peccato che non si siano mai incontrati sul set, lei ha girato a Parigi e lui a Berlino, si sono però spediti alcune cartoline: quelle le abbiamo messe in mostra.

Per quanto riguarda la parte fotografica?

Abbiamo esposto un grandissimo collage di fotografie che arriva dall'archivio di Bowie, sono state scattate da amici come Coco Schwab quando erano qui tutti insieme, lo mostrano a Berlino nei posti che per lui erano importanti, è una specie di mappa mentale: è semplice che il pubblico riesca a relazionarsi alla città attraverso quello che hanno visto qui, possono scoprire realmente questi posti e la loro evoluzione una volta usciti dal museo.

Quale aspetto di Berlino è riuscito a tirare fuori il lato avanguardistico della personalità di Bowie?

Prima di Berlino lui aveva vissuto a Los Angeles e vi aveva passato un periodo molto duro, era esausto e faceva pesantemente uso di sostanze, non è un punto cruciale della mostra, ma quello è stato davvero un momento difficile. Aveva bisogno di un luogo in cui rilassarsi e quel luogo è stata Berlino. Aveva un forte legame con l'espressionismo tedesco e le produzioni degli anni Venti, si era interessato a Berlino in una situazione politica e storica molto particolare, dopo la guerra. Concepiva Berlino ovest come un'isola tranquilla in cui rilassarsi e vivere senza doversi preoccupare dal fatto di essere una superstar, cosa che invece era successa a LA.

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Qual è stato un momento davvero memorabile per Bowie a Berlino?

Abbiamo condotto un approfondimento su un evento particolarissimo del 1987: il 750esimo della fondazione della città di Berlino, che fu celebrato principalmente nella parte Ovest, in quell'occasione venne organizzato un grande concerto di fronte al Reichstag con tantissime band come i Genesis e Bowue stesso che cantò "Heroes." Le persone lo ascoltarono dall'altra parte del muro e si radunarono dalla parte Est nei pressi della porta di Brandeburgo. Ci furono alcuni scontri, e tutto questo dimostra quanto Berlino fosse ancora importante per Bowie anche quando non stava più abitando lì. Fu un grande concerto, un evento impressionante per la storia della città. C'è del materiale della STASI, la polizia segreta della GDR che non è direttamente connesso a Bowie ma a tutto ciò che accadde in corrispondenza di quel concerto nell'Est della città, ci sono pezzi di telegiornali che parlano del concerto e questo genere di documentazioni. Questo porta un po' al di fuori di un periodo di tempo limitato solo agli anni Settanta.

David Bowie ha sempre avuto forti legami con la moda, cosa ha fatto sì che lui diventasse un'icona.

Ci sono moltissimi travestimenti, la sua tutina di Thin White Duke e altre cose… il punto è la moda in relazione a Bowie come personaggio costantemente in cambiamento.

Per quelli di noi che non sono ancora stati a vedere la mostra, quale sarà il punto centrale di tutta l'esposizione?

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Il punto centrale è tra gli anni Settanta e Ottanta, la mostra si concentra soprattutto su quello di cui abbiamo sostanzialmente discusso finora. Oltretutto, con l'audioguida puoi ascoltare le interviste, le spiegazioni della presenza di alcuni oggetti, sentire canzoni, pezzi di film, e poi c'è il film Where are we now?… Non si tratta dunque solo di passato, no?

Qual è stata la sfida più grande nel mettere insieme questa mostra?

Per quello che ha riguardato il mio ruolo di curatore della parte "aggiunta," la sfida più grande è stato il non limitarsi a sommare qualcosa, ma cercare di instaurare un dialogo con quello che era già stato fatto, era solo un'estensione della mostra ma più Berlin-specific quindi la città è un aspetto importante, la mostra affronta la figura di Bowie da centinaia di punti di vista, volevo ottenere una connessione con Berlino e volevo che fosse nell'aria in ogni passaggio.

Se posso permettermi, le cartelle di documenti della STASI sono incredibili…!

Da un lato in realtà sono super noiose, stile super burocratico, è successo tutto solo due anni prima che cadesse il muro. Questa parte è la più intensa forse: il concerto è avvenuto solo una settimana prima che Ronald Reagan dicesse a Gorbačëv "Mr. Gorbačëv, take down this Wall." È stato un momento in cui si sono mosse davvero tante cose.

La mostra David Bowie sarà al Martin Gropius Bau Museum fino al 10 agosto e proseguirà il suo viaggio a Chicago e a Parigi.