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Musica

GKR: il nuovo rap nordeuropeo viene dall'Islanda

Non ama essere paragonato a Yung Lean, ma in certe cose lo richiama: fatevi un giro nel nuovo rap islandese del giovanissimo GKR.

Foto di Kjartan Hreinsson

GKR è portatore sano di un grande entusiasmo. Di quell'entusiasmo contagioso—quello che ti lascia pieno di energie positive dopo che ti immergi, anche per breve tempo, nella sua musica. Anche a sentirlo al telefono, GKR lascia trasparire quella energia giovanile—piena di fierezza e determinazione. Non gli importa nulla di diventare ricco e famoso, dato che per ora sta riuscendo a vivere di ciò che ama. E non stiamo parlando di un fenomeno passeggero, dato che questo ragazzo è un rapper realmente talentuoso: nato nel 1994, ha già alle spalle una lista impressionante di collaborazioni, ad esempio quella con Purpdogg, e il suo sound è personale e colorato come i suoi visual.

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Il lavoro di GKR è direttamente collegato al posto in cui è nato. L'Islanda è un'isola misteriosa, solitamente è vista come un luogo da favola, un luogo in cui la visione romantica della Natura è tangibile. Una piccola, meravigliosa isola con un carattere unico al mondo. Quello stesso carattere l'ho trovato nella musica di GKR ed è il motivo per cui ho voluto farmi una chiacchierata con lui. Noisey: Ti ho conosciuto grazie all'articolo di i-D ‘seven Icelandic hip hop acts you should get to know’. Come ti hanno scovato?
GKR: Ah, non ci siamo nemmeno sentiti—ho scoperto quell'articolo quando ho visto che mi avevano taggato ed ero super felice! Anche ora è incredibile quando incontro gente che mi cerca perché ama la mia musica, e mi piace pensare di poter raggiungere gente di altri Paesi anche se faccio rap islandese.

Ultimamente ho l'impressione che l'hip-hop sia abbastanza ripetitivo, ed è strano, ma anche un respiro di sollievo sentire qualcuno che fa rap in una lingua che non sia inglese.
Ti capisco. Young Thug in realtà fa rap in un'altra lingua, Keith Ape in giapponese [in realtà Keith Ape è coreano, anche se il suo pezzo più noto è mezzo in giapponese] quindi anche per me è stato più semplice immaginarmi la mia musica fuori dai confini.

È stato difficile decidere di rimanere fedele alla tua lingua madre?
Magari un giorno passerò all'inglese. Magari no, vedremo. Di sicuro, continuerò a lavorare alla mia musica, cercherò di migliorare—anche se tento di rimanere sempre con i piedi per terra, e a volte mi sembra di essere intrappolato in Islanda a livello di linguaggio.

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Però a quanto pare ti diverti un sacco a far musica—questo traspare indipendentemente dal linguaggio. Sembra che tu ti prenda poco sul serio, anche se fai sul serio. Ti riconosci?
Odio quel lato della musica—il giro d'affari che ci sta intorno. Tutto questo "non parlarmi se non mi stai parlando di soldi" è una merda e odio quella roba. Certo, uno deve anche essere pagato, in passato mi hanno anche fregato alla grande promettendomi di fare cose per me in cambio di soldi. Ecco, questa roba fa schifo, e io non posso permettere che la mia musica perda il suo lato divertente. E odio che mi si guardi dall'alto in basso solo perché sono islandese.

Davvero credi che il tuo luogo di provenienza comprometta la percezione che si ha di te? Di solito, al contrario, l'Islanda affascina molta gente.
Sì. Mi mette in difficoltà. Sai, se scrivessi in inglese avrei sicuramente più attenzione. Per ora non sento di voler smettere di fare rap in islandese, ma credo che prima o poi mi toccherà. Nel frattempo voglio spingere la cosa più che posso, in modo da raggiungere un buon numero di persone in altri Paesi che si relazionino a me anche se non capiscono quello che dico.

Reykjavik ha una scena hip-hop?
È una super scena, molto attiva. Ci sono un sacco di concerti hip-hop. Quest'anno mi è successa una cosa matta: ero in questo club che si chiama Prikið e c'era anche Skepta… È partita una mia canzone e Skepta e tutta la sua compagnia si sono messi a ballarla… Mi ha detto che gli piace un sacco quel pezzo, e che quando è partito il drop sono impazziti. Per me è stato incredibile vedere che gli piaceva la mia musica, e in generale che rapper di quel livello si potessero prendere bene per l'hip hop islandese.

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Come sono i tuoi live?
Mi piace da impazzire suonare live, mi gaso un sacco. Voglio che chi mi viene a sentire si dimentichi delle proprie preoccupazioni e si diverta e basta. Il mio pubblico è sempre molto figo, oltretutto. In ogni caso l'Islanda è così: se vai a un concerto di un artista mezzo sconosciuto, solitamente il pubblico è freddo, non balla, non si muove. È strano.

A te è successo?
Sì, stavo aprendo un concerto degli Úlfur Úlfur. Sono molto più famosi di me, e il loro pubblico non sapeva chi fossi io—quindi avevo davanti un'audience immobile. Se ne stavano lì a guardarmi. Io dicevo: "Sapete, non vi farebbe male muovervi un po'…" E poi quando sono sceso dal palco e sono saliti gli Úlfur Úlfur tutto il mondo ha iniziato a scatenarsi lì davanti.

Quindi anche tra le pareti di casa è complicato essere accettati?
Sì, molto. Poi di solito vengo accettato senza problemi, ma all'inizio non è semplice. Oltretutto qui se fai una mossa sbagliata lo sanno immediatamente tutti, perché siamo davvero in pochi.

Il tuo video per "Morgunmatur" è super figo—è fatto molto bene e i visual sono totali. Come lo avete ideato?
Grazie, davvero, grazie mille. Ci ho lavorato parecchio: l'ho diretto e montato da solo. La traccia in realtà risale a un paio di anni fa, il titolo significa 'colazione', e l'idea del video è abbastanza aderente al testo, che racconta di quando ti svegli sei stanchissimo e non vuoi fare un cazzo. Il punto è che, anziché buttarti giù, dovresti svegliarti, far colazione e tirarti un calcio nel culo.

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Ho anche pensato parecchio ai colori da mettere nella traccia, quando la ascoltavo mi sembrava di vederci molto giallo. Quindi ho seguito questo flusso e mi sono dato ai colori. Il video è stato girato dal padre della mia sorellina. È un regista molto bravo—ha girato anche video per Damien Rice, roba così. Il giorno dopo lo shooting di questo video, doveva partire per filmare roba in un altro Paese.

"Morgunmatur" è prodotta da Purpdogg. Come sei riuscito ad allacciare relazioni con artisti statunitensi?
Queste cose succedono sempre in modi pazzi. Innanzitutto io e Purpdogg siamo sempre stati buoni amici di Internet—lo conosco da un paio di anni tramite Soundcloud. È super gentile con me, tanto che mi ha addirittura regalato un beat, quello che senti sotto "Morgunmatur." Poi all'improvviso ha smesso di seguirmi su Twitter, e ora si comporta come se non ci conoscessimo. Dato che "Morgunmatur" era uno dei suoi beat preferiti, quando è uscito il video gli ho mandato una mail in cui glielo segnalavo e gli dicevo che mi spiaceva che si stesse comportando in questo modo. Mi ha risposto come se fossi un qualunque fan. A quel punto mi sono detto ok, alla fine chi ha bisogno di lui?

Con J Gramm, che aveva prodotto "Upperechelon" per Travis Scott, era successa una cosa simile: eravamo amici su Internet, mi raccontava le sue cose e tutto quanto e poi, all'improvviso era come se non mi conoscesse più. Non mi piace questo modo di fare e anzi, mi spaventa un po'. Questa gente non è nessuno e già si comporta così. Io però credo in me stesso e so che un giorno quelli che si comportano così con me mi vedranno diventare qualcuno.

Che ne pensi di Yung Lean? Vedo alcune cose in comune tra di voi.
Mi diverte il fatto che in così tanti mi paragonino a Yung Lean, e io non sono d'accordo. Vedo che ci sono dei tratti comuni, ma siamo completamente diversi a livello musicale. Comunque sia, rispetto parecchio il suo lavoro e quello dei Sad Boys. In molti lo attaccano perché non è un rapper super tecnico, ma è indubbio che abbia raggiunto vette incredibili. Ora fanno quello che vogliono: guadagnano con il rap e girano il mondo, e io non posso che rispettarli.

Al momento stai lavorando soltanto alla tua musica?
Sono stato accettato a un corso di belle arti all'università, ma ho declinato l'offerta per dedicarmi alla musica. Ho anche un lavoro, aiuto i bambini con disabilità mentali, nei pomeriggi da lunedì a venerdì. Mi piace questo lavoro, mi diverto coi ragazzi. E appena finisco lì, vado dritto in studio. In pratica, il mio obiettivo è tirare su un po' di soldi da investire nella mia musica.

Hai mai pensato di trasferirti da qualche parte che non sia in Islanda?
Non so, non mi importa di dove andrò. Voglio solo uno studio messo giù bene. La cosa più importante è riuscire a viaggiare e conoscere gente e lavorare con chi mi piace. Non mi importa granché della fama. Certo, mi piacerebbe che la mia musica diventasse qualcosa, ma la cosa più importante per me sarebbe vivere solamente di musica.