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Musica

Ecco dove vivevano i tuoi gruppi punk e hardcore preferiti

Un tempo i gruppi pubblicavano i loro indirizzi sulle fanzine. Oggi invece c'è un blog che ha rintracciato tutte le loro vecchie case.

Non mi va di sembrare un vecchio punk amareggiato che usa termini come "a quei tempi" e "prima di internet" perché a quei tempi, prima di internet, non avevamo email, Facebook o altri strumenti digitali per stare in contatto. Se volevi contattare una band per organizzargli un concerto, comprare i loro dischi o intervistarli, ti toccava usare la cara vecchia posta. Per questo motivo, molte fanzine degli anni Ottanta e Novanta contenevano degli ndirizzi stampati di fianco a ogni recensione di demo, album o singolo. Spesso si trattava di casa loro, o di qualsiasi posto facesse da base per le operazioni della loro label o distro. Oggi invece Marc Fisher, un artista e insegnante di Chicago, ha preso un mucchio di questi indirizzi dalla famosa Maximum Rock'n'roll, ha cercato su Google Maps e ha messo insieme i risultati in un Tumblr chiamato Hardcore Architecture.

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Raccogliendo più di centocinquanta indirizzi, Hardcore Architecture racconta una storia, un aspetto diverso della scena. L'idea che abbiamo oggi del punk hardcore viene da un mucchio di foto sbiadite e in bianco e nero in cui qualcuno urla in un microfono e tutti gli altri saltano o si prendono a gomitate mezzi nudi, è il lato underground, rozzo, vitale e giovanile del genere. Quello che viene tralasciato è invece l'aspetto più banale e quotidiano di un era che viene molto spesso glorificata. Gran parte della creatività di queste band era infatti alimentata proprio dalla noia del crescere e vivere in periferia, uno scenario che da una parte Hardcore Architecture ci restituisce mentre, dall'altra, ci offre anche uno studio dei mutamenti della classe media americana. Tutto fatto solo con Google Maps.

Abbiamo parlato del progetto direttamente con Fischer, che è anche parte di un collettivo chiamato Public Collectors e farà una mostra di HA presso The Franklin, AKA il cortile di casa sua, tanto per rimanere in linea con l'estetica hardcore casereccia.

Noisey: Parlaci del progetto.
Marc Fischer: Per chi non lo sapesse, Maximum Rock’n’Roll è una rivista di Berkeley, California, nata nel 1982. Era una delle principali fonti di informazioni su band punk e hardcore, e tutti mandavano le loro release da far recensire. Recensioni molto corte, tipo cinquanta parole, alcune anche meno, dodici o tredici parole, hehehe. Non scrivevano molto, si ripetevano parecchio ma serviva ai ragazzi che si registravano il demo in casa a far girare un po' il nome della band. Per cui c'era sempre un indirizzo vicino, che poteva essere quello di casa loro, di casa dei genitori o della sede della label.

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Non c'erano indirizzi e-mail, ovviamente.
No, e valeva anche per i fanzinari. Ti dicevano "spediscimi due dollari e ti manderò una copia", per cui se facevi un certo tipo di musica con una certa attitudine avevi sempre gli stessi tre o quattro punti di riferimento, e Maximum Rock'n'roll era uno di questi. Ogni numero conteneva circa centocinquanta recensioni.

E tu hai preso quegli inidrizzi e li hai ficcati in Google Maps.
Sì, il Tumblr spiega di che band si tratta, su che numero fu recensita, etc. Dell'indirizzo ho tenuto stato e città, ma ho tolto i nomi delle strade, eliminandoli anche dagli screenshot.

Come ti è venuta l'idea?
Inizialmente ero solo curioso. Guardavo una fanzine metal e mi chiedevo "chissà dove vivono questi qua con questo nome atroce e violento", hahahaha. Facendo ricerca sono rimasto colpito dalla sovrapposizione di un nome così provocatorio e una casa così normale. Più ne collezionavo più ricostruivo i passaggi di una storia sottoculturale il cui tessuto era in realtà parecchio diverso dall'apparato grafico pieno di A cerchiate e teschi a cui siamo abituati.

Cosa pensi di avere imparato?
Ci sto ancora riflettendo. Anzitutto che c'era una componente suburbana fortissima in quel genere di musica. Credo mi abbia ricordato che il punto stava tutto nella noia dei ragazzi, che a una certa salivano sul furgone e decidevano di andare in una qualche altra città a esibire quello che avevano provato nel garage dei loro vecchi.

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Devo dire che molte di queste case sono più belle di quanto mi aspettassi.
Alcuni hanno commentato chiedendosi se importasse davvero quanto fossero comode e carine la case. La gente che ci viveva, dopotutto, era comunque interessata alla politica, a quello che stava succedendo in… Nicaragua, tipo, o alla corsa alle armi nucleari. I loro vicini di casa tamarri se ne fottevano.

Una delle prime reazioni mi è arrivata da qualcuno dei Cryptic Slaughter, che tiene in vita un blog d'archivio sulla band. Io ho postato una foto della casa del loro chitarrista a Santa Monica e qualcuno ha commentato "Visto? Lo sapevo che erano ricchi di famiglia." mente lui ha risposto spiegando che negli ani Ottanta quell'area era stata sottoposta a un congelamento degli affitti, che l'aveva resa disponibile a chi apparteneva a fasce di reddito più basse.

Consiederato anche che la maggior patte delle band sono degli anni Ottanta, ci sono da considerare i trent'anni di differenza. Alcuni quartieri sono sicuramente migliorati molto, altri magari sono epggiorati… Dipende da quali condizioni economiche ha attraversato la città negli ultimi anni.

Vero. Ad esempio, molte nel lower east side di Manhattan, che negli anni ottanta era una zona piuttosto degradata e invece oggi è unquartiere residenziale molto appetibile. Dall'altro lato, ne ho vista una in Michigan che è praticamente abbandonata
Un'altra cosa che si capisce dal blog è che alcune case proprio non ci sono più. Per alcuni gruppi, al posto della casa c'è un centro commerciale o roba del genere.

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C'è una band di Montclair, NJ chiamata Suburban Kaos. Non so, non mi sembra molto caotica la loro suburbia… Una bella casetta con un bello steccato.
Sì, e c'è un gruppo chiamato Anxiety con una casa francamente bellissima, immersa in un paesaggio stupendo. Forse era tenere in ordine un giardino del genere che gli causava ansia, hahaha.

Ce n'è qualcuna in cui i membri della band vivono ancora?
Ce ne sono un paio di cui ho dei sospetti. In un paio di casi ho ricevuto dei commenti tipo "ah sì, mi ricordo che i suoi genitori vivevano lì".

Qual è la tua preferita?
Ce ne sono un paio che mi fanno molto ridere, tipo i Suburban Mutilation con quel prato perfettamente tagliato. Ce ne sono altre che sono impossibili da vedere, come quella in cui viveva qualcuno degli Offspring, l'ho trovata ma non si vede bene: è in fondo a una strada cieca che finisce tipo in un parco. Non credo comunque di avere avuto nessuna epifania, magari mi aspettavo che epr certe band la casa sarebbe stata una rivelazione assurda, e non è stato così. In altri casi, invece, magari non avevo mai sentito parlare di un gruppo e ho scoperto che vivevano in qualche posto assurdo.

Ma spiegami, hai collezionato di proposito così tanti numeri di Maximum Rock’n’roll?
Io ne ho circa trenta di quel periodo, ma, fortunatamente, qualcuno che lavora per la biblioteca comunale di Chicago ne ha raccolti molti di più in dei grossi volumi, annate intere. Credo di essere stato l'unico a consultarli, in realtà.

Pensi che si sia perso qualcosa con internet? Pubblicare il proprio indirizzo era una cosa piuttosto intima…
In un certo senso, credo che stiamo tornando a certi aspetti di quella cultura. Quando facevo la mia zine, era normale avere amici di penna che non avevo mai incontrato. Erano "presenti" ma era normale non averli mai visti di persona perché erano in un altro paese o in prigione, o chissà dove. Oggi chiedo sempre ai miei studenti: quanta gente conoscete dai social media che non avete mai incontrato? Hanno tutti molte amicizie di quel tipo. Credo siamo ancora in una situazione in cui si prova a trasformare questo tipo di relazioni in una comunità creativa interessante

C'è qualche band di cui saresti curioso di trovare la casa?
Ho trovato la casa di quasi tutti i gruppi che amo. C'è un vecchio articolo di VICE che adoro, e per cui penso Sam McPheeters avrebbe dovuto beccarsi un Pulitzer, su Doc Dart dei Crucifucks, che si è cambiato nome in 26. Loro erano una band estremamente provocatoria e affascinante. Avrei sempre voluto intervistare lui e, quando ho letto quell'articolo ho pensato che non ce ne fosse bisogno, era l'intervista definitiva. Sono andati nel suo vecchio quartiere e ci hanno passato una giornata. Quello sarebbe un elemento in più: andare a vedere i luoghi in qui questi musicisti sono cresciuti, insieme a loro. Comunque, è ormai certo che la musica che spacca spesso viene dalle città più banali e noiose, ma forse non ho bisogno di vedere dove vivevano, semmai di vedere dove vivono oggi, hahaha.