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Musica

Abbiamo chiesto ai Mogwai di mettere in classifica i loro dischi

Vent'anni non sono pochi, e nemmeno sette album. Abbiamo beccato Stuart Braithwaite per sapere quali dischi della sua band gli piacciono e quali no.

Negli ultimi vent'anni, i Mogwai da Glasgow, Scozia hanno steso una scia di guitar music in continua innovazione e priva di compromessi. Da quando ricevettero l'incoronazione di "miglior band del ventunesimo secolo" da Stephen Malkmus dei Pavement, si sono dati tantissimo da fare perché quelle parole risultassero vere. Con band come Godspeed You! Black Emperor e Tortoise, si sono messi alla testa del movimento post-rock, per poi oltrepassare le catalogazioni e diventare uno dei pesci più grossi dell'acquario indie, rifiutandosi comunque di adagiarsi su un singolo suono specifico. Hanno infatti accolto elementi sonori di tutti i tipi: la pesantezza tonante del doom metal, la precisione del math rock, e innovazioni elettroniche di tutti i tipi. Senza perderne mai in curiosità sonora, continuano imperterriti ad ampliare lo spettro delle loro influenze, arrivando anche a comporre musica per film.

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Guardando al passato della band, il chitarrista Stuart Braithwaite dice che il catalogo della band è "qualcosa di cui andare fieri. Ne abbiamo fatte tante. Eravamo giovanissimi quando abbiamo iniziato, e ci sono un sacco di band che hanno la nostra stessa età ma non sono andate lontano come noi." Anche se è piuttosto improbabile che si mettano a compilare un greatest hits, i Mogwai credono sia importante festeggiare il proprio ventesimo anniversario con una specie di retrospettiva, motivo per cui hanno realizzato Central Belters, “un compendio di successi e rarità.”

Di questa release, Braithwaite dice: "credo sia una mossa abbastanza doverosa. Siamo in giro da così tanto, ed è probabile ci sia un sacco di gente che conosce solo una fasa della nostra carriera. Certo, c'è un sacco di gente che ci segue dall'inizio, ma considerando l'età media di chi viene ai nostri show, alcuni di loro erano bambini quando abbiamo fatto Mogwai Young Team.”

Abbiamo chiamato Braithwaite via Skype mentre era fuori da un negozio di cibi bio a Glasgow, e gli abbiamo chiesto di fare una classifica dei dischi dei Mogwai prima di comprare da mangiare.

8. The Hawk Is Howling (2008)

Noisey: Come mai è quello che ti piace meno?
Stuart Braithwaite: In realtà sono piuttosto soddisfatto di tutti i nostri dischi, per cui non è che questo non mi piaccia. Solo che con The Hawk Is Howling avevamo un sacco di buoni pezzi pronti per una colonna sonora che poi ci hanno rifiutato, per cui suona più come musica per film che come un disco rock. Ci sono dei brani davvero belli, ma non è completo come gli altri dischi.

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Che film era?
Un film colombiano. Non voglio nemmeno parlarne perché ci hanno trattati male e non ci hanno nemmeno pagato il lavoro. Il regista non capiva che la musica prima del missaggio non suona bene come dopo il missaggio, ed era il nostro primo film, eravamo ancora abbastanza inesperti. In realtà avevamo fatto un buon lavoro. Dominic [ Aitchison, bassista della band, ndr] dice che ha ritrovato le registrazioni originali e che spaccano! Non c'era niente che non andasse. Aveva degli altri pezzi dei Sigur Rós che erano già ultimati, per cui continuava a fare paragoni tra le nostre demo e le loro registrazioni pulitissime… Ovvio che non suonassero uguale.

Perché l'album è tutto strumentale?
Credo sia semplicemente perché contiene dei pezzi su cui non sentivamo il bisogno di mettere delle voci. Le nostre canzoni di solito funzionano in due modi: o ci abbiamo messo la voce perché non sapevamo che altro aggiungere, o sono nate come delle vere e proprie canzoni tradizionali. In quel caso non successe mai né l'una né l'altra cosa.

Su Pitchfork The Hawk Is Howling ricevette un punteggio più basso degli altri album dei Mogwai. Questo genere di critiche negative vi infastidiscono?
Non credo che a nessuno piaccia quando ti dicono cose spiacevoli sul tuo lavoro. Mi sa che l'unico nostro disco ad aver ricevuto una buona recensione da loro è stato il primo e, onestamente, molto spesso hanno scritto delle cose davvero stupide, roba difficile da prendere sul serio. Mi turbò di più quando Come On Die Young prese solo otto su dieci sull'NME.

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C'è un gran bel pezzo in questo album intitolato “I’m Jim Morrison, I’m Dead.” Quello che mi piace dei Mogwai sono i vostri titoli assurdi. Quello da dov'è venuto?
Credo l'abbia detto Dominic mentre faceva il cretino. Di solito sono puro nonsense, cose sentite per caso, magari male interpretate o lette male. Ne abbiamo quaderni interi. Abbiamo già dei titoli incredibili per il nuovo album, anche se non ne abbiamo ancora scritto una singola nota. Non c'è una vera storia dietro quel titolo, ma sì, è piuttosto bello.

7. Rave Tapes (2014)

La maggior parte degli artisti mettono i loro ultimi dischi ai primi posti. Perché questo è al numero sette?
Rave Tapes è un bel disco, però penso lo avremmo dovuto preparare meglio. Ora che suoniamo i pezzi live, suonano molto meglio, però tra una settimana potrei cambiare idea e metterlo al primo posto. Semplicemente: non è compiuto come mi piacerebbe che fosse, ma è un disco molto minimale e va bene così. Immagino che, quando suoni roba del genere live e la arricchisci, per forza che l'originale suona scarno. È comunque un bel disco, tanto quanto The Hawk Is Howling. Però devo metterli da qualche parte, ecco.

In un'intervista, Barry [ Burns, chitarra, ndr] ha detto che il titolo è stupido.
Lo è! È un riferimento culturale molto British, le cassette registrate ai rave. Quando facevamo le superiori, tutti ascoltavano queste cassette bootleg dei rave, che suonavano veramente di merda. Letteralmente: due ore di cassa distorta e nient'altro. Facevano schifo, ma la gente si esaltava per quel genere di cultura a quei tempi. È roba nostalgica, ma credo sia un buon titolo.

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In questo disco ci sono molti synth analogici, suona un po' come la colonna sonora di un horror.
Sì, ci piace molto quella roba, e ne abbiamo ascoltata molta mentre lavoravamo alla colonna sonora di Les Revenants. Goblin e John Carpenter soprattutto, direi.

Rave Tapes mi pare il classico album che i fan riscopriranno col tempo.
È un po' strano. Però a me piacciono tutti i miei album. Sarò egocentrico, ma è così.

Da dove viene il sample di “Repelish”?
È la copia di un sample, perché non volevamo ci facessero causa. È la voce di un nostro amico che legge. Avevamo trovato lo script di questo show televisivo o radiofonico molto vecchio, roba cristiana contro il rock’n’roll. Ci pareva una figata. Ci capita spesso di aggiungere un elemento random per vedere come cambia l'atmosfera del brano. È un bel pezzo, me ne ero dimenticato. Forse dovrebbe stare più in alto del numero sette.

6. Rock Action (2001)

Anche questo mi piace molto. Rock Action è l'unico disco che abbiamo fatto con un grosso budget e una grossa produzione. E abbiamo fatto un disco brevissimo, anche se avevamo montagne di materiale pronto. Siamo sempre stati piuttosto produttivi, ma in quel periodo in particolar modo. A moltissimi piace quel disco.

Rimpiangi di avere avuto così tanto materiale pronto e averne fatto un disco di soli trentotto minuti?
Sì, fu una scelta stupida. Credo lo ristamperemo insieme a un altro intero CD, molta della quale è inedita. Era un periodo molto strano, tantissima gente faceva musica simile alla nostra… Simile ai Godspeed, e agli altri. Per cui ci venne naturale l'idea di fare qualcosa di molto diverso, motivo per cui scartammo parecchi pezzi molto buoni. Penso avremmo dovuto pensare più in grande, insomma: chi se ne frega se nel 2000 c'erano un sacco di band che suonavano uguale a Mogwai e Godspeed? Ora non gliene frega più niente a nessuno, mentre noi ci siamo rimasti con in mano un disco brevissimo!

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Quell'album mi colpì parecchio, per quanto era elettronico, eppure mi piace da morire “Dial:Revenge” con Gruff Rhys dei Super Furry Animals che canta in gaelico.
Quello fu divertentissimo. Come ti ho detto, fu una grossa produzione. Il tipo che ci fece il contratto sapeva che Gruff avrebbe cantato nell' album, e quando scoprì che lo avrebbe fatto in gaelico, ne fu veramente contrariato. Fu davvero divertente!

Come mai avete dato al disco lo stesso nome della vostra label?
Perché non ce ne veniva in mente uno migliore. Credo sia stata la prima e unica volta che non ce n'è venuto uno in breve tempo. Per cui gli abbiamo dato quel nome, anche se è uscito per un'altra label [Southpaw Recordings]. Creò parecchia confusione.

5. Mr. Beast (2006)

Alcuni di noi lo trovano troppo pulito. Ma contiene un sacco di belle canzoni. Forse come collezione di canzoni, è il più valido di tutti. È stato il primo che abbiamo resgistrato nel nostro studio [ Castle of Doom, nd], per cui non avevamo limiti. Siamo stati un po' troppo puntigliosi nel farlo suonare bene, che sarebbe stato il lavoro del producer Tony Doogan. È uno molto bravo, e forse alla fine il disco suonava così bene che non suonava come lo volevamo. Mi spiego? Credo comunque sia un disco molto bello e al passo coi tempi. È il nostro quinto disco, e fare interessare la gente al tuo quinto disco non è la cosa più facile del mondo da fare, motivo per cui abbiamo quasi sicuramente fatto le cose come si deve.

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Ti dà ancora fastidio che suoni così pulito?
Non proprio, alla fine tutti i miei dischi preferiti hanno un suono molto pulito. Molto semplicemente mi piace quando un disco suona come se la band si è chiusa in una stanza a dare il meglio di sè

Al tempo il vostro manager era Alan McGee, disse una cosa interessantissima su Mr. Beast: "È il miglior disco art-rock con cui ho a che fare dai tempi di Loveless."
In realtà è probabilmente l'unico disco art-rock con cui Alan ha avuto a che fare dai tempi di Loveless! È sempre stato bravo a spararle grosse. Ai tempi, però, fu imbarazzante, perché Alan aveva litigato con Kevin Shields, ma noi no. Per cui lui ci usava un po' per dare fastidio a Kevin. È fatto così, lo sanno tutti, e sono sicuro lo sapesse anche Kevin. Questa roba funziona sempre, spararle grosse… Quando avevamo appena iniziato, Stephen Malkmus disse delle robe davvero assurde su di noi. E ci aiutò parecchio. Ci presero tutti sul serio perché lo aveva detto Stephen. So come va il mondo. Non credo qualcuno si sarebbe arrabbiato e avrebbe detto che Mr. Beast non è bello quanto Loveless, ma te lo dico io: Mr. Beast non è bello quanto Loveless.

4. Mogwai Young Team (1997)

Tecnicamente questo fu il vostro debut, anche se molti pensano fosse Ten Rapid.
Se potessi includere le compilation, Ten Rapid starebbe in cima. Dentro ci sono le nostre cose migliori. Molti pezzi di Ten Rapid sarebbero dovuti stare su Mogwai Young Team ma eravamo grandi fan dei Joy Division e volevamo fare come loro: i singoli non dovevano apparire mai negli abum, ci pareva la cosa giusta da fare. Considerato che avevamo scritto tutti quei pezzi in tre mesi, al momento di fare il primo album eravamo già nella situazione in cui molte band si trovano al secondo, perché avevamo già fatto uscire un casino di musica. Penso che i pezzi scritti a tavolino, come "Radar Maker" o "A Cheery Wave from Stranded Youngsters", vennero molto bene. La pressione è una buona motivazione per dei musicisti così giovani. Forse a nessuno piace parlarne in questi termini, ma puoi davvero migliorarti quando sai di avere un obiettivo.

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In quel periodo il post-rock stava ingranando. Pensate vi abbia aiutato venire considerati parte del movimento?
C'era molto interesse, ma era ancora una cosa underground. Credo abbia aiutato perché quello che facevamo noi e band come Tortoise, Labradford e molti altri era molto diverso dal Britpop mainstream che andava al tempo, ed era molto retro.

Perché vi siete tutti rasati la testa prima dell'uscita dell'album?
Pensavamo fosse una buona idea. Eravamo molto motivati, ed eccitati. Avevamo tutti i riflettori puntati su di noi, pure in maniera un po' maniacale. Tempi selvaggi.

E come mai avete ri-registrato “Summer” nell'album?
Ecco, quella è l'unica che non mi piace. Credo fossimo solo disperatamente alla ricerca di un riempitivo. Di certo non il nostro episodio migliore.

Ma finì in uno spot della Levi's durante il Super Bowl.
È vero! Non mi imbarazza che la nostra musica finisca in roba del genere, ma fu un po' un casino, perché il nostro manager ci aveva detto che ne avevamo i diritti, mentre era la label americana ad averli. Fu stressante, ma accadde anni dopo, nel 2002, dopo Rock Action.

3. Hardcore Will Never Die, But You Will (2011)

Questo fu il vostro primo su Sub Pop.
Sì, ma erano tutti convinti fosse uscito su Rock Action. Fu molto emozionante lavorarci, soprattutto andare in studio con Paul Savage per la prima volta dai tempi di Mogwai Young Team. Sono molto contento di questo disco. Penso che, se ti prendi il tempo di analizzare ogni singolo brano, vale la stessa cosa che ho detto per Mr. Beast. Ci sono dentro un sacco di belle canzoni.

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Io lo considero il disco "ottimista" dei Mogwai.
Sì, non è molto tetro. Alcuni dei nostri dischi lo sono, questo no. Mi sta bene che siamo tetri, non ci viene molto semplice.

“You’re Lionel Richie” ha una bella storia. Lo avete incrociato all'aeroporto e glielo avete urlato, no?
Sì, a Heathrow. Ero in fila con un grosso hangover, e ho detto ad alta voce quello che pensavo. Ha solo mezzo sorriso, sicuramente gli fanno scene del genere tutti i giorni. Voglio dire, un tizio mi ha appena urlato “Mogwai” per strada, e gli ho risposto “Aye.” Non sono famoso, per cui non mi infastidisce. Sicuro il tizio sta pensando "Non ci credo, gli ho urlato il nome della sua band." Ma è una cosa divertente.

2. Come On Die Young (1999)

Pensavo sarebbe stato al numero uno. Perché è il secondo?
È quello più compiuto. Sapevamo bene cosa stavamo facendo, conoscevamo a puntino le canzoni, le avevamo già portate in tour. Penso sia stata la prima volta che abbiamo fatto tutto come volevamo. Ne sono davvero contento.

È il disco con cui Barry Burns si è unito alla band.
Sì, Barry ha scritto un pezzo ma, sinceramente, è arrivato solo a registrazioni già parecchio avviate. Per cui non ci fece molta differenza. Voglio dire, è un grande e suonava già da dio, ma credo il suo apporto si senta più da Rock Action.

Credo che, specialmente per via di “Cody,” da questo album in poi abbiate dato l'idea di voler fare cose più vicine alla canzone rock tradizionale.
Probabilmente sono proprio io quello che scrive di più quel genere di pezzi, e non sono molto prolifico, per cui è quello il motivo per cui non abbiamo preso quella strada ancora di più. Quella canzone in particolare, però, è venuta molto bene.

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Credo che molti fan vogliano anche sentirti cantare di più. Te lo dicono spesso?
Non direi [ ride]. Qualche volta canto. Ne canto una in Rave Tapes e un po' di altre sparse per gli album. Ma non mi metto mai a tavolino a scrivere canzoni, è il mio maggior limite.

Il campione di Iggy Pop all'inizio di “Punk Rock” è da un'intervista con la CBC?
Sì. È su YouTube, consiglio a tutti di guardarla. In realtà ad ascoltarla soltanto si perde parecchio, ma Iggy spiazza davvero il presentatore. È di fine Settanta, a giudicare dal look di Iggy. Oggi fa un programma radio sulla BBC e la scorsa notte ha mandato un nostro pezzo, il che è una figata. Non era questa ma “Take Me Somewhere Nice” da Rock Action.

Ai tempi della promozione di Come On Die Young mettevate sempre tute della Kappa, gli avete anche dedicato una canzone. Come mai?
Avevamo un amico italiano che ci regalava sempre vestiti. Non era un endorsement ufficiale, ma poi ci hanno mandato un pacco di tute. Non le portiamo più, ma sono tornate di moda, e mi sta venendo la tentazione di riprenderle.

1. Happy Songs For Happy People (2003)

Come mai è il tuo preferito?
Essenzialmente perché è pieno di bella musica, ma fu anche un disco molto importante per noi. Ai tempi di Rock Action c'era parecchio hype, ma poi lo scenario musicale cambiò molto. La gente si stava appassionando a roba molto retro, al garage rock fasullo, e pareva non gli interessassimo più, ma noi abbiamo comunque fatto un album molto potente, che ci ha fatto guadagnare molto in termini di longevità. Forse ci rimugino troppo, ma a quei tempi mi sentivo davvero così. Era anche un po' diverso da quanto avevamo fatto fino a quel momento, anche se non credo che la gente se ne fosse accorta. Erano tutte idee a cui stavo lavorando già da Rock Action. Penso sia un disco molto forte.

Jon e Barry cantano un po' di pezzi, in questo album.
Sì, è una cosa fantastica.

Quindi il “garage rock fasullo”, sarebbe la roba tipo Hives, Strokes, e Vines. Vi preoccupavate che il vostro pubblico vi stesse mollando per sentire quella roba?
No, noi siamo sempre stati in una bolla. Penso che, col senno di poi, ce ne si renda conto, e poi non ci interessa molto la fama. Penso sia solo servito lavorare più sodo e suonare di più, per fare sì che la gente si accorgesse che eeravamo ancora in giro. C'è bisogno di darsi da fare ma non sul genere, “Dobbiamo fare una hit.” Non siamo quel genere di band.

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