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Musica

Saluti da San Salvario

Anche se oramai si è sparso in ogni dove, Club To Club ha ancora una casa: San Salvario. Oggi vi raccontiamo perché è probabilmente il miglior quartiere di torino.

Foto via.

In Italia è molto complesso riuscire a integrare il movimento notturno nella vita di un quartiere. Ancora più complicato, poi, è se quel movimento è un po’ ibrido e strano, se nel suo tessuto si sono infilati, in mezzo a tanti che vogliono solo prendersela bene, dei gruppi di persone uniti dall’eccitazione per certa musica che, se non altro, corrisponde alla ricerca di qualcosa di più. A girare per le strade di San Salvario, il quartiere di Torino compreso tra Porta Nuova e il Parco Del Valentino, si respira tutta questa “stranezza” e l’atmosfera unica del quartiere ne è impregnata tutti i giorni. Fa parte della sua storia e del modo di vivere di chi ci abita, oramai.

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Sarebbe troppo semplice etichettarlo come quartiere “bohemien”, o peggio come territorio gentrificato dalla classica emigrazione mezza-studentesca-mezza-fancazzista. Anzitutto perché il modo in cui il quartiere è cambiato negli ulti anni—a differenza dei luoghi per cui questa definizione sarebbe valida— non lo ha reso un colonia da cui i nuovi abitanti hanno scacciato i precedenti, ha anzi dato il suo contributo a renderlo la bella chimera che è oggi. San Salvario non ha infatti minimamente perso il suo carattere multietnico e popolare, che non solo convive con la movida localara, ma ci si è anche in qualche modo fuso, arrivando a costituire spirito e identità comuni, per quanto, come dicevamo prima, un po’ strambe e folli. Di fatto è come se questi tipi differenti di umanità abbiano trovato un legame dato dalla condivisione di questa piccola “roccaforte” nel centro della città.

Non che le complessità di cui parlavamo prima non abbia spesso portato dei conflitti. Del resto siamo sempre in Italia, la gente per cui la movida è un problema e la presenza in generale di mentalità e costumi differenti dai suoi viene vista come un pericolo sta praticamente dappertutto, quindi è logico che se ne trovi anche qui, e parecchia. Anzi, di colpi in questa direzione Torino ne ha già subiti molti: negli ulti anni ha detto addio ai Murazzi, quando già i Docks Dora erano un ricordo lontano. San Salvario ha subito parzialmente questo clima, ma continua a resistere e a vivere come ha sempre fatto. Insomma, il borgo non ha delle mura che lo separano dal resto della città se non idealmente (anche se i binari di Porta Nuova ci assomigliano parecchio), ma ha una sua identità, decisamente evidente una volta che ci si entra.

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Non sono solo i locali quindi, non sono gli aperitivi, le birrette, i felafel e nemmeno solo la musica, in fondo, a dare colore al quartiere. Certo, rappresentano una parte consistente delle abitudini degli abitanti, e dei punti di riferimento geografici che ognuno unisce nell’ordine che vuole, secondo la propria esperienza. Rappresentano, come ovunque, dei punti di aggregazione come dei motivi di contrasto, ma la cosa importante per chi li attraversa è che siano sentiti come qualcosa che appartiene anche a loro. Lo stesso vale per la musica che qui nasce e da qui passa: non è né un passatempo né un prodotto da sfoggiare sulla mappa del turismo notturno, ma parte integrante della cultura autoctona. La “scena” torinese, insomma, vive qui e si ritrova qui, godendosi la spontaneità inclusiva di San Salvario, che ha evitato di trasformarsi in hipsterismo omologato e invita a vivere liberamente le sue strade rilassate ma un po’ incasinate.

La casa base di Club To Club è proprio nel cuore di questo quartiere, a due passi da quello che in tutte le ultime edizioni è diventato il teatro della conclusione del festival, allo stesso tempo un ritorno alle origini e un’occhio verso il futuro. Sono già un po’ di anni, infatti, che la domenica di Club To Club si passa all’Astoria, roccaforte nella roccaforte, e locale che, da quando esiste, rappresenta l’epicentro della vita underground di San Salvario. Nel momento in cui il festival stava oramai uscendo definitivamente dai club per affermarsi come una presenza che interessava tutte le città, la domenica all’Astoria ha inziato ad essere sia un modo di mantenere la vecchia impostazione che sperimentare artisti e soluzioni musicali più d’avanguardia. Il cavallo di troia “avant” dentro la cultura pop, ospitando Morphosis, Mar Ernestus, Tikiman e lo showcase di Gang OF Ducks.

Che fare però quando le mura del basement non bastano più? L’anno scorso la soluzione è stata Tanz Salvario: si gettava un ponte da Torino a Berlino per festeggiare il venitcinquennale della caduta del muro con artisti che interessavano tanto la capitale tedesca quanto Torino, gemellando le “terre di confine” San Salvario e Kreuzberg inventandosi una festa di quartiere che tirasse in mezzo tutta la diversità umana di cui parliamo sopra. Lo spirito è sempre lo stesso di sempre: trovare strade nuove di vivere la città insieme, secondo prospettive diverse offerte dalla musica e dalla possibilità di girare tra uno spazio e l’altro per scoprirne angoli differenti ed elementi che non si conoscevano.

Quest’anno la festa si ripete con la collaborazione d Carlsberg, e il tedesco di “Tanz” diventa danese: Dans, Dans Salvario. Si balla ancora e si condivide ancora lo spazio urbano dentro e fuori dai club in un quartiere da cui sentirsi orgogliosi di mandare una cartolina e i propri saluti. Ci stanno tutti dentro, a patto di condividere quella stessa spontaneità genuina e un po’ disordinata che da queste parti condividono in tanti.

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