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Musica

Cosa ho imparato sulla musica dai Simpson

Vi ricordate la puntata con Smashing Pumpkins e Sonic Youth, o le comparsate di Michael Jackson o Johnny Cash? Noi sì.
Emma Garland
London, GB

Sono approdata alle medie quando il nu-metal era una cosa imperante, onnicomprensiva, da cui non era possibile scappare, quindi per me era difficile immaginarmi che ci fosse qualcos'altro, oltre al nu-metal. Lo so, un incubo. Disperata, tentavo di racimolare informazioni utili dai ragazzi più grandi, ma non ero ancora consapevole che la vera fonte della mia conoscenza musicale stava proprio lì, davanti ai miei occhi: i Simpson.

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Da quando mi sono affrancata dalla musica da acne della prepubertà, ho dovuto dar credito al buon Homer Simpson per avermi fatto sentire per la prima volta gli Smashing Pumpkins. E questa è solo una delle tante nozioni che mi sono state impartite dal mix letale di interessi musicali e impulsi olistico-parodistici della serie di Matt Groening. Ed ecco alcune delle lezioni più importanti che ho imparato da questo calderone di pubertà pre-internet che mi ha comunque inculcato un'ossessione per i Nirvana talmente intensa che mi ha quasi spedito in terapia.

Non è così difficile avere un sadgasmo

C'è stato un momento, verso la fine degli anni Novanta, in cui se sentivo parlare anche solo un po' male dei Nirvana me la prendevo più che se mi avessero cagato sui capelli, e non scherzo. Ma, anziché indurmi a scrivere lettere infuocate, i Simpson mi hanno fatto rivalutare il mio punto di vista sulla musica, oltre a farmi riflettere, come forse nessun altro, sul gesto finale di Kurt.

In un episodio intitolato "That 90s Show", Homer riforma la sua band del college, un gruppo grunge chiamato Sadgasm (un riassunto perfetto per quel genere di musica), che si scioglie dopo che Homer si rinchiude in casa perché, si sospetta, ha un problema di droga. Il riferimento va così in profondità che, al telegiornale, ad annunciare la fine dei Sadgasm è Kurt Loder, lo stesso che lesse su MTV la notizia della morte di Kurt Cobain nel 1994.

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Le siringhe trovate nell'appartamento di Homer si rivelano essere di insulina: gli è venuto il diabete perché beveva troppi frappuccini. Ma l'episodio, nonostante i mascheramenti, rende l'idea più di quanto fanno alcuni documentari di dubbio gusto sullo stesso tema. I pezzi dei Sadgasm che prendevano per il culo i testi dei Nirvana erano fighissimi. Non scherzo. “Pain is brown/ Hate is white/ Love is black/ Stab the night/ Kingdom of numb/ Closet of dirt/ Feelings are dumb/ Kisses hurt,” è un testo che mi è entrato talmente nell'anima che probabilmente ci ho anche creato un mio alter-ego su qualche forum.

La controcultura non esiste

La puntata “Homerpalooza” ha avuto un grosso effetto su di me, da bambina, e non solo perché, da allora, ogni lineup di festival è stata una delusione totale (per dire, forse i bilanci dell'ATP andrebbero meglio se avessero in programma Smashing Pumpkins, Sonic Youth, Cypress Hill e un ologramma di Homer Simpson). Sono cresciuta in un buco di culo di paesino, e avevo 12 anni quando vidi quell'episodio per la prima volta, quindi chiaramente non avevo la più pallida idea di chi fossero le band ivi citate. Ora so che Billy Corgan è un tranquillone sano di mente e pieno di capelli che è là solo per confortare tutti gli uomini in piena crisi di mezza età—occhiolino—ma so anche che i festival sono tendenzialmente una merda.

Chiaro, se mi trovo in situazione sono anche in grado di farmi il nodo alla maglietta e ballare come una cogliona per ore, ma so benissimo che quella sensazione di libertà che ti danno i festival—che consiste più o meno in: dormire in una tenda e faticare a cagare e ad avere rapporti di qualsiasi tipo se non sotto effetto di sostanze euforizzanti che ti procuri urlando a caso se qualcuno ha della droga come se non esistesse polizia nel mondo—è in realtà un castello mentale. Fortunatamente però ho avuto i miei momenti di consapevolezza della totale inutilità delle ansie da festival grazie alla storica puntata dei Simpson.

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Certe volte i VIP in forma di cartone animato possono insegnarti di più dei tuoi genitori

Che si tratti di Michael Jackson che dà la voce a un paziente di un manicomio che crede di essere Michael Jackson stesso, o di Johnny Cash che appare come guida spirituale sotto forma di coyote che fa visita a Homer durante un'allucinazione procurata con un peperoncino speciale, oppure di Gengive Sanguinanti Murphy che invita Lisa a liberarsi delle sue angosce suonando il sassofono, le lezioni imparate da questo cartone animato sono molto più intense di quelle apprese da consigli accorati di persone in carne ed ossa.

Quando il coyote Johnny Cash dice ad Homer che tutto ciò di cui ha bisogno è la sua anima gemella, tutto d'un tratto ti rendi conto che tu e il tuo amichetto strano alla fine siete una bella coppia oppure che devi piantarla di fingere di avere più tette imbottendoti il reggiseno perché alla fine chi ha bisogno dei ragazzi quando c'è la musica?

L'elitismo è una roba da babbi

C'è un sacco di gente là fuori che se la prende con Kanye perché suona ai festival cosiddetti alternativi o con i Metallica headliner del Glastonbury. E ancora una volta Matt Groening ha detto la sua sull'argomento e ha zittito tutti prima ancora che parlassero: ha capito che fare gli snob, con la musica, è una roba da idioti, e quando ha avuto la possibilità di fare musica con i personaggi da lui creati ha pensato di fare featuring con gente tipo Michael Jackson per il pezzo “Do the Bartman” e con il cast del Principe di Bel Air per “Deep, Deep Trouble”. L'album che contiene questi pezzi si chiama The Simpsons Sing The Blues, e negli anni Novanta ha pure preso il disco d'oro e devo dire che se l'è meritato tutto.

Matt Groening ha esteso questo mantra anche nel mondo reale. Ha curato un'edizione dell'All Tomorrow's Parties (prima della bancarotta), quella del 2010, e ha messo gli Spiritualized accanto a Iggy and the Stooges. Perché… Perché no? Nel suo mondo è super ok che B.B. King e DJ Jazzy Jeff condividano un palco, che i Ramones suonino alla festa di compleanno del nonno e che Mick Jagger sia un capo scout. Questo per dire che la musica è una forza che unisce, non dovrebbe mai creare divisioni.

Qualsiasi cretino può avere una Band

Piantatela di lamentarvi del lato stupido della musica o di come PC Music sia un progetto indecente—se Homer Simpson ha potuto formare un quartetto di cantanti a cappella, allora tutto è possibile.