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Musica

Le regole d'oro per comprare dischi

Una volta ho lavorato in un negozio di dischi. È stato terribile, ma ho imparato un po' di cose che potrebbero tornarvi utili.

Che cosa avete combinato di bello sabato scorso? Avete fatto una passeggiata al parco, magari con una birretta e una sigaretta simpatica? Un pranzo all you can eat per due preso con un'offerta su internet? Be', avete una bellissima vita, ma per un sacco di persone il sabato è il giorno in cui si va a comprare dischi.

Un sabato in particolare, quello di due settimane fa, era il Record Store Day, ovvero l'occasione per le label di produrre edizioni speciali che nessuno comprerebbe mai, finché non ci piazzano dentro un bonus remix, decidono di stamparlo su un disco di marmo e di farlo pagare quattro volte il suo prezzo standard. Cinismo a parte, il Record Store Day è una buona cosa nella misura in cui porta un po' di gente a depositare del freddo e vile denaro sul bancone dei negozi di dischi, di modo che guadagnino quel minimo indispensabile per restare aperti, il che non è malissimo, anche se vende più una ristampa dei Pink Floyd di tutte le nuove uscite indipendenti del 2015.

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A tutti piace l'idea di andare a comprare dischi, ma la verità è che può essere molto diverso dalle aspettative, scoraggiante e frustrante, oltre al fatto che probabilmente non troverete il disco che state cercando. Tornerete a casa sconsolati, ordinandovi una pizza a domicilio per non dover pensare anche a cucinare.

Ma non deve andare per forza così, e qui vi ho raccolto un po' di consigli per uscire indenni dall'esperienza.

ASPETTATEVI LO SNOBISMO

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"Ho comprato tutti questi dischi, ma ancora pensano che io sia un coglione"

Ho speso la bellezza di un giorno della mia vita come dipendente di un negozio di dischi ed è stato esattamente come vi aspettereste. In qualità di studente con uno scoperto in banca sufficiente a ricevere le prime telefonate minacciose dal gentile impiegato della mia filiale, avevo assolutamente bisogno di un lavoro per pagare quelle quattro ali di pollo che amo chiamare cena. Mi piacevano i dischi e mi piaceva comprarli, quindi mi è sembrato perfettamente plausibile candidarmi per lavorare in un negozio dove avrei potuto spendere il mio salario. Sono stato sottoposto a un test sulla cultura pop, che ho passato a pieni voti, e ad uno su temi più settoriali, che ho passato così e così, quindi mi hanno organizzato una prova sul campo.

Qualche minuto dopo aver iniziato il mio primo turno, ho fatto al mio supervisore quella che, lì per lì, mi era sembrata una domanda ragionevole.

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"Allora, cosa si fa nella giornata tipo qui dentro?"

"Cosa cazzo dovremmo fare? Compriamo dischi e vendiamo dischi. Cos'altro ti era venuto in mente?"

Ok. Non è iniziata benissimo. Dopo questa prima figura di merda, ho osato mettere un CD avant-jazz nella sezione acid-jazz, il che mi ha fatto declassare in un altro settore del negozio, dove i clienti non potevano vedermi. Al tempo stesso le mie mansioni sono state ridimensionate, nel senso che mi hanno spedito ad appiccicare adesivi rotondi e scriverci sopra "SCONTO DEL 10%". Dopo qualche ora ho ricevuto una telefonata dalla persona che mi aveva fatto il test, mi ha detto che potevo andare a casa e non tornare mai più.

Ciò che ho imparato in quelle poche ore è che le persone che lavorano nei negozi di dischi non apprezzano molto quelle che non ci lavorano (aka i loro clienti) e verosimilmente faranno dei commenti poco gradevoli sui loro acquisti appena avranno incassato i loro soldi. Non c'è modo di fargli una buona impressione, né di compiacerli o ammansirli, quindi tanto vale fare a meno di provarci.

Il disco che vorreste comprare loro ce l'hanno già a casa, e comunque (pensiero) "è imbarazzante che vogliate sentirlo quando è già un evidente scherzo del destino che abbiate orecchie funzionanti attaccate alla testa, stupidi idioti plebei".

Ecco, più o meno così.

NON PROVATE A FARE CONVERSAZIONE

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"Potremmo andare a prenderci una birretta e parlare di dischi. No? Ah, capisco"

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Ovviamente questo non significa che dovete sbattere le vostre cose sul bancone senza nemmeno togliervi le cuffie e inserire bancomat e pin, evitanto qualsiasi contatto visivo, rischiereste comunque di passare per quel coglione che rovina la giornata di ogni commesso di questo mondo. Il trucco è essere gentili, amichevoli e ricordarsi sempre di rispondere se qualcuno vi rivolge la parola. Se la persona alla cassa vuole fare due chiacchiere sul disco di Margret Dygas che avete appena comprato, be', sfruttate l'occasione, ma non fate l'errore di credere che la stessa persona avrà voglia di sentirvi vaneggiare su quanto sia figo il lato B di quel disco o di quanto vi piace la tecnica di Rashad. Non c'è niente di peggio che sentire gli sproloqui di un tizio che si è appena comprato una copia graffiata di "Good Times" degli Chic perché "questo weekend suono ad una festa, niente di serio, è tutto per farci quattro risate con gli amici, però sai vorrei fare tutto per benino". Sentite il bisogno di giustificare l'acquisto de La Settimana Enigmistica al vostro edicolante? Ecco.

STUDIATEVI UN TRAGITTO

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Non importa se siete entrati con l'unico intento di comprare quella ristampa di Robert Hood che avete sapientemente nascosto dietro i dischi degli Wham! nel seminterrato, l'unico modo di ottenere il rispetto dei tizi che girano per il negozio è fingervi davvero interessati alle nuove uscite industrial techno, alla sezione nu groove e al cestone con i 7" sperimentali. Passatevi tutti i dischi in rassegna mentre pensate a cosa cucinerete per cena e ogni tanto tiratene su uno e fingete di controllare i credits sul retro, tirate fuori il disco dalla sua custodia e controllate la qualità del vinile, cazzo, potreste anche controllare i CD, se volete proprio fare colpo. Qualsiasi cosa decidete di fare, non correte verso l'angolo delle offerte dove tutto è graffiato fino nell'anima, ma costa una miseria. Correre verso le offerte vi farà sembrare degli straccioni, e tutti sanno che i commessi dei negozi di dischi odiano i poveri, si lavano con l'acqua minerale e dormono solo su lenzuola di seta, quindi è molto importante che non vi vedano mentre vi comportate da plebei. Fate almeno finta di valutare l'idea di spendere una settimana di affitto su un singolo di Villalobos da pagare in contanti.

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NON FATE DOMANDE

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Continuate a sfogliare, come se foste perfettamente consapevoli del genere che state consultando

Siete stati delle brave formichine questo mese e siete andati al pub soltanto sette volte. Il vostro conto corrente è messo così bene che gli amici iniziano a chiamarvi Sir e per la prima volta sembra che il rapporto soldi / problemi penda dal lato giusto della bilancia. È arrivato il momento di uscire e andare a comprare quei singoli targati L.I.E.S. su cui hai puntato gli occhi da qualche tempo. Per cui passi dal bancomat, prelevi un cinquantone con lo sguardo di chi vive in una villa con all'interno una piccola villa in cui vive la servitù ed entri spavaldo nel tuo negozio di dischi preferito. Inizi a sfogliare i dischi aspettando quel momento magico in cui troverai quel 12" che stai cercando, con l'entusiasmo che vibra in ogni centrimetro del tuo corpo. L'unico problema è che la ricerca si rivela infruttuosa. Lanci uno sguardo veloce al bancone: il commesso sta lurkando su Discogs mentre si gratta la barba e rimugina qualcosa. Hai due opzioni: interromperlo e sentirti dare una risposta del cazzo, oppure andartene silenziosamente dal negozio. La seconda è raccomandabile. Perché? Perché se un disco non è lì, allora non ce l'hanno, fine della storia.

PREPARATEVI A SOFFRIRE

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La posizione che ha distrutto mille ginocchia

Sapete cosa mi fa incazzare delle gallerie d'arte? Cioè, a parte i turisti, il ragliare dei figli della media borghesia e il mortificante compiacimento che emana ogni poro di ogni singola persona all'interno della galleria? Il mal di schiena. Siamo seri, dopo aver passato qualche ora leggendo quei foglietti con le descrizioni che interpretano l'arte al tuo posto — perché nessuno ha le capacità o la voglia di interfacciarsi con l'arte — e aver speso cinque euro al reparto souvenir — non potete dire di no a tutte quelle cartoline, i muri di camera vostra ne hanno bisogno — vi sentite come se Prosumer vi avesse tirato un calcio sull'osso sacro. Lo stesso si applica ad una giornata passata dentro e fuori dai negozi di dischi. Dovete accettare l'idea che assumerete posizioni innaturali e dolorose mentre frugate, spostate e rovistate in ogni angolo e cestone. Dio, li dovrete anche portare a casa!

L'ultimo dolore che dovrete sperimentare è metafisico e coincide con il rimorso per aver speso tutti quei soldi su una versione deluxe in tre vinili da 180g di Belle Isle Tech che dovevate per forza acquistare, ma avrete tempo per somatizzare fino al giorno in cui farete esperienza del caldo abbraccio della bara.

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