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Musica

Siamo andati a sparare insieme a Drew McDowall

Drew McDowall ci ha parlato del suo nuovo album con i Compound Eye, ma soprattutto di quando era un teppistello di strada e faceva parte delle peggiori gang di Glasgow.

Foto di Joshua Zucker Pluda

Ho molta simpatia per chi viene a sparare con me. Dato che ci sono stato due volte, potreste anche dire che sono molto selettivo. So che l’elitismo è assai démodé al momento, che vigte l'uno per tutti e tutti per uno, ma la verità è che ho tendenze snob e devo prenderne atto. Ciò si estende alle armi da fuoco. Non sono per niente un appassionato, e anche se a dirlo sembro un destrorso ritardato, non sono capace a sparare manco per il cazzo. Però mi diverte, e mi diverte la compagnia di gente a cui diverte fare queste cose: e Drew McDowall (ex-Coil, ex-tipo che ha fatto tutti quegli strani remix dei Nine Inch Nails negli anni Novanta, e adesso insieme a Tres Warren dei Psychic Ills forma i Compound Eye, roba psych-drone-astrale-che ti fotte lo spirito) ama molto sparare. Una delle prime volte che l’ho visto, mi ha mostrato, con la gioia di un bambino, i video di lui che sparava con un semiautomatico. Così quando gli ho proposto di andare in un range per conto nostro, Drew ne è stato ben felice.

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Sarebbe una trovata oltre le mie possibilità (e sì, ci ho provato) cercare di delineare un parallelismo tra l’uso del fucile di Drew McDowall nella freddissima località di Thunder Mountain (Ringwood, New Jersey) e l’uso dei synth modulari e dei cavi patch, nella sua band attuale, i Compound Eye, ma è evidente che da fuori ci siano somiglianze. Il pericolo non deve sempre essere letterale. Può anche essere ovviamente l’utilizzo ricreativo di oggetti atti ad uccidere, oppure, perdonatemi, può avere una natura spirituale. Stai sempre giocando col fuoco. Ora che ho visto Drew sia sparare che fare musica nello stipato terzo piano del Silent Barn, posso assicurarvi con grande certezza che il suo comportamento è rimasto lo stesso in entrambi i casi.

“Creo apposta un gran caos quando uso il modular,” dice. “Gran parte dei patch che mi ritrovo hanno la qualità dell'aleatorietà. C’è una grossa quantità di controllo ma anche molto caos e instabilità. Non del caos a caso, come quando qualcuno lancia una busta piena di bottiglie di latte giù per le scale, ma qualcosa che conosci in termini di opportunità e di processi stocastici, che costruisci in una determinata quantità di caso. A volte è bello vedere l'esplosione del tutto, ma per me si tratta di caso fino a un certo punto… Una volta o due mi sono sentito un po' tipo “Merda, sta andando fuori controllo,” sai, come se fossi caduto di faccia e mano a mano che vai avanti, la cosa si rivela davvero inaspettata. È una soddisfazione gigante quando attraversi il caos e lo trasformi in qualcos’altro.”

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Credo che il punto di convergenza più ovvio tra lo sparare con un fucile e il realizzare “musica sperimentale” inquietante e minimale sia il desiderio di non prendere parte alla banalità quotidiana e, insomma, di vivere ciò che vale la pena di essere vissuto (la sottile soddisfazione che si ha nello sparare è velida solo per gente di città come noi). Ma anche le uscite di Drew sulla musica sperimentale sono populiste nei loro intenti (se non esecuzioni) tanto quanto una vostra ipotetica sparatoria.

“La musica sperimentale non deve sempre essere inascoltabile o straziante. A volte puoi ascoltare un brano di musica sperimentale e cercare di trovare il tuo percorso al suo interno, e la cosa ti può intrigare. Per me, invece, deve essere qualcosa in grado di farti accedere alle normali emozioni tanto quanto un pezzo pop o rock. Penso che sia solo una prospettiva diversa… sai, una canzone pop di tre minuti è probabilmente una delle cose più sacre che chiunque possa realizzare per altri esseri umani. Sai quando hai quella sensazione di star ascoltando un perfetto brano musicale? È qualcosa di immensamente sacro, cazzo.”

La mia reazione istintiva è quella di diffidare degli artisti che sembrano troppo bravi, troppo sani o ragionevoli; con tutta probabilità mi stanno cercando di vendere a parole qualcosa che so già. Per questo Drew è un uccello raro e profondo. Parla di arte e del mondo attorno a lui come un vecchio fratello saggio; con chiarezza, concisione e humor beffardo, anche per argomenti serissimi. Di certo il fatto che sia stato un deinquente totale in gioventù aiuta molto, e la sua precedente natura di elfo malevolo è a malapena mascherata dalla presenza di un affascinante accento Scozzese (che dovreste fare bene a immaginare leggendo l’intervista). E come ho detto, è terribilmente bello adesso.

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Un po’ di giorni dopo che siamo stati a sparare, Drew è stato così gentile da invitarmi all’appartamento a Williamsburg che divide con la sua partner di vecchia data, Jess Gordon, e due gatti, Professor e Shane, per parlare un po’ della sua storia, della sua gioventù e del nuovo album con i Compound Eye, Journey From Anywhere. Abbiamo parlato a lungo, e mi si spezza il cuore se penso che non c'è stato spazio per includere le sue opinioni sul caos-magia (ambivalente), Kanye West (pro), Lady Gaga (contro, ma senza veleno), Douglas P. (“Se si muove come una papera…”), musica pop (MOLTO pro), Nine Inch Nails (chiedeteglielo di persona). Invece ho deciso di cominciare da dove si è soliti cominciare, ovvero dall’inizio, parlando di kraut rock e, be', delle gang.

Noisey: Sei nato in Scozia?

Drew McDowall: Sì, sono cresciuto a Paisley, fuori da Glasgow. Fa parte dell’area metropolitana di Glasgow. Sai, ascoltavo la musica pop normale—adoravo David Bowie. Ma poi—è un po’ una pietra miliare per me—c’è stato il gruppo krautrock tedesco, i Faust, che hanno fatto uscire questo disco per Virgin records, costava tipo cinquanta pence, e aveva questa copertina meravigliosa fatta da Bridget Riley. Era molto, molto accattivante. Ero ancora un bambino, sui tredici anni, ho visto questo disco dalla copertina così disorientante, e mi è subito sembrato interessante. Probabilmente avevo cinquanta pence in tasca, l’ho comprato, l’ho portato a casa ed è stata la roba più strana e bizzarra che avevo mai sentito. Non ha fatto scattare l’amore immediato per il Krautrock, però. Non è successo per almeno un altro paio di anni. Non c’era Internet, non si trattava di roba che trovavi su NME. È tipo “Ma Che Siamo Tutti Matti?” Mi è capitato tutto per caso. [Ride]

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Però ha lasciato un seme. Il seme che la musica poteva essere qualcos’altro, qualcosa di diverso da quello che ascoltavo. Non so qui, ma “le classifiche musicali” inglesi dell’epoca erano una bomba. C’erano i Roxy Music, tornando alla dicotomia pop/sperimentale, Brian Eno e la prima Roxy Music records, era questa la roba che ascoltavano tutti nel Regno Unito. Brian Eno, coi suoi piccoli synth modular faceva roba stranissima… perciò sai, c’è sempre stato, incastonato e parte dell’industria della musica pop. Per me, è stato quel tipo di seme che mi si era impiantato, a far scattare l’amore per la musica bizzarra.

L’altro giorno stavo riguardando i miei dischi. Questo non lo ascoltavo da anni; un altro disco che ho scoperto a tredici anni, The Miss Luba. È una bellissima messa Cattolica congolese.

Era il lato bello di crescere (quando e dove lo facevo). C’era anche la musica di Lindsay Anderson, che è un regista underground inglese che ha fatto tre film meravigliosi, If…

Oh sì, certo, il film preferito di Jarvis Cocker!

Esatto, esatto. [Ride] Non lo sapevo, ma è il film preferito di ogni inglese di una certa età. È una di quelle cose che sicuramente abbiamo tutti visto quando avevamo tredici anni su BBC2. È parte di quell’esperienza culturale condivisa che non hai neanche più, perché la cultura adesso è troppo frammentata. La BBC2 aveva roba in qualche modo diversa. Crescendo, eri esposto all’Avanguardia francese, a Lindsay Anderson, e tutto questo in TV, non c’erano satelliti o cose del genere.

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Questo non esisteva già da molto nelle televisioni Statunitensi, ma se guardi i programmi degli anni Cinquanta e Sessanta, c’erano compositori avanguardisti che spiegavano la musica seriale ai bambini!

Sì, il modo in cui mi sono imbattuto in un certo tipo di musica è stato decisamente spensierato… Gente come Delia Derbyshire, che era una fantastica compositrice inglese della BBC. Ha fatto il tema di Doctor Who, e ha pure scritto un mucchio di pezzi affascinanti.

Conosco la versione dei KLF/ Timelords.

Ah già, era divertente! Hai mai visto il servizio su di loro che bruciano un milione di sterline?

No, ricordo solo che quando è successo sembrava tutto molto straziante.

Il documentario coglie bene il senso di “Minchia quanta coca, quanti soldi”, detto con l’intento di suonare convincenti, e nei fatti facendo solo tanto cacare. È stato davvero di spicco. L’hanno chiamato I KLF Bruciano un Milione di Sterle, o qualcosa così. È stato brillante, ma molto becero.

Sembra un bell’esempio di come si cerchi di portare un’ideologia sperimentale nel mondo vero, ma poi ci si accorge che “Oh merda, non posso vivere in questo modo.”

Eppure credo che Bill Drummons confesserebbe tutto. Direbbe solo, “Ok, è proprio quello che è successo, era nostra intenzione ed è quello che è successo.” [Risate] I KLF sono fantastici; Chill Out è ancora uno dei miei dischi preferiti.

Bene, ci siamo fatti trasportare dai KLF, torniamo indietro.

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Sai, crescere nel proletariato di Glasgow, non è una roba facile. All’epoca, era la terza città più pericolosa al mondo, dopo Città del Messico e Rio De Janeiro. Era dura non finire in una gang. La gente ci finiva per proteggersi, o perché ne era intrigata—un po’ di tutto questo, credo. Ma allo stesso tempo c’erano cose com JG Ballard.

Aspetta, tu eri in una gang?!

Sì, mi unii a una gang quando avevo tipo tredici anni.

Come vi chiamavate?

Ci chiamavamo Young Hun. Glasgow è un posto difficile. La gente diceva scherzando che era il posto meno razzista del Regno Unito, per via del poco odio che circolava. Ce n’era poco perché era praticamente tutto odio religioso, e non ce n'era abbastanza per prendersela anche con gente di altre culture. [Ride] Quando dico odio religioso mi riferisco ai Cattolici e ai Protestanti.

Sei cresciuto Cattolico o Protestante?

Il mio barbiere è Scozzese e oggi ridevamo perché ha detto di essere il prodotto di un matrimonio misto, e lo sono pure io, quindi so bene cosa significa. Da qualsiasi altra parte, un matrimonio misto sarebbe quello tra un bianco e un nero, tra un Musulmano e un Ebreo, ma nel nostro caso, tra Cristiani. Un Cattolico e un Protestante, ecco un matrimonio misto a Glasgow!

[Risate]

“Hun” è un termine dispregiativo per Protestante, in Scozia. Praticamente vuol dire che sei di estrazione tedesca. Ci chiamavamo “Hun”, ma eravamo una gang mista di Cattolici e Protestanti. Poi sono stato persuaso da questa gang estremamente brutale di sette o otto persone; noi Hun eravamo circa cinquanta, e infine c’era questa cerchia ristretta chiamata Suicide Hun che era composta da sette o otto maniaci che facevano di tutto. Per qualche motivo pensavo di essere uno di loro.

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Le risse erano davvero pesanti a Glasgow—c’erano coltellate e sfregi dappertutto. Una volta ho visto uno ricevere una cesoia da giardino in faccia. C’erano spari, e succedevano tutti i tipi di casini per strada. Più delle volte si trattava di una gang di trenta/quaranta persone che si pestava con un’altra gang di trenta/quaranta persone. A volte, quando c’è così tanta gente, è difficile farsi male perché c’è troppo casino. Vola di tutto, mazzate e coltellate; ma disperse. È molto peggio essere menati da due persone che da dieci, ci sono probabilità che si colpiscano le caviglie a vicenda, prima di arrivare alla tua testa!

La cultura delle gang in Scozia ha una lunga storia. Queste gang risalgono all’Ottocento, ed è un filo continuo tutt’ora. C’è un meraviglioso libro chiamato “No Mean City” che parla della cultura delle gang a Glasgow negli anni Venti; le “razor gangs”, in cui tutti giravano con una lametta in bella vista. Quando ero nella gang era difficile portarsi dietro coltelli perché le pene erano durissime. Era come girare con un’arma da fuoco a New York. Andavi dritto in prigione. Così, davi il coltello alla tua ragazza e lei lo portava per te, tanto non l'avrebbero mai perquisita.

Eravate tutti minorenni all’epoca?

Sì, avrò avuto tredici anni. La nostra strategia era, quattro o cinque di noi andavano nel territorio di un’altra gang e la attaccava, giusto per vedere cosa succedeva. Lo scopo era tornare indietro vivi per potercela tirare di brutto. Sorprendentemente, il più delle volte funzionava perché la gente impazziva. Sai, se trenta o quaranta persone entrano nel tuo territorio, sai che stanno arrivando, ma non ti aspetti di trovarti davanti cinque o sei di loro, senza neanche rendertene conto. La gente si spaventava facilmente. Scappavano tutti via anche se a inseguirli erano solo in cinque.

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[Risate]

[Risate] A volte si riprendevano quando si accorgevano che erano solo cinque di noi. Una volta mi hanno preso, ed è stato la peggior pestata della mia vita, hanno sradicato un tombino e me l’hanno sbattuto in faccia. Ho ancora il bozzo sul naso. Sono andato a casa, mi sono infilato a letto, e non ne sono più uscito. Mia mamma ha cercato di farmi alzare e farmi andare a scuola, ma le dicevo che avevo l’influenza. [Ride] Ci ha creduto per un paio di ore, ma a un certo punto mi ha visto e la mia faccia era gonfia da fare schifo.

Sai, è strano, ma mi ha dato soddisfazione, in qualche modo, non so bene come. Sono uscito dal mondo delle gang a sedici anni, ed è stata dura starne fuori. C’era questo mio amico che mi ha introdotto al punk rock, era un ragazzo simpatico, non era in nessuna gang, aveva la mia età e faceva la mia stessa scuola. Cercava davvero di farmi uscire da quel mondo e alla fine a riuscirci è stato il punk rock. Una volta mi ha invitato a un concerto, non ricordo nemmeno chi suonasse, ma quella serata mi ha cambiato la vita. Così ne sono uscito, e ho dovuto comprare un fucile per proteggermi dai miei vecchi amici.

Quel vecchio amico che mi ha fatto scoprire il punk rock è morto, non per questioni legati alla mia situazione, erano solo tempi terribili, e qualcuno gli tagliò la gola. Rimase immischiato nel marasma, vide il fratello in una rissa e qualcuno praticamente lo sgozzò. Aveva solo sedici anni. Erano passati solo due mesi da quando era riuscito a farmi abbandonare il mondo delle gang, e lui è morto a causa di quello stesso mondo.

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In alcune zone di Glasgow, l’aspettativa di vita è peggio che durante la guerra. È fuori controllo. Non è una roba diffusa in tutta la città, ma in alcune parti. La violenza è uno stile di vita.

Quando sono entrato nella scena punk, che poi sarebbe diventata post-punk, non era raro trovare gente con un passato simile. Era strano—le gang erano prettamente legate al territorio—e c’era questa gang che era la nostra nemesi, i The Disciple. In realtà era una sotto-gang chiamata The Logie (da Logan Drive a Paisley), le gang molto spesso avevano sottoparti. The Disciple era una gang con origini ottocentesche. Erano abbastanza terrificanti. Non ero più protetto, e questa gente mi odiava. Una volta dissero di dare come ricompensa una bottiglia di whiskey a chiunque mi avesse catturato. [Ride]

Valevi così. [Risate]

Ero in centro una volta, forse un paio di mesi dopo essermi tirato fuori dalla gang. Ho visto questo autobus arrivare, e dei ragazzi scendere, e ne riconobbi uno in particolare che mi odiava troppo. Camminavano con passo pesantissimo e ho subito pensato “Sono morto!” Ho veramente pensato che avrei perso la vita lì. Ero tutto vestito da punk rocker, e questi arrivano e mi fanno, “È spettacolare! È meraviglioso!” Volevano saperne di più sul punk.

Oh cavolo!

E poi quei tipi hanno cominciato a formare delle band! Sono diventati parte della scena. Era così strano… Era uno di quei tipici momenti di amalgamazione culturale. Erano tutti ragazzi che in passato avevano fatto i bulli in giro, e che adesso stavano cominciando a suonare insieme e ad andare ai concerti, il che era molto meglio.

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Era generalmente proletariato?

Il discorso dei punk rock?

Sì.

No, era un gran misto. Era quello ad essere magnifico; toccava tutte le classi sociali. C’erano ragazzini provenienti dalle case popolari, studenti di arte, gente altolocata. Non importava. Il Regno Unito era incredibilmente fondato sulle classi sociali, e lo è ancora, ma aveva la capacità ogni tanto di creare queste discontinuità che fanno confondere tutto e che portava la gente a… Uscire.

Sai, te lo devo chiedere, Drew. Rispiegami la storia degli Skrewdriver.

[Ride] C’era uno di questi ragazzi degli Skrewdriver che avevo conosciuto… in giro. Era scozzese. Non era Nazi né niente del genere quando l’ho conosciuto, solo uno scurve.

Uno scurve?

Sì, un essere spregevole. [Ride] Credo sia una parola Irlandese/di Hell’s Kitchen… Non l’avevo mai sentita prima di andare a New York. È strano, adoro quando prendo quel dialetto micro-regionale. [Ride] Mi dà speranze.

Be’, quindi, avevamo amici in comune. Avevo sentito che faceva parte degli Skrewdriver, il che mi è stato di grande sorpresa. Ero un po’ perplesso, ma non me ne importava. Avevo un’amica, Caroline Crawley, che era in una band chiamata Shellayan Orphan e faceva anche parte dei This Mortal Coil, sai, il supergruppo di 4AD. Non era assolutamente in grado di interagire con personaggi di “strada”. Era decisamente Preraffaellita. Una volta mi ha chiamato e mi ha detto “Quel ragazzo che si è trasferito sotto casa mia, suona la sua musica a volumi altissimi, e si comporta da testa di cazzo, minaccia sempre di picchiarmi.” Così l’ho chiamato e gli ho fatto “Oh ripigliati, è una mia amica lei.” E lui, “Vaffanculo! Sono negli Skrewdriver adesso, porterò tutta la band e gli skinhead a casa tua…” E io, “Sai cosa? Aspettami. Porto un coltello. Vengo io da te. E ti sgozzo.”

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[Rido]

Non ne potevo più. All’epoca avevo un cattivissimo controllo della rabbia. [Ride] Prima di tutto, stai minacciando una mia amica, che è completamente senza senso, ma poi tiri in mezzo gli Skrewdriver e gli skinhead… Allora ho preso il coltello, sono andato da lui e ho parcheggiato lì sotto. Vedevo lui e la sua ragazza dalla finestra del secondo piano. Li vedevo affacciarsi dietro le tende, e guardare fuori. Caroline mi dice di entrare e in quel momento la tipa di lui esce e fa “È davvero dispiaciuto, ti chiede scusa Drew, per favore non fare niente!” Allora io ho risposto, “Digli che deve salire a scusarsi con Caroline.”

Poi sono salito da Caroline a verificare che stesse bene, lui è arrivato con fare mesto a chiederle scusa, e lei “Ok, adesso chiedi scusa anche a lui!” [Con voce triste e impastata] “Scusa, non ti porterò in casa gli Skrewdriver e gli skinhead.”

[Risate]

Ecco la storia degli Skrewdriver…

Grazie. Ok, forse dovremmo parlare del disco che hai appena fatto.

[Si ferma] Voglio raccontare solo storie divertenti. [Ride] Ma dovrei almeno nominarlo, sì.

Sì, sicuro, nominalo!

Allora, è il disco dei Compound Eye con Tres Warren dei Psychic Ills. È il nostro terzo disco. Un sacco di gente l’ha recensito e ha citato i Coil, il che è inevitabile, ma non credo suoni molto come i Coil. Di sicuro fa parte dello stesso processo di cui facevano parte i progetti con i Coil, quando mi hanno chiesto di farne parte. Tutto ciò, unito alla particolare indole di Tres, è una bella fusione di questi due mondi diversi.

Cosa ne pensi? Senti che aver fatto parte dei Coil sia qualcosa da cui non potrai mai distaccarti?

Fa parte della mia storia. Potevo pensarla così alcuni anni fa, ma è parte legittima e importante di ciò che ho fatto. Sono molto fiero della roba che ho fatto con i Coil. Vedo questo album come parte di una stessa traiettoria. Non come qualcosa che devo separare… è una continuità.