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Musica

DJ Deeon ci ha raccontato le origini della ghetto house

Abbiamo incontrato il gigante chicagoano a Londra per farci spiegare come ci si sente a essere un pioniere della house.

Non capita spesso di dividersi un bicchiere d'acqua del rubinetto con un vero pioniere della musica, ma eccomi qua in un ristorante barbecue di Brixton a steccarmi qualche goccia del con il leggendario DJ Chicagoano DJ Deeon. Purtroppo la cucina non aveva ancora iniziato a servire le sue solite pietanze, il che era un problema perché A) avevo molta fame e B) perché avevo immaginato di intitolare l'articolo Sono Stato A Cena Con DJ Deeon.

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Ad ogni modo, sticazzi del mio appetito. Di fatto mi sono recato a Londra Sud in un incasinato venerdì pomeriggio per incontrare un uomo a cui molti attribuiscono l'invenzione della ruvida dance 4/4 di Chicago nota come "ghetto house". Deeon era in città per suonare per la terza volta in tutta la sua vita a Londra. Quella stessa sera avrebbe spaccato il Phonox e si sarebbe fatto perdonare per essere passato di qua così poche volte in vita sua. Poco prima dello show mi ha anche detto "Il Ppubblico britannico sembra sempre preso benissimo dalla mia musica. Mi piace suonare qui. C'è un'atmosfera migliore che a Chicago." Il che mi ha riempito di orgoglio. Londra 1, Chicago 0.

Deeon, come spero sappiate, è una delle figure fondamentali della storia di Dance Mania. Per tutti quelli che sono vissuti in una caverna senza wi-fi per trent'anni, DM è sinonimo di house music cruda, essenziale e (di solito) anche un po' zozza. È musica che lo stesso Deeon definisce "da spogliarelliste, di strada". Insieme ad altri luminari della città ventosa come DJ Funk, DJ Milton e Paul Johnson, Deeon e la crew di Dance Mania hanno gettato le basi per un nuovo tipo di house. Roba profana, potente e profondamente ballabile.

La sua influenza si è ovviamente spinta oltre i confini di Chicago: è famosissimo in Scozia, ad esempio, e proprio per questo ha fatto un EP su Numbers, la label di Jackmaster. Lo scorso mese Katy B ha collaborato a un remix della sua classica "Freak Like Me", trasformandola in una delle migliori club hit dell'estate. Il pomeriggio in cui ci ci incontriamo è piuttosto grigio e nuvoloso, ma a Deeon questo piace "adoro le nuvole, il grigiore, la pioggia".

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THUMP: Dopo tutti questi anni, che ne pensi del termine "ghetto house"? DJ Deeon: Non era un termine che noi usavamo o che ci siamo inventati noi. Non lo abbiamo scelto, ci è stato dato. Io sono cresciuto nelle case popolari, che sono sempre state considerate il ghetto, il fondo del barile, ma noi non ci vedevamo niente di male. Fu un articolo su una rivista a chiamare quello che facevamo ghetto house, e a qualcuno andò bene, per cui è rimasto. Forse ci ha un po' sminuiti, perché in realtà si trattava di un periodo in cui la maggior parte degli artisti di Chicago era ferma, mentre noi ci davano da fare, suonavamo le nostre tracce e suonavamo in club sempre pieni di gente che aveva imparato ad apprezzarci.

Ma il nostro stile—così aggressivo e minimale—era in linea con il resto delle cose che uscivano da Chicago all'epoca?
Era quello che era. Come dicevo, quelli della generazione precedente si erano bloccati. Probabilmente stavano facendo come me ora: andavano a suonare in Europa per cui trascuravano Chicago. Dico sempre ai ragazzi che suonano fottowork che si può scegliere tra il rimanere a Chicago e lottare per prendere duecento dollari per una data, o andare in Europa e farne migliaia: hanno un loro genere, creato da loro, per cui si dovrebbero concentrare su quello. Neglianni Novanta era già così, eravamo gli unici in città, della nostra generazione, ad arrivavare anche fuori da Chicago. Poi arrivarono label come Underground Construction che si erano adattate a quello che facevamo noi di Dance Mania e provavano a fare versioni più rifinite delle nostre cose, ma era tutto derivato dalla ghetto house. Poi la ghetto è diventata juke, e la juke è diventata footwork. Noi abbiamo salvato la house a Chicago: io compravo dischi a New York e poi li suonavao accanto alle mie tracce. Gli artisti di Chicago erano spariti quasi tutti.

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Ma voi pensavate che sarebbe rimasta una cosa locale o vi aspettavate che sarebbe diventata un fenomeno del genere?
Non ce lo saremmo mai aspettato. Era una cosa che tenevamo per noi. Io e la mia crew ce la sapevamo gestire. All'inizio suonavamo nei campetti da basket, poi abbiamo iniziato a prendere in affitto delle sale e poi a suonare nei locali che ci volevano. Vendevamo anche dei mixtape, cosa che aiutò molto la diffusione del genere. Il mio mixtape più venduto era una roba gangsta rap, a dire il vero. Mi considero il primo a Chicago ad avere avuto successo con dei mixtape rap. Li distribuiva Ray Barney, e andavano molto bene negli stati del sud. Poi ci siamo fatti i passaporti e abbiamo iniziato ad andare in tour, anche quello tutto organizzato tra noi. Io e DJ Rush eravamo amici, al che lui è entrato in Dance Mania e diventato famosissimo, suonando in Germania etc. Volevo farlo anche io, ma lui non aveva figli, invece io sì e questo mi rallentò un po'. Il mio primo booking internazionale fu qua a Londra: un tipo di Steve Bicknell e la sua ragazza Sheree Rashit avevano una label chiamata Cosmic Recors. Io feci qualche traccia per loro, che decisero di far suonare me e DJ Milton qui.

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Ma quando pensi a te stesso ti consideri una leggenda della house music?
No, quando penso io a me stesso no! È una cose che mi dicono gli altri. Negli ultimi dieci o quindici anni le radio pop di Chicago hanno ricominciato a trasmettere musica dance. Ci sento l'influenza delle mie cose. Non so perché, ma mi ricorda la prima volta che ho incontrato Thomas dei Daft Punk. Era venuto a Chicago e aveva comprato una delle mie cassette, in cui avevo suonato un suo pezzo, "Trax on Da Rocks", così volle incontrarmi. Venne a pranzo cone me e Milton, e poi be', i Daft Punk divennero mondiali e ci nominarono in "Teachers".

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La scorsa settimana ho chiacchierato con Teki Latex di quando sei andato a Parigi per partecipare alla sua Boiler Room, e mi ha detto che è stato incredibile averti lì, e che sei di grandissima ispirazione per lui…
OAh, grande. Dovreste dirlo a mia moglie, che non ha nessun rispetto per la mia musica. Dovrei farle capire che da qualche parte nel mondo spacco tutto. Adoro Londra ma anche Parigi è figa. La gente di Parigi spacca come quella di Londra.

Ma come sei diventato superfamoso in Scozia?
Jackmaster! L'ultimo posto in cui ho suonato deli anni Novanta fu Glasgow, con Frankie Vega. Ricevemmo un'accoglienza molto calorosa. Ricordo che ne stavo nella mia camera d'albergo a giuardare la gente per strada e mi ricordava molto Chicago. Un paio d'anni dopo Jack mi scrisse in un periodo davvero pesante: avevo il linfoma di Hodgkin, e stava andando in remissione. Jack mi aveva scritto che amava il mio stile e avrebbe voluto lavorare con me. Mi ha sempre supportato molto. Glasgow per me è una seconda casa, non ho trovato lo stesso tipo di supporto o affetto a Chicago, da quelle parti a nessuno frega niente se sei vecchio, nero o sovrappeso. Gli importa solo della musica.

Ti piace il fatto di stare ancora attirando nuovi fan dopo due decenni di carriera?
È bellissimo. I miei amici dicono che è come ai vecchi tempi. Il venerdì o sbato sera nelle radio di Chicago si sentono ancora i miei pezzi, anche se la house è bandita da molte stazioni. Nella mia città mi suonano ancora. Il che è molto inusuale, perché la maggior parte di chi suona ancora house a Chicago è gente più vecchia che non ha mai supportato la ghetto, per cui non suonano niente di Dance Mania anche se è stata un pezzo di storia della house.

E la collaborazione con Katy B colm'è nata?
Tramite Defected. Era un po' che pensavo se io o qualcun altro saremmo riusciti a trasformarla in una canzone "vera", con le strofe, che andasse bene in radio. Loro ci sono riusciti! Me l'hanno mandata e ho pensato "cavolo, sì!" hanno fatto un gran lavoro, cazzo.

Spiegami questa cosa della house bandita dalle radio.
Be', perlomeno dalle stazioni di Clear Channel. Ma sta salendo la richiesta. Il ban impedisce al genre di crescere e ti fa ascoltare solo quello che vogliono loro. I miei figli neanche ascoltano più la radio. Usano solo YouTube, si fanno le loro playlist. Ma non c'è molta house originale in giro. Qualcuno ha un buon approccio al genere, ma molti fanno solo dei remake dei vecchi dischi. Ora a Chicago vanno molto la african house e la cosiddetta "soulfoul house", ma non la trovo così soul, anzi è roba senz'anima. Non si possono suonare le stesse tracce disco all'infinito, però le fondamenta sono così solide che la house vivrà per sempre.