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televisione

Perché Louis Ck è ancora il miglior stand up comedian in circolazione

"I motivi sono numerosissimi, alcuni molto tecnici e altri molto evidenti tipo: fa ridere."
Screenshot via Netflix.

Da qualche giorno su Netflix è disponibile 2017, il nuovo speciale di Louis Ck. Da almeno un paio di anni non usciva suo materiale nuovo e nel frattempo il panorama politico e sociale è parecchio cambiato. Inoltre il suo speciale segue di pochissimo quello di David Chapelle, altro faraone della stand up comedy tornato dopo dieci anni di assenza dalle scene causa semi pazzia. Questo senza menzionare che nella mia specifica minuscola filter bubble una qualsiasi manifestazione di Louis Ck viene vissuta con il coinvolgimento che buona parte del mondo riserverebbe al primo incontro fra Papa Francesco e una civiltà aliena.

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Le aspettative accumulate su tutti i livelli nei confronti di Louis Ck, insomma, erano misurabili in gigatoni e avrebbero fracassato la schiena di qualsiasi performer. Per fortuna, non la sua. Infatti basta l'oretta di spettacolo in questione per spegnere definitivamente tutte le velleità altrui nel raggio di miglia e ribadire che Louis Ck è ancora—e probabilmente sarà per parecchio tempo—il miglior stand up comedian che ci capiterà di ascoltare dal vivo o attraverso lo schermetto. I motivi sono numerosissimi, alcuni molto tecnici e altri molto evidenti tipo: fa ridere.

Comunque ce ne sono alcuni che penso valga la pena fissare, tipo:

L'ATTACCO CHE RISVEGLIA I MORTI

Louis Ck è un—finto—non-curante degli attacchi, che di solito invece sono considerati uno strumento basilare per introdurre l'atmosfera di uno spettacolo e aiutare il pubblico a sintonizzarsi sulla frequenza giusta. Un suo spettacolo cominciava letteralmente con "There's no opening act, fuck it. Let's just start," che in realtà è ovviamente un ottimo attacco. Questa volta però spinge un pochino in là la questione pronunciando la parola "aborto" fra le prime dieci, per poi dimostrare il perché "le donne dovrebbero poter uccidere i bambini", seguendo uno dei suoi tipici ragionamenti controintuitivi.

Al di là del tema difficoltoso in sé, conta la capacità di giocare con il senso di disorientamento e persino di istintiva ostilità da lui stesso generato nel pubblico, così da rendere le punchline (sue) e le risate (di chi lo ascolta) ancora più forti e liberatorie. Orchestrare un equilibrio così complesso senza neanche "preparare" la platea è una di quelle cose che immagino facili e realizzabili per un comico quanto per me raggiungere finalmente la Presidenza del Consiglio—chi mi conosce sa quanto la merito, eppure.

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PROVOCARE PROVOCARE PROVOCARE

L'aborto è solo il trailer: i passi successivi sono il suicidio e il valore della vita, il rapporto con il lutto e la morte di persone care etc. Chi sia almeno un po' familiare al Nostro sa che non è esattamente una novità. Così come non lo è l'uso di un linguaggio a tratti triviale e di aneddotica davvero minima sullo stato dei suoi testicoli, per esempio. Pur essendo piuttosto limitato in questo ultimo spettacolo, infatti, l'elemento "osceno" o di esposizione personale ("More of me!") non manca. Però quello che fa sì che le battute sul farsi le seghe siano sensate e interessanti è il fatto che siano strumentali a imbastire un discorso più ampio e significativo (nel caso del vecchio bit sulle palle che citavo, ad esempio, un discorso sull'invecchiamento e la percezione del corpo assolutamente toccante e non scontato).

Inoltre tanta "sfida" al senso comune e alla moralità diffusa rimane tollerabile e apprezzabile da chi ascolta perché si percepisce una profonda onestà nel mettere in discussione se stessi, prima ancora che nel giudicare le scelte altrui o i grandi problemi del mondo. Il discorso ovviamente non vale solo per l'uso di "oscenità". Tutti gli elementi personali all'interno di uno stand up di Louis Ck riescono a suggerire un discorso collettivo più ampio e comportano una sorta di imbarazzo vero in chi li racconta. E, incredibile ma vero, sembra sia possibile farlo senza battute sulle differenze fra romani e milanesi.

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RITMO

Penso che questo punto sia abbastanza evidente da solo. Lo spettacolo dura circa un'ora e personalmente non sono riuscita a stare senza ridere per più di un minuto. Al di là dello stile o degli argomenti più o meno interessanti è chiaro che il monologo viene costruito con precisione da squadra olimpionica cinese per cui la quantità delle battute non va a discapito della qualità. La densità di punchline all'interno di un monologo di Louis Ck è più o meno paragonabile alla densità di banalità nella serie di Fabio Volo,per dare un riferimento concreto.

EVOLUZIONE

Che io ricordi, sono sempre stata fan di Corrado Guzzanti. FAN. Credo di essere stata fra le persone più felici d'Italia quando annunciarono la sua serie di qualche tempo fa. Quando poi me la sono ritrovata davanti ho provato quel misto di repulsione e vergogna che da elettrice PD conosco bene, e ho sofferto un sacco: era una ripetizione stantia di suoi meccanismi comici e gag tipiche oramai un bel po' consumati dal tempo. Penso tuttora che Guzzanti sia un artista e una delle cose più belle capitate alla comicità italiana, ma penso anche che abbia perso la capacità di rinnovarsi e che forse sia un po' invecchiato. Ecco, questa cosa a Louis Ck non è ancora successa.

Una delle cose che ho apprezzato di più in assoluto dello show è stato il tentativo—riuscito—di fare uno scatto rispetto al materiale precedente, senza snaturarsi. Ad esempio questa volta gran parte dello spettacolo si articola al di fuori degli aneddoti sulla sua vita e si sposta su un piano collettivo e speculativo, affrontando direttamente "i grandi temi" che prima si limitava a sfiorare in maniera soggettiva. Ho trovato anche molto interessante il fatto che non siano comparsi riferimenti al Nuovo Bersaglio Comico Più Facile del Mondo in carica dopo Berlusconi, cioè Donald Trump. Credo sia in parte perché si tratta di materiale già artisticamente inflazionato e in parte perché Louis Ck ha espresso più o meno seriamente e in sedi più utili il suo pensiero al riguardo.

Come se tutto questo non bastasse, in questo show indossa una giacca e una cravatta, abbandonando la sua coperta di Linus—cioè il look working class hero. Mi piace considerarla una specie di assunzione di responsabilità riguardo al suo ruolo e peso nel discorso pubblico. O forse semplicemente voleva mettersi quel completo orribile perché è americano e ha pessimo gusto, chi può dirlo.

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