Ci siamo fatti spiegare "Are You Going to Be My Girl" da Nic Cester dei Jet

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Ci siamo fatti spiegare "Are You Going to Be My Girl" da Nic Cester dei Jet

Il cantante e chitarrista australiano è scappato dall'altra parte del mondo, a Como, ma il successo della sua hit mondiale lo perseguita dal 2003.

Inizia con un colpo di tosse. Il suono di una persona che si schiarisce la voce prima che facciano il loro ingresso un cembalo, una linea di basso rotolante e un riff di chitarra che, sì, assomiglia moltissimo a "Lust for Life" di Iggy Pop.

Quando si parla di pezzi ruock pieni di boria e machismo, non ce ne sono molti di più famosi di "Are You Going to Be My Girl" dei Jet. È memorabile, a un certo punto c'è lo stacco dove la band batte le mani e il testo parla di ragazze con alti stivali neri e lunghi capelli marroni: è un distillato di tutta la tracotanza degli Who e dei Rolling Stones, quarant'anni dopo, in tre minuti e mezzo di canzone.

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È una canzone che ha reso molte persone felici, altrettante ne ha fatte incazzare, ma soprattutto ha trasformato i Jet in superstar.

Naturalmente i Jet hanno scritto altre canzoni nel corso della loro carriera, ma "Are You Going to Be My Girl" è il pezzo che ha messo il quartetto di Melbourne sulla mappa e da quel momento è stato trasmesso dappertutto, da addii al celibato agli stadi, ai videogiochi, alle pubblicità in TV… e di recente anche sui palchi, visto che i Jet si sono riuniti per un tour australiano di spalla a Bruce Springsteen.

Registrato ai Sunset Sound Studios di Los Angeles con il produttore americano Dave Sardy e uscito nell'ottobre del 2003, l'album di debutto dei Jet Get Born ha venduto tre milioni e mezzo di copie in tutto il mondo. "Are You Going to Be My Girl", composta dal chitarrista Cameron Muncey e dal chitarrista/cantante Nic Cester, è stato il primo singolo estratto dall'album, uscito nel 2003 in Australia e Regno Unito, e nel 2004 negli Stati Uniti.

Il video in bianco e nero che accompagna la canzone, pieno di frange, pantaloni a zampa e silhouette femminili, finì per rappresentare il contributo australiano alla rinascita del rock di primi anni Duemila guidata da White Stripes, Strokes e Hives. La canzone fu anche utilizzate nelle campagne pubblicitarie globali di prodotti come l'iPod e l'iMac, e per la Vodafone.

Abbiamo contattato Nic Cester, che ora vive proprio in Italia, a Como, per farci spiegare un po' meglio la canzone che ha segnato la sua carriera.

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Noisey: Di chi erano gli stivali neri e i capelli marroni?
Nic Cester: Non parla di una ragazza in particolare. Le parole che la descrivono sono state scelte per il loro valore fonetico, più che per il resto. La dizione era molto importante.

È una canzone che esprime molta sicurezza e arroganza. Sono qualità che si possono applicare anche alla tua personalità di quei tempi?
Non direi che fossi particolarmente sicuro di me, semmai un po' timido. Non ero molto bravo con le conversazioni tra sconosciuti. Né allora, né adesso.

Cosa ricordi del processo di scrittura? Vi eravate resi conto di quanto potenziale avesse questa canzone? 
Ricordo che tentavamo di riprodurre quell'esaltazione che si sentiva in roba tipo gli Easybeats, i primi Stones e i primi Who. Ai tempi ascoltavo tantissima musica dei primi anni Sessanta. Non avevamo idea che così tanta gente l'avrebbe ascoltata. Volevamo soltanto scrivere un pezzo rock'n'roll per ballare.

Come funzionava ai primi tempi, quando suonavate regolarmente al Duke of Windsor di Melbourne?
Sono abbastanza sicuro che abbiamo suonato una prima versione del pezzo al Duke almeno una volta, era un po' diversa ma non ricordo in che modo. Ricordo soltanto che non avevo il testo e cantavo a caso sperando di saltarcene fuori. Credo che nessuno se ne sia accorto.

Registrando il disco vi rendevate conto che alcune canzoni avrebbero avuto più successo di altre?
Beh, penso che ci rendessimo conto che alcune canzoni non erano poi così catchy. Ma forse no. Prestavamo la stessa attenzione a ogni pezzo.

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Come fu registrare la canzone con Dave Sardy?
Registrare il primo disco con Sardy fu divertentissimo. Tutte le canzoni erano già composte e avevano forti identità, quindi la registrazione fu molto diretta. Le suonavamo dal vivo da molto tempo quindi eravamo in grado di eseguirle alla perfezione.

Avete suonato la canzone dal vivo a SNL nel 2003. A quel punto dovevate averla suonata un bel po' di volte!  
SNL fu una figata. Eravamo molto rilassati. Quelli dell'etichetta americana invece stavano impazzendo. Credo non ci fossimo resi conto della sua importanza.

Com'è stato tornare a suonare dal vivo in Australia? La canzone è cambiata nel corso degli anni? 
I concerti sono stati fantastici, specialmente perché è passato così tanto tempo. Non penso che la canzone abbia subito alcun cambiamento. Anzi, forse siamo stati ancora più fedeli alle canzoni di quanto fossimo allora.

Quando "Are You Going to Be My Girl" uscì negli USA, a fine primavera del 2004, Get Born era uscito da ormai circa otto mesi, e non aveva ottenuto un grande successo commerciale, né particolare attenzione da parte dei critici. Quand'è stata l'espolosione?
È difficile ricordare precisamente che cosa sia successo. Non prestavamo particolare attenzione a quel lato della cosa. Per quanto ci riguardava era già un successo, nel senso che avevamo registrato un ottimo album e stavamo andando in tour in tutto il mondo.

La canzone fu una delle prime usate nelle famose pubblicità Apple. Quanto pensi che questo abbia influenzato il suo successo? 
Quello fu sicuramente un momento critico. Un'esposizione globale di quelle proporzioni cambia certamente le carte in tavola. In particolare perché si trattava dell'iPod, il "nuovo" prodotto sulla bocca di tutti.

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I paragoni con "Lust for Life" sono fioccati fin dal primo momento. Hai imparato ad accettarli?
Li ho sempre accettati, la somiglianza è evidente. Direi che la nostra canzone si inserisce in una lunga tradizione di canzoni con quel ritmo. "Town Called Malice", "Can't Hurry Love", ecc. Ce ne sono tante.

È una canzone per molti simbolo del party selvaggio negli anni Zero. Molte di queste persone ora hanno una famiglia e delle responsabilità. È un simbolo di libertà o di escapismo? 
Non saprei proprio cosa rispondere. Il mio rapporto con quella canzone è troppo intimo.

Cosa ne pensi del fatto che questo pezzo sia considerato la tua canzone definitiva?
È una cosa che accetto, tuttavia non sono ancora pronto per la pensione.

Illustrazione: Ben Thomson.

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