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Tecnologia

Il filtro “Marie Curie” di Snapchat ha un problema

"Che differenza c’è tra una scienziata donna e uno scienziato uomo?” “Boh, il fatto che le donne si truccano?” “Perfetto, grande!”
Giulia Trincardi
Milan, IT

Quest'anno, la giornata internazionale delle donne è stata dedicata alla lotta molto più che ai fiori puzzolenti e ai regalini inutili dell'ultimo minuto: sono stati organizzati scioperi, cortei e manifestazioni in tantissime città del mondo dove migliaia (milioni?) di persone hanno marciato per protestare contro ogni forma di violenza di genere, in un periodo storico dove i diritti delle donne sono tutto tranne che scontati.

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Per cavalcare lo spirito di questa giornata, Snapchat — il social network a base di foto e video che ancora non ho scaricato perché mi inquieta un pochino, ma che sbircio dai miei amici che ce l'hanno — ha pensato bene di mettere a disposizione dei suoi utenti tre nuovi filtri, dedicati a tre grandi donne della storia umana: l'artista Frida Kahlo (giustissimo, ma giuro che se vedo un altro bebè vestito da Frida Kahlo il prossimo carnevale, URLO), l'attivista Rosa Parks, e la chimica Marie Curie.

Fin qui, tutto bene: Snapchat ha sapientemente selezionato tre personaggi iconici, conosciuti, non particolarmente controversi, e li ha sintetizzati graficamente in un filtro colorato, per ricordare a giovani e meno giovani il loro fondamentale contributo alla nostra cultura. Il problema è che l'ultimo passaggio, quello della sintesi grafica, ha preso la peggiore piega che possa prendere un servizio del genere fatto apposta per il giorno della donna: reiterare un paio di stereotipi di genere davvero triti.

Tralasciando per un attimo il fatto che sia il filtro di Frida Kahlo (donna messicana) che quello di Rosa Parks (donna afroamericana) includano inspiegabilmente un paio di occhi azzurri (perché Snapchat? Perché?), è su Marie Curie che Snapchat è stato più severamente criticato. Il filtro dedicato alla scienziata di inizio secolo scorso, a cui dobbiamo le fondamenta di ciò che sappiamo sulla radioattività e che si è portata a casa due premi Nobel quando le donne non potevano neanche votare — si compone infatti di una cornice di ampolle, una simpatica esplosione chimica e un elegante smokey eye trackato sulle palpebre dell'utente, con tanto di ciglioni chilometrici e forma del viso assottigliata. Tutti i segni di riconoscimento fondamentali per una donna che ha dedicato la sua vita alla scienza, no?

Immagino che la conversazione tra quelli di Snapchat nei giorni precedenti all'8 marzo si sia svolta più o meno così: "Ehi, che dettagli mettiamo per Marie Curie?" "Che ne dici di ampolle da laboratorio ed esplosioni?" "Bello, sì! Ma come facciamo a far capire che era proprio una donna?" "Non so, che differenza c'è tra una scienziata donna e uno scienziato uomo?" "Boh, il fatto che le donne si truccano?" "Perfetto, grande!"

C'è un'unica risposta alla domanda su che differenza ci sia tra una scienziata donna e uno scienziato uomo, ovvero: NESSUNA. Il fatto che al quartier generale di una app usata da milioni di persone nel mondo aleggino ancora dei dubbi, è indice di quanto certe discriminazioni sessiste siano subdole e spesso inconsce, e del perché lottare perché siano definitivamente smantellate non sia un capriccio.

Sarebbe stato molto più originale e sensato aggiungere al filtro "Marie Curie" un trucco da zombie radioattivo. Se non altro, al centro dell'attenzione ci sarebbe stato il suo lavoro e non la sua estetica.