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Fotografia

La palestra delle donne arabe

Il fotografo Hassan Hajjaj riesce a sublimare le donne velate meglio di chiunque altro.

Di sicuro avete già visto queste immagini kitch e colorate di giovani donne musulmane in scooter tra le vie di Marrakech. O i ritratti di uomini vestiti con coloratissimi costumi africani. Più di tutto, le foto di Hassan Hajjaj hanno come particolarità il fatto di essere incorniciate da prodotti di consumo che si trovano un po' dappertutto in Africa del nord: barattoli di conserva, lattine, tessuti… Saturate a volontà, le sue immagini mischiano furiosamente moda e cultura popolare, ritratti e personaggi, codici arabi ed europei.

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Hajjaj, artista eclettico nato in Marocco e di base a Londra, potrebbe essere definito un misto tra Seydou Keïta e Andy Warhol, perché gioca con la sua doppia cultura per meglio rivelare la ricchezza del multiculturalismo contemporaneo; è particolarmente prolifico sulla figura della donna musulmana. Niqab colorati confezionati dall'artista, griffati Nike o Vuitton, indossati in bici, in scooter o in palestra — e le modelle, spesso sue amiche, posano con sicurezza quasi ignorando lo spettatore.

Hassan Hajjaj, Feetball, 2006

Nella primavera del 2016, alla galleria The Third Line di Dubai, il fotografo aveva presentato La palestra delle donne arabe — una serie di ritratti di donne che fanno pugliato, giocano a calcio o si appoggiano a una tavola da surf. Le immagini sorprendono: questi spazi, che nei paesi arabi non sono misti, generalmente vengono associati alla mascolinità. Nonostante ciò, le foto trasmettono un'impressione di potenza e fierezza, cancellando l'immagine della donna musulmana sottomessa.

Qui sotto un assaggio della serie fotografica.

Hassan Hajjaj, Green Nyke Veil, 2006

Hassan Hajjaj, Southpaw, 2012

Hassan Hajjaj, Surfer in Black, 2006

Vista dell'esposizione di  "La palestra delle donne arabe" alla galleria The Third Line, a Dubaï, nel marzo-aprile 2016

Per saperne di più su Hassan Hajjaj e seguire le novità che la riguardano, visitate i siti di Taymour GrahneThe Third Line.