"Mi è sempre piaciuto giocare con i maschi, a softball o baseball, e mi piace guardarli, nello stesso modo in cui a qualcuno di loro piace guardare noi," mi dice Jill Freedman. "Mi rendo conto ora che sono anni che li guardo, solo che non ci ho mai davvero fatto caso. Concepivo il mio sguardo in termini di avventura, eccitazione, curiosità, azione…"Negli anni Sessanta Freedman, che con la sua attività prolifica e pluripremiata ha registrato più di cinque decenni di vita newyorkese, ha preso in mano una macchina fotografica usata e l'ha sfruttata come lasciapassare per tutti i club di soli uomini che le riusciva di trovare: i bar, le partite, le caserme. Stava sempre tra i piedi, perciò a un certo punto gli uomini hanno anche smesso di cercare di impressionarla, e lei ha potuto osservarli nel loro habitat naturale: a loro agio con gli altri uomini, tra battute e bugie, giocosi o litigiosi, a volte solo silenziosi.
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Negli anni Settanta e Ottanta ha pubblicato un libro in cui raccontava le vite di quelli che chiamava "bravi ragazzi". Firehouse è una raccolta di foto di uomini— che lei considera eroi—che combattono le fiamme nel Bronx e a Harlem. Street Cops ha invece come soggetto i poliziotti di New York, e la fotografa traccia una linea di demarcazione tra questi uomini, che non pensa abbiano a che spartire con la percezione popolare di forze dell'ordine corrotte, e quelli che invece chiama "i cattivi" a cui piace fare del male agli altri. Ma questo portfolio inedito esce dagli schemi dei club maschili e analizza l'essere uomo in modo più profondo. Rappresenta il punto d'arrivo dei decenni passati a studiare uomini di ogni tipo, attraverso gli occhi di una donna. Li ha fotografati con le loro compagne, bambini, con altri uomini e soli per capire come sono davvero—divertenti, disgustosi, adorabili, crudi."Un secondo li ami e quello dopo vuoi ucciderli," dice, "chiedi a qualunque donna."