
Sono ormai decenni che Ai Weiwei critica lo Stato e le autorità cinesi, con l'apparente protezione garantitagli dalla sua statura e la sua fama nel mondo dell'arte globale. Pochi giorni fa però, è stato arrestato dalle autorità all'aeroporto di Pechino mentre era in partenza per Hong Kong ed ancora non ha avuto la possibilità di parlare o rilasciare dichiarazioni.
Da quanto dicevano gli update sul suo Twitter (qui in inglese), in seguito bloccato, la polizia ha visitato il suo studio la scorsa settimana per fare delle ispezioni; domenica sono arrivati con un mandato di perquisizione, arrestando ed interrogando gran parte del suo staff, che comprendeva anche degli assistenti stranieri, togliendo l'accesso ad internet a tutto il vicinato. Molti computer e hard disk sono stati confiscati, e con questi, molti filmati e altro materiale che Ai ha usato per documentare entrambi i suoi epici capolavori (di cui il più recente, 1 million hand-painted sunflower seeds, fatto alla Tate di Londra) e le sua performance kafkiane contro le lobby del governo (guardati il suo documentario sui giorni passati a Chengdu, quando è stato picchiato dai poliziotti e ha passato quattro ore alla stazione di polizia a compilare moduli di protesta).
Da quando gli appelli per una "Jasmin Revolution" stile Medio Oriente in Cina sono apparsi su un sito inglese lo scorso mese, le autorità cinesi hanno cominciato ad incarcerare dissidenti e avvocati per i diritti umani che si opponevano al governo. Date le sue svariate connessioni sia in Cina che all'estero, Ai – probabilmente il più importante artista cinese vivente- è la figura maggiormente bersagliata dal governo. A un certo punto, niente può proteggerti dal Partito Comunista, specialmente quando hai più di 70.000 followers su twitter e il dissenso è nell'aria.
Qui sotto, c'è un trailer di 18 minuti del documentario di Alison Klayman, "Ai Weiwei: Never Sorry," andato in onda la scorsa settimana su Front Line di PBS.