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A proposito di Rozzano

Per tutta questa settimana non si è fatto altro che parlare della situazione alla Scuola Elementare di Rozzano. Matteo Lenardon ha scritto una riflessione sulla vicenda.

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Matteo Lenardon è un nostro collaboratore di lunga data. Su Medium ha scritto una sua opinione sui fatti di Rozzano, che vi riproponiamo qui in versione editata:

Per tutta questa settimana non si è fatto altro che parlare della situazione alla Scuola Elementare di Rozzano. L'intero paese — e intendo l'Italia, non Milano Sud-Ovest — si è fermato perché un preside ha deciso di spostare la "festa di Natale" scolastica a gennaio dandole il nome di "Festa d'Inverno". La polemica poi si è allargata a tutte le scuole in Italia coinvolte in iniziative simili.

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E, non so voi, ma io avevo in mente di passare in maniera diversa l'ultimo mese di festa prima di dover vendere gli organi del membro più debole della mia famiglia per sopravvivere alla guerra in arrivo.

Perché purtroppo la questione è stata incastrata in una faida religiosa fra islam e cristianesimo, quando si tratta, invece, di un problema da prime dieci pagine di un libro di educazione civica. Nella scuola pubblica, pagata dalle tasse di persone di ogni tipo di religione, razza, orientamento sessuale e appartenenza politica non si dovrebbe mostrare preferenza per nessuno. Perché se tutti contribuiamo, nessuno dovrebbe essere beneficiario unico.

Dovrebbe essere abbastanza semplice.

"Dovrebbe" è la parola chiave. L'Italia, del resto, è l'unico Paese al mondo ad avere crocifissi appesi nelle classi delle scuole pubbliche. E infatti la narrativa che ha accompagnato la discussione non ha previsto argomentazioni che non risultassero in un ammonimento al comportamento del preside nei confronti della luminosa "armonia religiosa".

È come ha deciso Renzi di vedere la cosa;

Il Natale è molto più importante di un preside in cerca di provocazioni. Se pensava di favorire integrazione e convivenza in questo modo, mi pare abbia sbagliato di grosso. Confronto e dialogo non vuol dire affogare le identità in un politicamente corretto indistinto e scipito. L'Italia intera, laici e cristiani, non rinuncerà mai al Natale. Con buona pace del preside di Rozzano.

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È come hanno inquadrato la situazione le varie frattaglie di destra accorse a Rozzano e addirittura Michele Serra che, sulla sua Amaca, ha scritto:

Quando in una scuola pubblica si sceglie di non fare il presepe o di rinunciare ai canti di Natale per non urtare la suscettibilità dei non cristiani […] si fa torto all'idea stessa della convivenza fra culture; in un colpo solo, si tradiscono usanze profondamente radicate anche tra gli italiani laici e si abbandona l'idea stessa di un futuro, se non di tolleranza, di reciproca sopportazione.

"Ma a chi dà fastidio la festa di Natale? Forse al preside, di certo non alla comunità musulmana," ha dichiarato Laila Magar, 45 anni, egiziana di fede musulmana al Corriere. "I miei figli hanno sempre partecipato alle feste di Natale a scuola, hanno cantato 'Tu scendi dalle stelle' e gli altri canti tradizionali cattolici. Perché si vuole creare un problema che non esiste?"

Ho riletto più volte queste parole. Non ho ancora deciso se definirle più ironiche o angoscianti. Perché stiamo parlando di una donna che ha lasciato il proprio paese — uno di quelli definiti abitualmente come privi di "democrazia", in cui non ci sarebbe libertà di pensiero, di religione e di vivere una propria vita emancipata da Stato o religione —e ora qui in Italia è stata convinta che l'ordine naturale delle cose, nel nostro paese occidentale, sia quello di dover costringere i propri figli a "cantare i canti tradizionali cattolici," anche se non hanno alcun significato per loro. È sicura che questa sia l'Italia. Un luogo in cui non può esistere una pluralità di esperienze—proprio come l'idea che abbiamo dell'Egitto.

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Nessun partito in Italia ha avuto il coraggio di sostenere una cosa che è normale in tutti i paesi occidentali: davanti alle tasse si è tutti uguali. No, questa situazione ha permesso solo a persone come De Corato, Salvini, La Russa e Gelmini di presentarsi a Rozzano e di prendere "la parte della ragione". Così abbiamo scoperto quali tasti verranno spinti nei prossimi mesi e l'esistenza di una versione degli Avengers che nessuno vorrebbe vedere mai riunirsi.

— Matteo Salvini (@matteosalvinimi)30 Novembre 2015

È più semplice farne una questione di religioni e tradizioni spezzate. Della deriva del politicamente corretto. E tutte le altre stronzate che funzionano da acido lattico per la ginnastica mentale richiesta a uomini borghesi cristiani e cattolici eterosessuali di destra del Nord Italia per sentirsi vittime sotto attacco da difendere.

O, come ha fatto l'Assessore all'Istruzione della Regione Lombardia, raccontare che le priorità sarebbero i bambini. Ha letteralmente detto che ripristinare i canti di Natale sarebbe una questione che riguarda il "loro benessere e la salvaguardia." Mi vengono in mente circa nove cose prima dei canti di Natale da affrontare per salvare il benessere dei bambini della scuola elementare di Rozzano:

  • Vivere a Rozzano
  • Vivere a Rozzano
  • Vivere a Rozzano
  • Vivere a Rozzano
  • Vivere a Rozzano
  • Vivere a Rozzano
  • Vivere a Rozzano
  • Vivere a Rozzano
  • Vivere a Rozzano
  • La Festa di Natale

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Ma la cosa di gran lunga più assurda è l'ingratitudine dimostrata verso l'uomo dietro tutta questa polemica. Perché se leviamo discussioni su religioni e civiltà, rimane comunque un importante fatto: il preside vi ha salvato il culo facendo saltare la recita di Natale. Possiamo dividerci su tutto, ma questa rimane una verità universale.Siete mai andati a una di quelle feste nella vostra vita? Cinque ore di canti natalizi. Che sono tipo 18 mesi in anni canini. Davvero volete far sentire al vostro bulldog inglese un anno e mezzo di "Tu scendi dalle stelle" cantato da bambini convinti che Call of Duty sia una storia vera? Perché odiate gli animali, oltre che la divisione Stato-Chiesa?

Avete vinto questa battaglia, ma perderete la guerra. Perché siamo nel 2015. Posso ordinare dal mio telefono 12 Ceres e Fallout 4 e dopo un'ora un laureato in scienze della comunicazione me li porterà a casa.

Non credo nel Natale, credo in Amazon Prime Now.

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