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Le trasmutazioni di Tijuana

Come estirpare l'omosessuale che è in voi attraverso i metodi drastici di Sorella Lety.

Foto di Alejandro Cossio

La messa domenicale è il momento dedicato alla purificazione dei peccati tramite la penitenza, la musica e il ballo.

La predicatrice finisce il suo sermone e chiude gli occhi, aspettando che i parrocchiani affluiscano all’altare mentre i musicisti si producono in un lento accompagnamento alla lettura dei Salmi. L’unico ventilatore presente all’interno della chiesa affollata e surriscaldata è puntato sul percussionista.

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“Aprite i vostri cuori così che Cristo possa purificarvi e guarirvi,” ordina alla dozzina di uomini che camminano verso di lei. Uno di loro suda copiosamente (o piange, è difficile a dirsi) mentre alza le braccia in sua direzione. Ha un viso femminile, i capelli tinti e le sopracciglia ben delineate. La donna lo prende per la manica. “Proprio come Gesù è resuscitato, così sarà per te,” gli assicura.

I restanti 150 fedeli circa iniziano ad avvertire delle scosse—alcuni urlano e rantolano, altri saltano e girano in cerchio. La musica si fa più veloce. È l’apice della cerimonia, che prosegue da quasi tre ore nell’afa soffocante.

“Nel nome di Gesù, sono salvo! Nel nome di Gesù, sono salvo!” grida l’uomo quando la predicatrice lo afferra per i capelli e gli avvicina la fronte alla sua. Il sudore della faccia di lui le bagna il viso, fanno entrambi un respiro profondo  e poi il parrocchiano crolla sulle ginocchia e inizia a pregare in silenzio.

L’uomo si chiama Eduardo Herrera Gómez. Ha 30 anni, ed è uno dei 25 omosessuali “redenti” che si sono inginocchiati di fronte ad Alma Leticia Rosas, una predicatrice pentecostale che afferma di avere il potere di esorcizzare gli spiriti maligni che, secondo lei, sarebbero causa dell’omosessualità “e di altre malefiche deviazioni”. Ogni domenica al Templo y Centro de Rehabilitación La Esperanza (Tempio e Centro di Riabilitazione La Speranza) di Tijuana, il gruppo si riunisce per celebrare l’abbandono di quella che Sorella Lety—com’è nota ai suoi seguaci—chiama “la strada del male”. Il Tempio è uno dei quattro centri di riabilitazione della colonia, ma è l’unico che, oltre a trattare le dipendenze da droghe pesanti, cerca anche di insegnare agli uomini ad amare le donne.

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La zona circostante è tipica del quartiere di Sánchez Taboada, uno dei più violenti di Tijuana: un labirinto di strade fangose ingombro di case costruite alla bell'e meglio. Si possono comprare droghe da narcotienditas che altro non sono che buchi nei muri, e alcune delle fragili casette del vicinato fungono da celle di reclusione per le vittime di rapimenti. Di notte, lussuosi SUV con i finestrini oscurati sfrecciano per le strade a gran velocità.

Alma Leticia Rosas, aka Sorella Lety, è a capo della chiesa di Tijuana in cui si cercano di convertire uomini gay in eterosessuali grazie al potere di Dio.

Sánchez Taboada è anche il luogo di residenza di molti transessuali, la cui presenza ha contribuito a trasformare la città in una delle destinazioni di punta del turismo sessuale americano. Per anni, omosessuali e transessuali sono arrivati a Tijuana lasciandosi alle spalle le cittadine conservatrici che li avevano visti crescere.

“Non appena ho avuto l'uso della ragione, ho iniziato a essere incline a cose che non erano indicate per un maschio, come le bambole, i vestiti e i trucchi,” mi dice Eduardo, che ora sostiene di essere un “ex-omosessuale”. È scappato da casa sua a Guadalajara a 15 anni in modo da non essere più costretto a nascondere la sua identità; non voleva che sua madre lo vedesse vestito da donna o che i fratelli dovessero vergognarsi per le persone che frequentava.

Una sera, Eduardo è uscito a festeggiare con il suo amante, un uomo di dieci anni più vecchio, e non si è mai guardato indietro. Si sono trasferiti a Manzanillo, nel Colima, una cittadina nelle vicinanze nota per la presenza di una buona scena LGBT, e la sua vita è cambiata. “È lì che ho iniziato a vivere la vida loca,” ricorda. “Ho cominciato a fare uso di droghe e a prostituirmi per soldi.” Dice di aver anche iniziato a prendere ormoni femminili e a risparmiare per ingrandire seno, sedere, fianchi e caviglie con il silicone, facendo “di tutto per avere il sedere e le tette più grosse.”

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La mancanza di lavoro ha obbligato la coppia a trasferirsi a Tijuana nel 2002. Le violenze legate al traffico di droga erano notevolmente diminuite, e il business dell’adescamento dei turisti era florido malgrado le interminabili code alla frontiera per via dei protocolli di sicurezza post 11 settembre. Ha affittato una stanza in centro e ha cominciato a fare servizietti per soldi a Coahuila, nel quartiere a luci rosse.

Non c’è voluto molto perché Eduardo sviluppasse una varietà di dipendenze. “Da quando sono arrivato qui era come se fossi posseduto dal diavolo,” dice. “Stavo precipitando nel baratro: mi drogavo, mi prostituivo, facevo di tutto.” Ho avuto la sensazione che provasse una morbosa soddisfazione nei confronti del suo passato, o forse era semplicemente orgoglioso di essersi pentito dopo sette anni tra simili peccati. “Lavorare come prostituta mi ha concesso una vita di comodità e lusso, ma mi ha anche spinto verso la droga, e per questo ho perso il mio appartamento, i miei amici e la mia famiglia,” continua Eduardo. “Ho finito per mangiare dai bidoni della spazzatura.”

Un giorno, mentre era ancora perso nella sua “cattiva maniera di vivere” qualcuno ha parlato a Eduardo di Gesù Cristo, colui che avrebbe potuto colmare il vuoto che gli si era aperto nel cuore. Così è finito al rifugio di Sorella Lety, dove è arrivato a ripudiare in modo così completo la sua vita precedente che ora dice di volersi sposare con una donna e mettere su famiglia. “Condividerei le difficoltà della mia vita con i miei bambini,” dice, “mi prenderei cura di loro e li proteggerei così che non diventino omosessuali.”

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Uomini che hanno abbandonato l'omosessualità pregano durante la funzione di Sorella Lety.

La fonte di ispirazione di Eduardo, Sorella Lety, ha consacrato circa la metà dei suoi 46 anni alla redenzione delle “vittime degli spiriti maligni,” termine che usa per riferirsi a uomini gay e transessuali. Durante l’intervista al centro di recupero, mi ha chiesto di rendere noto agli omosessuali del mondo che “se credono di essere nati in quel modo, di dover vivere in quel modo, si sbagliano—la vostra omosessualità è il diavolo che cerca di sconfiggervi. I vostri desideri malsani sono il risultato di spiriti malefici.”

Le convinzioni di Sorella Lety possono apparire estremamente omofobe, ma lei si occupa delle sue responsabilità in maniera decisamente personale. Un paio di anni fa, mentre stava facendo una predica al penitenziario di stato della Bassa California, si è trovata di fronte un omosessuale effeminato a cui gli altri detenuti non permettevano di pregare. È riuscita a guadagnarsi la sua fiducia e gli ha proposto una cura per i suoi guai: l’insegnamento della Bibbia. Un paio di anni più tardi, dopo che il tribolato uomo ha finito di scontare la sua pena, gli ha proposto di andare a vivere da lei. “Poi ne è arrivato un altro e un altro ancora, ma non potevo lasciare che vivessero tutti a casa mia,” ha detto. “È stato allora che questo posto in cui ci troviamo, di proprietà di mio fratello, mi è stato prestato.”

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Per Sorella Lety, l’omosessualità non è una malattia o un disturbo psichiatrico; è una forma di possessione degli spiriti. Non si è mai rivolta a uno psicologo nel tentativo di “curare” l’orientamento sessuale di qualcuno e non presta attenzione all’attualmente diffusa convinzione scientifica secondo cui l’orientamento sessuale o il genere non possono essere “corretti”. È certa che la dipendenza dalle droghe e l’omosessualità siano indotte da abusi sessuali subiti durante l’infanzia: tutto il dolore e l’odio risultanti da una simile esperienza attraggono gli spiriti nell’anima della vittima, dice; omosessuali e tossici sono sempre in compagnia di questi spiriti.

“La soluzione è l’insegnamento della Parola. Faccio loro ascoltare la Parola di Dio tre volte al giorno e pregano. E celebrano il Signore la domenica,” dice Sorella Lety sottolineando come questo processo sia totalmente volontario: “Colui che si è smarrito ci riconosce l’autorità necessaria ad aiutare lo Spirito Santo ad impossessarsi di lui o lei, cosicché possa essere guidato, purificato e guarito.”

Nessuno può dire che Sorella Lety sia estranea agli abusi. È cresciuta in una famiglia cattolica, a Tijuana, dove quando aveva cinque anni ha subito le molestie dello zio. Ha scelto di non confessarlo alla madre per anni, entrando invece in convento, dove ha vissuto fino ai 14. Successivamente è fuggita con un uomo che dopo averla messa incinta l’ha prontamente abbandonata. All’età di 23 anni, ha deciso di trasferirsi a Los Angeles con la figlia. Lì ha fatto amicizia con un ex-eroinomane che l’ha aiutata a riavvicinarsi alla fede cristiana. “Mi ha mostrato come, senza stare a guardare chi sia nel torto, siamo tutti peccatori. Agli occhi di Cristo, la persona che ha abusato di me non è l’unica che ha commesso peccato. Anche io l’ho fatto.”

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Rafael è stato un transessuale per molti anni. Spera che in futuro potrà permettersi un’operazione di chirurgia ricostruttiva dei genitali per vivere di nuovo come un uomo.

L’omofobia è diffusa a Tijuana, come in tutto il Messico. Victor Clark Alfaro, direttore del Centro Binazionale per i Diritti Umani di Tijuana, afferma che questo clima di ostilità ha obbligato alcuni LGBT a trasferirsi negli Stati Uniti. Nel 2006, un gruppo di circa 30 transessuali è emigrato clandestinamente in California per poi fare l’insolita scelta di richiedere l’asilo politico a causa dei maltrattamenti subiti dalla Polizia Municipale di Tijuana. Oltre ad abusi verbali e fisici, Victor mi dice che la sua organizzazione ha documentato presunti casi di transessuali violentati dai poliziotti.

Da un punto di vista scientifico e logico, le istituzioni religiose peggiorano spesso le cose se c'è di mezzo il sesso—soprattutto quando hanno a che fare con qualcuno che non è eterosessuale. L’ex-arcivescovo di Guadalajara, Juan Sandoval Íñiguez, è un irremovibile omofobo, e in un’intervista uscita lo scorso febbraio sul giornale Gatopardo ha affermato che l’omosessualità è “un’arma strategica del mondo sviluppato” per “ridurre la popolazione, costi quel che costi…in modo da non esaurire le risorse della Terra.” Non sorprende che alcuni esponenti della comunità gay di Tijuana vorrebbero essere eterosessuali.

Nello spoglio cortile di cemento del Tempio ho parlato con Gustavo Silva, un altro dei 25 uomini attualmente curati da Sorella Lety. La sua storia era simile a quella di tanti altri uomini. “Quando avevo 15 anni ho iniziato a camminare lungo il sentiero della perdizione,” dice. “Mi piaceva bere, drogarmi e vestirmi da donna. Ma quello che bramavo di più era un aspetto femminile e voluttuoso. Poi mi sono operato. Più le mie tette diventavano grosse, più io le volevo ingrandire. Le mie tette erano lì per soddisfare il mio desiderio nei confronti degli uomini, ma anche per prostituirmi e pagare l’affitto, oltre che per comprare bei vestiti."

Passato qualche anno, quel genere di vita aveva consumato Gustavo al punto che era talmente magro da essersi praticamente convinto di aver contratto l’AIDS. Poi, in occasione del suo ventitreesimo compleanno, mentre camminava per strada dopo aver acquistato delle anfetamine, ha iniziato a sentirsi “stufo di tutto quello schifo intorno a me” e si è rivolto al cielo gridando: “’Dio, dammi la forza di lasciare la strada, perché non ne posso più!’ Poi ho ricordato quegli omosessuali malati che una volta mi hanno parlato di La Esperanza. Mi sono detto ‘Oh, il centro di recupero…è ciò di cui ho bisogno.’ E così sono finito qua.” Questo un anno fa. Ha ancora le sue protesi al seno ma sta risparmiando per l’operazione di rimozione.

Trascorso un po’ di tempo con lei, Sorella Lety mi è apparsa come una donna premurosa che vive secondo le sue convinzioni, e gli uomini di cui si prende cura le sono innegabilmente devoti. Lei, da parte sua, è devota a loro. O quantomeno, nella sua testa, alle persone che potenzialmente possono diventare. “Dico a chiunque abbia questo problema che può farcela, che c’è Cristo che può fargli cambiare idea e trasformarlo in un nuovo essere,” dice. “Credo fermamente che tutti gli omosessuali non vogliono essere omosessuali. Per questo c’è speranza.”

Non ho percepito cattiveria nelle sue affermazioni—vede davvero l’omosessualità come una terribile maledizione, e spera di liberare il mondo da quello che lei definisce il male. Ma quando le ho stretto la mano per salutarla (pur sapendo di fare cosa sbagliata, stavo per abbracciarla), non riuscivo a smettere di pensare a quel vecchio detto che dice: “La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni.”