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Attualità

Il falso account antifascista usato dai leghisti per screditare gli oppositori

Si chiama 'Armando Schiaffini' e incarna lo stereotipo della sinistra 'radical-chic.' Oggi è diventato celebre perché l'ha ripreso il social-megafono di Salvini, Luca Morisi.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
Armando Schiaffini Luca Morisi
Grab via Twitter.

Luca Morisi, il “social-megafono” di Matteo Salvini, passa per una specie di genio della comunicazione. Ma ogni tanto, preso dalla foga di postare 371mila cose al giorno, può capitare anche a lui di prendere delle cantonate.

Oggi, utilizzando il suo solito stile sobrissimo, ha voluto evidenziare la presunta “FOLLIA SINISTRA” intorno all’omicidio della Desirée Mariottini—avvenuto nel quartiere San Lorenzo a Roma, e per cui sono stati fermati tre sospettati di origine straniera—rilanciando lo status di un tale “Armando Schiaffini.” Il quale ha sostenuto che “il delitto è terribile,” eppure è anche “doveroso immedesimarsi nei panni di quei poveri ragazzi che, dopo aver visto la violenza razzista di questo governo, hanno espresso tutta la Loro depressione abbandonandosi a questi orribili fatti.”

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Morisi conclude che “oltre al TSO speriamo in un magistrato attento.”

Se ci si ferma alla foto di profilo e quella di copertina—il logo degli Antifa e lo slogan “Refugees Welcome”—l’account di Schiaffini potrebbe pure sembrare genuino. Tuttavia, basta scorrere la sua timeline per accorgersi di una cosa molto evidente: si tratta di un profilo falso, attivo da circa un anno e mezzo, che incarna lo stereotipo della sinistra “radical-chic” (per come se l'immagina la destra) e trolla con affermazioni esasperate e un linguaggio improbabile.

Lo stesso post preso da Morisi, che nel frattempo ha raggiunto una discreta circolazione, sta lì a dimostrarlo: nessuno parlerebbe in quella maniera o penserebbe seriamente cose del genere. Se poi si leggono altri post, le cose si fanno ancora più palesi.

Ce n’è uno, ad esempio, sull’acqua Uliveto, definita la “la preferita dai razzisti di destra, che ha volutamente oscurato le ragazze rifugiate [le giocatrici della nazionale italiana di pallavolo] per guadagnarsi la parte più intollerante dei consumatori.” O ancora, uno su Paola Enogu in cui si fa un riferimento rovesciato alla sostituzione etnica—nel senso che l’Italia “ha un disperato bisogno di uno Ius Soli per mescolare etnicamente gli africani con gli italiani.”

armando-schiaffini-uliveto

Ci sono poi svariati elementi che fanno pensare che a gestirlo sia qualcuno proveniente dalla destra. Come il rimando a una pagina chiamata "Reazione Anzaldiana - URSA," che impiega uno stile molto simile: dissimula cioè di essere contro i "nazirazzisti" per prendere in giro la sinistra.

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Poi, in un post dedicato ai tweet del giornalista di Repubblica Massimo Crosetti sui “fascisti appesi per i piedi,” “Schiaffini” scrive: “Chi minaccia l’umanità e incita alla violenza deve essere fermato con modi bruschi, come hanno fatto i coraggiosi partigiani 80 anni fa con pericolosi soggetti come Giuseppina Ghersi, fascista e nemica dell’accoglienza.”

Ghersi era una ragazza di 13anni morta nel 1945, che negli ultimi anni è diventata un feticcio dell’estrema destra perché sarebbe stata “uccisa e stuprata dai partigiani.” Come hanno dimostrato diverse inchieste, e al netto dei numerosi falsi, la realtà storica appare però molto più complessa e soprattutto non ancora chiara—tant’è che non si conoscono i veri responsabili, né la modalità effettiva della morte.

Tornando all’account, la sua natura “parodica” emerge anche dalla geolocalizzazione usata in alcuni post. In questo, ad esempio, “Schiaffini” dice di essere da Cracco per un “aperitivo in galleria” in attesa “della manifestazione per Mimmo Lucano.”

armando-schiaffini-cracco

In questo lasso di tempo, l’assurdità del profilo non era chiaramente sfuggita. In un tweet di risposta a Morisi si parla di "fake segnalatissimo" (e in effetti, l'account è stato bloccato più volte); il nome è apparso lo scorso gennaio in una discussione sul forum di Termometro Politico; infine, la pagina di destra FuffaPost l’ha citato un paio di volte (ben sapendo che si trattava di un troll), e in un commento ha detto: "Armando è il più nostrissimo di tutt*."

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Molti, e basta fare una rapida ricerca su Facebook, ci però sono cascati. Detto altrimenti: l’account sarà falso, ma gli effetti sono assolutamente reali. E anche grotteschi, va detto—come la presa di distanza del Roma Polo Club, taggato nel post su Mariottini, che sulla propria pagina ha scritto: “Costui non è membro del Club e risulta sconosciuto alla gran parte dei Soci.”

A ogni modo, non è la prima volta che in Italia si usano queste tecniche. Nell’agosto del 2017 era spuntato fuori un tale “Alberto Neri,” che si spacciava come elettore del PD ed era stato notato per aver approvato l’orrida affermazione del mediatore culturale Abid Jee sullo stupro di gruppo avvenuto a Rimini.

“Neri ”postava inoltre sul proprio profilo falsi meme su Laura Boldrini (“Per evitare attentati in Italia c’è un’unica soluzione: dobbiamo chiedere scusa al popolo islamico!”), oppure proponeva di dare un “reddito a tutti i migranti” perché “ce lo chiedono gli italiani, come lo ius soli.”

Più in generale, quella di usare falsi account antifascisti per screditare attivisti antifascisti—o il pensiero di sinistra—è stato un trend molto in voga negli Stati Uniti nel corso del 2017. Come aveva scritto Craig Silverman su BuzzFeed, i falsi non facevano altro che “twittare bufale e commenti offensivi,” e miravano a creare quanta più confusione possibile.

Significativamente, uno dei tweet di questi falsi account aveva ricevuto una grossa esposizione mediatica perché era stato ripreso da Jack Posobiec, un complottista di estrema destra nonché una delle figure più in vista dell’alt-right. In quel caso, il trolling politicamente orientato era stato usato da chi aveva l’interesse di mettere in ridicolo i propri avversari—senza badare troppo alla fonte o ai mezzi da impiegare.

Proprio com’è successo qui in Italia con “Armando Schiaffini” e Luca Morisi.

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