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Italia

Il poliziotto che per il raid alla scuola Diaz del G8 ha pagato solo 47 euro

L'agente dichiarò di essere stato accoltellato da alcuni manifestanti: il falso gli costerà una condanna mai scontata per prescrizione, e la sospensione di un solo giorno di stipendio.
La Questura di Genova presidiata dalla polizia durante il G8 del 2001 (Ares Ferrari/Wikimedia Commons)

Sabato 21 luglio 2001 è il giorno di quella che verrà tristemente ricordata con l'espressione "macelleria messicana", coniata nel 2007 dal vice questore aggiunto del primo Reparto Mobile di Roma Michele Fournier.

Quella sera infatti, la scuola Diaz di Genova - concessa insieme alla scuola Pascoli dal Comune al Genoa Social Forum durante il meeting internazionale - fu oggetto di un blitz della polizia equipaggiata in tenuta antisommossa, durante il quale tutti gli occupanti furono arrestati, e la maggior parte di questi picchiati dagli agenti provocando decine di feriti — alcuni di questi anche molto gravi.

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Di "tortura", in riferimento ai fatti della Diaz, parlò poi la Corte Europei dei Diritti Umani, che nel 2015 ha condannato l'Italia per l'inadeguatezza della sua legislazione in tema. L'episodio è ancora oggi uno dei passaggi più controversi della storia nazionale recente, fatto di verbali falsi e insabbiamenti.

Tra gli agenti a irrompere nell'istituto c'era anche Massimo Nucera, allora agente semplice poi promosso ad assistente capo, che una volta terminato il raid dichiarò di essere stato aggredito e accoltellato da alcuni manifestanti. Teoria che - stando ad indagini successive - si rivelerà del tutto infondata.

In sostanza - come già riportato da diverse sentenze - l'agente aveva "accusato di tentato omicidio una persona non identificata sapendola innocente," procurandosi da solo - o con l'aiuto di qualcun altro - dei tagli sul giubotto che giustificassero la presunta aggressione subita.

Nel 2013 Nucera è stato condannato per falso a tre anni e quattro mesi, poi non scontati grazie alla prescrizione — malgrado l'organo disciplinare della Polizia avesse accertato le responsabilità dell'agente nel "giustificare la violenza" contro persone indifese, e per aver dichiarato il falso.

Proprio per questo la Polizia aveva deciso di condannare Nucera a un mese di sospensione dello stipendio, sanzione all'epoca già molto criticata perché considerata di lieve entità, e basata su un comportamento considerato del tutto 'colposo' — per evitare, secondo molti, che l'ammissione del dolo potesse portare a sanzioni ben più gravi.

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La decisione, comunque, è stata rivista nel 2014, in seguito a un ricorso presentato dallo stesso Nucera al Consiglio disciplinare.

È in quell'anno infatti che il capo della Polizia dell'epoca, Alessandro Pansa, ha posto la sua firma sulla modifica della sanzione, ammorbidendola in ragione dell'"ottimo stato di servizio" e le "capacità dimostrate."

Il mese di stipendio sospeso diventerà solo un giorno: in pratica, una decurtazione di soli 47 euro dalla busta paga, per aver più genericamente dimostrato "di non aver operato con senso di responsabilità" — si legge nel dispositivo, riferendosi a quegli stessi eventi che i giudici d'Appello e Cassazione non esitarono a definire invece come "fatti" di tale "enormità" da aver "gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero."

A divulgare la notizia, nella giornata di oggi venerdì 8 luglio, sono stati il Fatto Quotidiano e il Secolo XIX. L'agente Nucera, in questi anni, è stato condannato e prescritto anche per un altro processo per falsa testimonianza.

Leggi anche: Il governo vuole mettere una pietra sopra le torture di Bolzaneto — ma le vittime si oppongono


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Foto di Ares Ferrari/Wikimedia Commons, rilasciata su licenza Creative Commons