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Con 'The Haunting of Hill House' l'horror fa finalmente pace col sesso

La nuova serie di Netflix riesce dove horror e fantascienza dell'orrore hanno fallito troppo spesso.
Giulia Trincardi
Milan, IT
The Haunting of Hill House Theodora Theo Crain
Immagine: Screenshot via Netflix

Attenzione! il pezzo contiene spoiler minori sulla serie The Haunting of Hill House.

Pur essendo un’amante dell’horror, capita di rado che un film o una serie di questo genere mi soddisfi davvero. Tra personaggi piatti, schemi d’azione prevedibili e valanghe di stereotipi riproposti all’infinito, horror e fantascienza dell’orrore trasformano troppo spesso temi complessi in espedienti narrativi di comodo — sradicando qualsiasi significato, o (peggio) attribuendone uno fallace. Tra questi, regna indiscusso il sesso: per quanto in diversi modi, il messaggio riciclato è quasi sempre simile — il sesso è il male e ti porterà dritto all’inferno, più o meno metaforicamente parlando.

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Di recente, però, ho recuperato un po’ di speranza grazie a The Haunting of Hill House, la serie horror appena prodotta da Netflix come adattamento del romanzo omonimo scritto da Shirley Jackson negli anni Cinquanta. Dalla regia ben calibrata, all’attenzione per il dettaglio e alla stesura di una vicenda familiare complessa, Hill House si allontana dal prodotto medio per diverse ragioni — ma è nella caratterizzazione della sessualità di uno dei suoi personaggi (la sorella di mezzo Theo) che la serie riesce a fare la differenza dove quasi tutti i suoi predecessori hanno fallito.

Dai romanzi dell’Ottocento come Dracula e Frankenstein, passando per gli ultracorpi negli anni Cinquanta, fino agli zombie oggi, il genere horror è da sempre uno specchio in cui si riflettono paure e ansie di un determinato momento storico. La sessualità — in particolare quella femminile — è stato (ed è) un tabù tale nella nostra società che, inevitabilmente, è anche oggetto deformato e innaturale di moltissimi film e serie di genere. Al punto che sappiamo istintivamente che il personaggio femminile che scopa in un film horror sarà tra i primi a morire, o che resterà incinta di qualche entità mostruosa.

Pensate alla scena di Cabin Fever dove la ragazza si passa il rasoio sulle gambe immediatamente dopo aver consumato — realizzando solo in quel momento di essere stata contagiata; o alla gravidanza demoniaca di Rose Mary’s Baby e a quella aliena della protagonista dell’horror sci-fi Prometheus. In molti film — benché non tutti, ovviamente — il sesso e la sessualità aggravano irrimediabilmente lo status di vittime (o di mostri) delle donne dell’horror. Specialmente, quando manifestati liberamente. Vivere la propria sessualità, in molti di questi prodotti, è un peccato di ingenuità — perché espone a un pericolo soprannaturale —, o di tracotanza — che porta inevitabilmente alla comunione con il male.

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Hill House, invece, sceglie un percorso molto diverso.

La serie parla delle conseguenze che ha su una famiglia un’estate passata in una casa infestata: muovendosi in parallelo tra il presente e il passato dei personaggi, racconta come ognuno dei fratelli sia (o non sia) venuto a patti con gli eventi inquietanti che hanno portato al presunto suicidio della madre, e con il soprannaturale che continua a contaminare le loro vite.

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Theo da bambina, mentre esplora lo scantinato. Immagine: screenshot via Netflix

Le relazioni che legano i cinque fratelli (e il padre) sono senza dubbio ciò che rende Hill House un dramma con cui è — paradossalmente — facile relazionarsi: dalla cecità dei fratelli maggiori nei confronti delle “fantasie mostruose” dei minori quando sono bambini, fino alla gestione di cose come soldi, tossicodipendenza e disturbi mentali da adulti. La famiglia Crain ha vissuto un orrore eccezionale, ma i meccanismi di elaborazione sono del tutto comprensibili anche per chi di noi non ha mai vissuto in una casa zeppa di mostri e fantasmi. Fanno fatica a parlarne, a parlarsi, ad ascoltarsi: per questo perdono ogni occasione di dissipare un trauma condiviso seppur frammentato nei ricordi.

Theodora Crain è la figlia di mezzo che, fin da bambina, mostra una sorta di potere “sensitivo.” Toccando oggetti e persone, è in grado di percepire informazioni altrimenti nascoste: dal contenuto prezioso di una scatola di legno a episodi passati di cui la casa è stata testimone. Per aiutarla a dosare questa abilità (a quanto pare ereditaria), la madre le regala dei guanti — letteralmente un filtro, un guinzaglio, con cui addomesticare lo stesso rapporto con il soprannaturale che porta sull’orlo della pazzia e della tossicodipendenza i gemelli minori e a una repressione emotiva i due fratelli maggiori.

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Theodora non è esente dal trauma della morte della madre, ma sceglie consapevolmente di fare della propria esperienza un mestiere: lavora come psicologa infantile e usa la propria abilità per empatizzare con i propri pazienti. Per quanto emotivamente danneggiata, Theo appare come un personaggio in controllo: lo è da bambina — quando decide di esplorare uno scantinato segreto da sola seguendo il proprio intuito — e lo è da adulta, quando ci viene presentata come una donna sessualmente disinibita che porta a casa una ragazza conosciuta in un club.

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Theo mentre si toglie i guanti nell'obitorio. Immagine: screenshot via Netflix

A differenza di ciò che prevederebbe il canone, però, la sessualità di Theo non c’entra nulla con il suo rapporto con la casa infestata. Non è — chiaramente — una persona con cui è facile intrattenere una relazione di alcun tipo, ma questo la rende semplicemente un personaggio ben sfaccettato, non il capro espiatorio di una morale rimasticata. In nessun momento della serie la vita (e l’orientamento) sessuale di Theo sono percepiti come il motivo per cui la sua anima è potenzialmente dannata.

Hill House non sfrutta lo stereotipo della coppia che si infratta per scopare solo per venire trucidata da un serial killer, né quello della lesbica sacrificale (o sacrificabile) — cosa per cui, invece, nel 2016 è stata ampiamente criticata la serie The Walking Dead.

Culturalmente — e il cinema d’orrore ne è specchio — percepiamo ancora il sesso come un peccato, associando al suo consumo un'idea di perdizione che va a braccetto con la corruzione fisica e mentale di personaggi intrappolati in case spiritate o navicelle nello spazio. In Hill House, il sesso fa parte della vita di un personaggio che ha imparato a gestire un trauma terribile e che cerca di bilanciare la necessità di controllo sulla propria vita con la voglia di connettersi ad altri esseri umani come meglio può.

Ci sono un mucchio di ragioni per cui Hill House fa discretamente paura. Sono molto felice che per una volta non sia la sessualità del personaggio migliore.