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Musica

Recensione: Iron Monkey - 9-13

Il ritorno su disco della band sludge inglese perpetua il disinteresse verso tutto ciò che è bello e piacevole e l’amore per tutto ciò che è osceno.

Me la ricordo ancora, la prima volta che ho ascoltato gli Iron Monkey. Anni fa, in un paesino dimenticato da Dio alle pendici del parco del Gran Paradiso a trovare un amico disagiato almeno quanto me. Salgo sulla sua macchina e parte un mindfuck che dopo pochi secondi non so più se essere felice come una pasqua o vomitare l'anima sul cruscotto. "Cos'è questa cosa oscena e bellissima?" "Sono gli Iron Monkey, come cazzo hai fatto a vivere fino ad oggi senza conoscerli?" Fu un'ottima domanda, e da quel traumatico e casuale incontro con "Web Of Piss" è stata tutta discesa, e il mio mondo si è arricchito di spettacolari immagini di thermal piss eyes/threat/function, supagorgonizers e via discorrendo.

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Ritrovarmi davanti un terzo album del gruppo di Nottingham a diciotto anni dal loro scioglimento quindi è un po' un bagno di emozioni. Per quanto, degli effettivi Iron Monkey, qui ce ne siano soltanto due su cinque, visto che Johnny Morrow ha abbandonato questa valle di lacrime da ormai quindici anni, Justin Greaves è concentrato sui suoi Crippled Black Phoenix (che molto probabilmente, a differenza di quanto potranno mai fare gli Iron Monkey, riescono anche a garantirgli un reddito) e il bassista Doug Dalziel non si sa che fine abbia fatto. La Scimmia nel 2017 si presenta con una formazione a tre, dove oltre ai due chitarristi Steve Watson e Jim Rushby, che intanto si occupano anche rispettivamente di basso e voce, troviamo Scott Briggs dei Chaos U.K.

9-13 sembra essere stato scritto e suonato al grido di "cambiare tutto per non cambiare nulla": la voce di Morrow non è né mai sarà replicabile, ma Rushby è ruvido quanto basta da trasmettere quella sana sensazione di schifo e malattia necessaria a rendere credibile un album degli Iron Monkey, mentre i suoni sono oggi meno doomy e più punk/hc, ma la matrice rimane quella allucinatissima mistura sludge e post-hardcore dell'epoca. Continuano i muri di chitarre ossessive, continuano i pezzi dritti dove il più alto sfoggio di tecnica è un powerchord o una pennata invertita, continua il disinteresse verso tutto ciò che è bello e piacevole e l'amore per tutto ciò che è osceno e profuma di scroto mal lavato.

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Purtroppo non è tutta merda quella che luccica e la Scimmia versione contemporanea ha anche qualche difetto: aldilà della mancanza di sense of wonder, dell'effetto sorpresa per un album che oggi suona inevitabilmente telefonato, i testi soffrono tantissimo della mancanza di Morrow e sono meno visionari e drogati rispetto a vent'anni fa. Versi come WARFARE, BLITZKRIEGS / MEGADEATHS / FALLING FIRE / EARTH EXPIRES / DOOMSDAY IMPULSE / MULTIPLIER / NUCLEAR WARFARE! / 5, 4, 3, 2, FUCK YOU! rimangono sufficientemente abrasivi da far sorridere, ma quel senso di spaesamento e disturbo che leggendo i testi di Our Problem ti portava a chiederti cosa cazzo avesse nel cervello il povero Johnny purtroppo se n'è andato con lui.

Nonostante tutto però è uscito il terzo disco degli Iron Monkey, e tanto basta. Ah no, ecco, vale la pena dire che ovviamente non è uscito per Earache.

9-13 è uscito il 20 ottobre per Relapse.

Ascolta 9-13 su Bandcamp:

Andrea è uno dei Lord di Aristocrazia Webzine.

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