Il programma radio di Joe Strummer era lo specchio della sua anima

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Musica

Il programma radio di Joe Strummer era lo specchio della sua anima

Appena prima di morire, il frontman dei Clash si lanciò nella carriera di DJ con 'London Calling' sulla BBC, in cui la sua passione per la musica emergeva più che mai.
Giacomo Stefanini
traduzione di Giacomo Stefanini
Milan, IT

Quando la maggior parte dei fan medi dei Clash ricordano il fu frontman della band Joe Strummer, l'immagine che si evoca solitamente è un ritratto dell'artista come giovane punk. Magari sta ringhiando "White Riot" nel microfono mentre un ricciolo ribelle gli ricade sulla fronte dalla sua cresta pettinata all'indietro, o sorride sarcastico da un murale all'esterno di un bar nel Lower East Side, o mentre distrugge una chitarra sulla copertina di London Calling (anche se come ben sappiamo non si tratta di lui). Ma in pochi se lo ricordano negli anni post-Clash, quando aveva una figlia per braccio e i suoi ricci erano un po' meno ribelli. È stato in quegli anni, appena prima della sua prematura scomparsa nel 2002 all'età di 50 anni, che ha dato al mondo la possibilità di vederlo nel modo più intimo con il suo programma radio, London Calling, su BBC World Service.

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London Calling andò in onda per la prima volta nel 1998, e segnò il ritorno di Strummer da quello che gli amici hanno descritto come un periodo buio. Negli anni passati alla macchia, in seguito allo scioglimento dei Clash nel 1986, Strummer soffrì di depressione, cosa che lo spinse verso un viaggio alla ricerca di sé. Per dieci anni aveva dominato il mondo con "l'unica band che importa", ma, per la prima volta nella sua vita da adulto, si era trovato senza scopo e senza motivazione. In questo periodo ha provato un po' tutto—anche a sostituire Shane McGowan nei Pogues, a comporre colonne sonore e anche a recitare.

Al festival di Glastonbury del 1995, all'età di 42 anni, Strummer prese dell'ecstasy per la prima volta e improvvisamente capì il fascino della musica techno e dance. Presto avrebbe rinverdito il suo amore per le droghe psichedeliche che risaliva alla sua vita hippie pre-Clash—funghetti, LSD, DMT, MDMA. Cominciò ad andare a più rave e festival—T in the Park a Glasgow, Womad a Reading e altri—e amava passare la notte attorno al fuoco, a chiacchierare con vecchi e nuovi amici da tutto il mondo. È stato tramite queste nottate, passate a parlare e ad ascoltare altri viaggiatori al calore del fuoco, che ha scoperto stili musicali esteri come la salsa colombiana e la rumba africana. Diventò un avido collezionista di sonorità che lo ispirarono, e più festival e rave frequentava, più cresceva la sua collezione da falò.

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I dischi e le cassette che aveva raccolto sarebbero state messe a frutto nell'estate del '98, quando accettò la posizione di DJ per la BBC, con un pubblico potenziale di 40 milioni di ascoltatori. Strummer cominciava ogni puntata con lo stesso grido di battaglia: “Tutti i trasmettitori al massimo, tutti i ricevitori in sovraccarico! Questo è London Calling!"

Se la fanbase di punk rocker che Strummer si era guadagnato nei Clash aspettava una selezione da 30 minuti di tracce punk dirette, sarebbe rimasta assai stupita. Per quanto ogni tanto inserisse qualche classico da tre accordi, iniziando un episodio con "i padrini del punk rock, i Ramones", lottò contro l'idea che i punk avessero una mentalità chiusa e offrì agli ascoltatori un'impressionante varietà di musica da tutto il mondo.

Strummer, più che un DJ, in London Calling sembrava un ambasciatore delle Nazioni Unite, passando senza sforzo da un continente all'altro. In un episodio il reggae giamaicano degli Upsetters si fuse con il pop francese di Françoise Hardy, e in un altro il sassofono caraibico di Rufo Garrido incontrò l'ukulele hawaiano di Israel Kamakawiwo'ole (premurandosi di pronunciare bene il suo nome). Suonava gli sconosciuti, come Tariq Lohar Mehabooba, insieme ai classiconi, come i Beatles, con un particolare affetto per la musica di protesta, dagli artisti anti-apartheid del Sud Africa fino ai cantanti per i Diritti Civili Americani.

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Strummer riusciva a far sembrare ascolti strani anche canzoni dei Rolling Stones o di Elvis. "Ora vorrei far girare una gran scratchata, ma non intendo quella roba da gente con otto braccia che fanno wikka-wikka-wikka”, disse in un episodio, imitando un DJ da club. "Intendo questo…" E poi fece cadere la puntina su una copia di “Corrina, Corrina” di Bob Dylan talmente graffiata che la musica era quasi coperta dal fruscio e dallo scoppiettare del vecchio disco, ma ovviamente non aveva mai suonato meglio di così.

London Calling era pieno di piccoli, favolosi Joe-ismi, che davano al mondo un punto di vista nuovo sulla carismatica icona punk da adulta, quando sembrava aver trovato la pace come uomo di famiglia. Mentre gli album dipingevano il ritratto dello Strummer musicista, i dischi che suonava come DJ lo ritraevano come appassionato di musica. Strummer, che era spesso accompagnato nello studio BBC dalla moglie e dalle due figlie, tendeva a presentare ogni canzone come se fosse la cosa più importante che gli ascoltatori avrebbero mai sentito. “Fate che Nina Simone domini il mondo!” fu la sua introduzione alla sua canzone del 1969 “To Love Somebody”. “Questa vi spettinerà per bene", per una traccia di La Cumbia Primero. “Questa è una di quelle canzoni che sono miele per l'anima", disse di "Izinkomo Zombango", del sudafricano Mzikayifani Buthelezi.

A volte raccontava brevi aneddoti personali. In un episodio ringraziò l'amico Bez Berry degli Happy Mondays e Black Grape per alcune canzoni di quella settimana. "Questa canzone ce la siamo sparata nella proverbiale cucina l'altra sera, e quando è sorto il sole siamo usciti in giardino e abbiamo ballato questa…" disse, lanciandosi in "Nervous Breakdown" di Eddie Cochran. Gli piaceva molto la frase: "Se siete sintonizzati su di noi, siete sintonizzati bene!"

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Strummer ogni tanto buttava nella mischia alcune alcune vecchie hit dei Clash, e, per la piacevole sorpresa degli ascoltatori, usò la piattaforma anche per presentare la musica di un nuovo progetto, che poi divenne Joe Strummer and the Mescaleros. Con il suo lavoro con i Mescaleros ha raccolto tutti quei suoni e li ha messi insieme alla sua maniera. Il gruppo ha pubblicato due album, uno nel 1999 e uno nel 2001. Un terzo, Streetcore, che uscì postumo nel 2003, svetta come uno dei dischi più coesi e importanti della lunga e brillante carriera di Strummer. È una geniale capsula per il cervello di un artista—un'ampia selezione di suoni cuciti insieme dal suo spirito hippie-punk, e la sua ispirazione si può ricondurre direttamente a London Calling.

London Calling andò in onda per soli 14 episodi da mezz'ora dall'agosto 1998 al luglio 2001. Strummer morì a causa di un difetto congenito al cuore non diagnosticato il 22 dicembre 2002, mentre leggeva l' Observer a casa, ma la sua passione per la diffusione di suoni e idee multiculturali continua a vivere tramite la Joe Strummer Foundation e Strummerville, che accende un falò all'anno in suo onore.

Si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima, ma ogni appassionato di musica vi dirà che il vero specchio è la sua collezione di dischi. London Calling è durato poco, ma è stato un viaggio nella mente di un uomo che viveva per la musica e che ne aveva ancora tanta altra da farci ascoltare. Come disse in un episodio: "Ah, c'è così tanta musica nel mondo da ascoltare, e non stiamo nemmeno toccando la punta dell'iceberg".

London Calling è archiviato interamente sul sito di PRX.

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