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Foto di Daniela De Lorenzo

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Cibo

Perché non ci sono donne fra i pizzaioli?

Abbiamo parlato con delle professioniste della pizza, che ci hanno spiegato le dinamiche di un lavoro generalmente molto maschile.

In questi ultimi mesi ho mangiato tante pizze: un po’ perché ho raccontato le storie di pizzaioli italiani all’estero, un po’ perché ho viaggiato nelle Little Italy canadesi, e un po’ perché in quanto expat, la pizza resta sempre la pizza.

Ma più ho vagato, e più ho mangiato, più mi sono accorta che le conversazioni che avevo erano sempre e solo con uomini. Se entrando in un bar, il caffè te lo fa un ragazzo o una ragazza, raramente ti capiterà di vedere una pizzaiola alla bocca del forno. Di fatto della ventina di pizzerie che ho provato nell’arco di un anno, solo in una ho trovato una donna. O meglio: una pizzaiola, Sabrina, del Cocina di Bruxelles. Insomma, senza reali statistiche alla mano, incontrare una pizzaiola sembra più difficile che incontrare una chef donna.

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Trovare una posizione da apprendista era impossibile, se non facendolo da volontaria, cosa che ho fatto.

Forse è un risultato normale frutto di anni di cultura di genere: il ruolo di pizzaiolo/chef non è mai stato il principale sogno delle bambine (la Barbie pizzaiola di Sorbillo farà cambiare idea a qualcuna?), e lo spettro del "È un lavoro troppo faticoso", insieme a un nutrito bagaglio di preconcetti, ha probabilmente fatto desistere molte ad intraprendere questa carriera.

Trovare delle pizzaiole donne per questo pezzo non è stato facilissimo: ho chiesto aiuto proprio a dei pizzaioli, ma per l’appunto, anche loro, tra la sfilza di contatti nel settore, riuscivano a menzionarne solamente una o due. O nessuna. Ma quando le ho trovate ho finalmente potuto chiedere loro di sfatare il mito di un mestiere maschile, e perché ci sono così poche donne che sfornano pizze in Italia e all'Estero.

Lucia, 31 anni, pizza chef, Rostov-von-Done (Russia) e parte di PGM (Pizzaioli in Giro per il Mondo)

Lucia Granatiero

Lucia Granatiero

Lucia é nata a Manfredonia, ma ha un accento fortemente veneto: “Mia nonna faceva qualsiasi impasto a mano, mi divertivo molto a tenere le mani in pasta con lei e credo da lì che sia nata la mia passione per gli impasti.”. Ha 28 anni e adesso fa la pizzaiola a Rostov-von-Don nel sud della Russia.

Sabrina, 28 anni, Cocina (Bruxelles)

“Molti clienti mi vedono e mi chiedono: 'Ma come, tu così piccola fai le pizze? Non ti stanchi?'"

Altre invece hanno visto nascere la passione per coincidenza, trovandosi nel posto giusto al momento giusto. Credo ci sia solo una pizzaiola a Bruxelles, dove io vivo. Sabrina, ha 28 anni e da tre mesi lavora al Cocina nella zona Flagey.

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Sabrina-Pizzaiola-Bruxelles

Sabrina, foto dell'autrice.

Fa la pizzaiola da 10 anni: “È il mio lavoro, non so se riuscirei a fare altro” mi dice mentre inizia il turno. Siciliana, ha cominciato a lavorare come lavapiatti in una pizzeria, per riuscire ad essere un po’ più indipendente e autonoma economicamente. Ed è durante il lavoro, guardando il gestore impastare e guarnire le pizze che lei si è incuriosita : “Ho chiesto di poter imparare. Il mio datore è poi diventato un amico e mi ha mostrato il mondo della pizza.”

Nancy Terracciano, 20 anni, Pinocchio (Kuwait)

Foto Embedd via Instagram /Pinocchio

Nancy Terracciano, era partita per Londra per fare la cameriera nel ristorante in cui suo fratello era pizzaiolo, e qui, guardando il team lavorare si è appassionata lei stessa. Adesso a 23 anni fa la pizzaiola al Pinocchio in Kuwait.

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La “Light Sardinia” del Cocina: pizza con Mozzarella di Bufala, Bottarga e Limone. Foto dell'autrice

Ma riuscire a portare avanti questo mestiere è abbastanza duro, per via di una sorta di gatekeeping legato - ingiustamente - alla questione di genere. Per alcune di loro riuscire a divenire pizzaiole è stato complicato, in parte perché molti datori continuano a credere che sia un lavoro solo per uomini. “Uno stereotipo che non mi ha reso la vita molto facile fin dall’inizio perché trovare una posizione da apprendista era impossibile, se non facendolo da volontaria, cosa che ho fatto.” dice Lucia, “E ancora dopo 8 anni che avevo imparato e mi presentavo a colloqui come pizzaiola, i gestori dei locali mi guardavano dicendo ‘Si certo' e non mi richiamavano.”

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Teresa, 30 anni, Il Mulino Gourmet (Milano)

Anche per Teresa che aveva seguito la Scuola Arte Bianca a Milano inizialmente non era stato facile durante il suo primo stage in Polonia: “Imparare il mestiere è stata dura. Il mio capo inizialmente non credeva in me.” Ma dopo è rimasta a lavorare per circa 2 anni, passando per altri paesi europei e ristabilendosi ora a Milano, facendo la pizzaiola a Il Mulino Gourmet, dove si mangia pizza al trancio con topping elaborati.

Dieci anni fa iniziare questa professione in quando donna era sicuramente più problematico; adesso la richiesta di pizzaioli è alta e i gestori si stanno aprendo, soprattutto all’estero, includendo donne nei propri team. “Questo lavoro l’ho iniziato all’estero e ho deciso di continuarlo qui perché per il momento è questo il percorso che voglio fare, e ho la possibilità di farlo nel modo in cui mi piace.” dice Nancy. Tuttavia loro rimangono le uniche donne nei loro team, e questo forse perché in poche lo scelgono come sbocco lavorativo. Causa di ciò, certamente, perché si percepisce ancora come un settore "maschile" che può intimidire.

“Le donne in genere hanno più determinazione, perché sanno di dover sempre partire da un passo indietro, e devono mostrare di essere all’altezza perché nessuno crede realmente nelle loro capacità. Poi arriviamo sempre due passi avanti” continua Lucia.

“Pensavo che non mi avrebbero mai preso all’estero, invece ci ho messo 15 giorni a trovare un lavoro come pizzaiola

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Sabrina davanti al forno di Cocina

Uno dei pensieri più comuni, come nel caso del kebab, è che fare il pizzaiolo sia un lavoro troppo faticoso e difficile per il “gentilsesso". Sabrina è minuta: “Molti clienti mi vedono e mi chiedono: “Ma come, tu così piccola fai le pizze? Non ti stanchi?”. In realtà la sua statura, che viene vista come fragilità, non è una caratteristica che la penalizza affatto.

Vicino a lei Domenico, che sarà forse alto 2 metri, deve chinarsi per poter essere in grado di controllare la cottura delle pizze dentro il forno, cosa che lo stanca molto di più. Per Sabrina, invece, l’apertura del forno è proprio in linea d’aria. I suoi colleghi, tutti maschi, la chiamano “ninja” e di fatto e così: velocissima, piccolina e vestita di nero, sforna le pizze con mosse precise e posate, segno dei suoi 10 anni dietro al bancone.

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Domenico e Sabrina prima di informare la pizza “piccante”: 'Nduja, mozzarella e provola. Foto dell'autrice.

“Sicuramente bisogna essere allenate e mantenersi in forma” dice Teresa “ma ho visto uomini arrancare durante il turno perché fumatori o in sovrappeso”. Per Lucia bisogna saper gestire le proprie responsabilità: “Se si organizzano bene i propri tempi e orari, non è molto pesante, io amo molto fare quello che faccio”.

La fisicità quindi non conta, sfatiamo anche questo mito. Conta come in tutti i lavori la passione. Come mi dice Sabrina: “Volere e potere, basta impegnarsi, credere in quello che si fa e poi trovare chi ti aiuta moralmente.”

Inizialmente era alquanto preoccupata “Pensavo che non mi avrebbero mai preso all’estero, invece ci ho messo 15 giorni a trovare un lavoro come pizzaiola”. La datrice di lavoro, Eleonora Giordato, è italiana, ma sono soprattutto i suoi colleghi uomini che l’hanno aiutata moralmente e incoraggiata. Sia lei che suo marito, entrambi pizzaioli, hanno infatti deciso di cercare lavoro all’estero per garantire un futuro migliore a loro figlio, che avevano momentaneamente per quattro mesi, lasciato ai loro genitori in Sicilia. "Mi sono trovata sola a modo mio, avevo un po’ paura, i ritmi qui sono un po’ più forzati, sforniamo molte più pizze, ma Domenico mi ha sempre incoraggiato; qui da Cocina ho trovato una famiglia.” Durante le vacanze di Natale Sabrina é riuscita finalmente a rivedere il figlio, che ora è con lei in Belgio.

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Embedd via Instagram/Il Mulino Gourmet

Anche Teresa ha avuto un’esperienza simile: “I colleghi maschi in realtà mi hanno aiutato a superare i brutti momenti e mi hanno incoraggiato. Se ce l 'ho fatta è stato anche grazie a loro.”

Nancy mi dice che far parte di un mondo di soli uomini l’ha in qualche modo spronata, e fare questo lavoro in questo ambiente, le ha insegnato e farsi rispettare e a non arrendersi.

Tutte e quattro sembrano essere soddisfatte: sono dove vogliono essere e

si tolgono le loro soddisfazioni personali, anche se durante il loro percorso si sono viste mettere i bastoni tra le ruote per via dell'essere donne.

Come tutti i pizzaioli che ho precedentemente intervistato mi parlano dei loro sogni, identici: avere una pizzeria. Al momento Lucia lavora come brand chef in una catena di ristoranti, ha due brand in mano di cui uno il Luka’s Pizza. Lei sogna molto più in grande: “Voglio rimanere qui in Russia, e prendere un incarico importante con una catena di ristoranti con più di 40 filiali, e avere una catena mia”.

La rivoluzione della pizza al femminile potrebbe dunque essere appena iniziata: certo è sempre difficile iniziare qualcosa di nuovo e stravolgere lo status quo. Le ragazze che lavorano nelle pizzerie ora sono le prime pioniere, ma preparatevi a vederne di più, come sta accadendo in cucina. Io proprio oggi, vagando per le strade di Amsterdam, vicino al mio vecchio appartamento a Kadijksplein e ne ho scorta una che sembrava sapere il fatto suo da SOTTOPizzeria.

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