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Collaga di VICE. Pasta, moka, bandiera, pizza e mozzarella via Pixabay.
Cultura

Dentro il più grande (e assurdo) gruppo Facebook di discendenti italiani nel mondo

Culto degli anziani, preghiere, e panini con le polpette: "We Are Italians", il gruppo per italiani di terza e quarta generazione che amano il nostro paese.
Niccolò Carradori
Florence, IT

Noi italiani abbiamo un rapporto abbastanza schizoide con l'identità nazionale: una parte del nostro subconscio venera l'essenza italiana fino alla perdita di senno, e un'altra la detesta e la rifiuta fino al parossismo. Siamo il paese in cui si vestivano i bambini con buffi cappelli e pantaloni alla zuava per instillare in loro un senso di appartenenza, e allo stesso tempo siamo il paese in cui ancora oggi si ripudia il Risorgimento, l'Unità d'Italia, e si sogna il ritorno dei Borbone. È perfino difficile definire in cosa consista, in questo magma contraddittorio, il senso nazionale. C'è un luogo però in cui "essere italiani" acquista un'armonia, e in cui tutto quello che ruota attorno alla nostra cultura è soltanto bello, allegro e degno di essere celebrato senza sosta. Sto parlando di We Are Italians, una delle più grandi community Facebook di discendenti italiani nel mondo. Seconde, terze, quarte, quinte generazioni di immigrati italiani all'estero che sognano la terra promessa del Tricolore, e che si sforzano ogni giorno di evidenziare la propria appartenenza alla grande tribù dei "paisan." Quello che si scopre visitandolo, e lo vedremo, è che We Are Italians in realtà ha poco a che fare con l'Italia e gli italiani reali. Immergersi nel gruppo significa rendersi pienamente conto del fatto che i figli e i nipoti degli immigrati italiani hanno ormai una loro cultura—e un senso dell'identità italiana—diversa dalla nostra. Una cosa nuova. WAI è un gruppo chiuso, a cui si accede previa compilazione di un form in cui si dichiara di possedere un cognome italiano, o di essere discendenti italiani almeno per 1/4 ( in realtà è anche accettabile che lo sia solo il proprio coniuge). Attualmente conta 150mila iscritti, la stragrande maggioranza sono italo-americani, ma ci sono anche italo-canadesi, italo-argentini, eccetera. Oltre alla pagina omonima fa capo anche a una pagina chiamata Paisan Nation, ed esistono numerosi gruppi-satellite geolocalizzati: We Are Italians NY, We Are Italians California, We Are Italians Midwest, We Are Italians Canada, e così via.

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"Ho aperto il gruppo nel 2017," mi ha detto Mike B, il fondatore e amministratore di WAI, che è cresciuto a Brooklyn ma i cui nonni sono tutti nati in Sicilia. "Volevo creare una comunità globale dove le persone di origine italiana potessero connettersi fra loro, e condividere l'amore per il patrimonio culturale italiano." L'attività del gruppo è frenetica e ha una sua omogeneità: si postano foto dei piatti italiani che si cucinano, si pubblicano meme (attinti da pagine come Hardcore Italian Memes o Italian and Proud) e si caricano selfie, foto, o ricordi di attori, musicisti, e film di origine italiana. La maggior parte dei post pubblicati ha un messaggio di sottofondo molto chiaro: "sono orgoglioso/a di essere di origini italiane, e voglio dimostrare di appartenere a questa comunità." Molti tentano di acuire il proprio retaggio postando contenuti e commenti in lingua italiana, ma diversi di questi sono palesemente tradotti con Google Translate: in una ricetta postata da una signora di Fair Lawn, New Jersey, ad esempio, si consiglia di aggiungere "pepe nero incrinato". È interessante anche notare che nonostante alcuni membri abbiano uno stile riconoscibile come "italiano"—camice a maniche corte in poliestere dai colori pastello, capelli impomatati, gioielli d'oro, trucco vistoso—in realtà risulta familiare perché abbiamo visto film americani con personaggi italiani. È lo stile italo-americano, insomma.

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Una distanza-somiglianza fra immaginario di riferimento e realtà che si nota fortemente, come era facile presumere, anche nel cibo. Uno dei cibi italian-simili più in voga sono i panini da hot-dog ripieni di polpette al sugo o di vari salumi (e per vari salumi intendo tutti insieme: prosciutto cotto, mortadella, salame, in un unico panino). Spesso sono quel genere di piatti italiani cucinati all'estero che amiamo criticare: spaghetti in bianco con petti di pollo interi adagiati sopra, stufato con polpette e uova sode con guscio, e una cosa piena di carote bollite intere che è stata definita "zuppa di noodle di pollo italiana". Le discussioni sotto ai post spesso sono divertenti: in un intero thread di 42 commenti, ad esempio, è stato analizzato etimologicamente il nome di uno strano formato di pasta dopo che il cugino italiano della signora che lo aveva postato le ha suggerito "buco del culo" come ipotesi. L'altra grande forma di rivendicazione identitaria, come dicevo, è il culto degli anziani: i nonni e i bisnonni vengono esposti al pubblico come medaglie d'onore. La galleria del gruppo è piena di foto in bianco e nero che ritraggono avi dei membri, simili a personaggi dei racconti di John Fante, che posano davanti a case stile Levittown. Una delle soddisfazioni maggiori dei membri di WAI, poi, è quella di caricare i video in cui i loro nonni parlano mischiando inglese e insulti in italiano: "hey Paul! Vafangùl… ya'now?!" Nella gerontocrazia di We Are Italians ci sono addirittura degli anziani-influencer, come nel caso di Zia Michelina Piranio (recentemente scomparsa), la cui pagina Facebook conta più di 133mila mi piace.

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C'è poi il contraltare del culto degli anziani, ovvero quello dei neonati. Si celebra ogni nuova nascita, e ci si scambiano felicitazioni e preghiere (tanto che è stato istituito il gruppo satellite We Are Italians - Prayer Group) per la prosecuzione delle generazioni. Questo mix di cibo, Lari e Penati, e fede ostentata è rispecchiato anche dal modo in cui Mike B mi ha descritto quelle che crede siamo le caratteristiche che distinguono gli italiani nel mondo: "Tutti noi sentiamo che la famiglia è molto importante, e condividiamo l'amore per il cibo. Penso inoltre che la maggior parte degli italiani viva la propria fede religiosa con molta passione." Quello che è interessante, comunque, è capire in cosa consista effettivamente questo immaginario italiano che i membri rivendicano. Perché al di là della percezione che possiamo ricavarne noi, per alcuni del gruppo delineare l'appartenenza sembra essere più di una forma di folklore postumo.

Alcuni caricano spesso immagini in cui si evidenzia l'importanza della cultura italiana all'interno del paese in cui vivono, o postano richieste per sapere quanti membri, o parenti dei membri, abbiano combattuto per gli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale o in Vietnam. "Anche se non viviamo più in Italia da molto tempo," mi ha detto Mike B, "noi italo-americani siamo molto attaccati alle nostre radici, e molti di noi continuano a vivere a stretto contatto con la propria comunità di riferimento. Abbiamo sentito tutti le storie dei nostri antenati venuti in America come immigrati per crearsi una vita migliore, e siamo orgogliosi di poter dire che siamo italiani."

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A un vero italiano, però, i contenuti proposti su WAI possono apparire un po' stereotipati. Ho passato ore a catalogare i pregi e le caratteristiche dell'immaginario italiano che i membri del gruppo amano esaltare, e si possono brevemente riassumere così: gli uomini italiani ricordano Joe Pesci in Quei Bravi Ragazzi, e le donne italiane sono come Marisa Tomei in Mio Cugino Vincenzo. Non sono io a fare questi paragoni: il gruppo è pieno di meme goliardici con questi due protagonisti, che fungono da perno per evidenziare le caratteristiche dell'italianità. Il maschio italiano è incazzoso, simpatico, fa comunella omertosa con gli amici, ed è ossessionato dalle belle donne. La femmina italiana è incazzosa (ma dolce con il proprio uomo), testarda, bellissima, e si intende sia di cibo che di motori.

Al di là degli stereotipi, poi, ci si rimane un po' male per il fatto che i film, le canzoni, e i personaggi che si utilizzano per innalzare lo stile italiano non sono mai veramente italiani. Praticamente tutti i loro idoli sono italo-americani: Ernest Borgnine, Freddy Cannon, Perry Como, Julius La Rosa, Chazz Palminteri, oltre agli immortali Sinatra, Pacino, e De Niro. I pezzetti di Italia che ho trovato su WAI sono davvero pochi: qualche foto di Sofia Loren o Gina Lollobrigida. L'unica altra vera personalità italiana rintracciabile sul gruppo è il "poliziotto coi leggings" (diventato virale anni fa), che è stato inserito nel meme "In Italy, even the cops are cool." Spesso si ha l'impressione che dell'Italia, e del contesto italiano, i membri di WAI sappiano poco. Ho trovato addirittura un post in cui alcuni membri si chiedevano se Benito Mussolini fosse effettivamente nato in Italia o ci fosse arrivato successivamente. Oppure è proprio una mancanza di interesse: We Are Italians spesso viene presa d'assalto da italiani autoctoni, che tentano di instaurare un dialogo con gli altri membri del gruppo, e di spiegare cose italiane. Criticano i piatti cucinati, e tentano di dare informazioni sull'attualità: nella maggior parte dei casi vengono ignorati, e spesso anche osteggiati—soprattutto sulla questione cibo, su cui i membri di WAI non vogliono sentire ragioni: se critichi, sei un bastardo (anche a ragione, diciamolo). "We have our problems here" è la risposta esaustiva che ho trovato, facendo ricerca, sotto a un post in cui una ragazza tentava di sapere l'opinione del gruppo circa il dibattito Di Maio-Mattarella al tempo della creazione del governo giallo-verde. Mike B, però, rifiuta questa mia opinione: "su We Are Italians non si vedono post con informazioni su nessun posto! Penso che gli italo-americani sarebbero molto interessati ad avere più informazioni sull'Italia. Molti hanno viaggiato, o hanno sempre desiderato viaggiare, in Italia per vedere da dove provengono i loro antenati. Personalmente ho avuto il piacere di farlo con i miei nonni, ed è un'esperienza che ricorderò e apprezzerò per sempre. L'Italia è un paese molto bello pieno di grande storia e il cibo è il migliore del mondo."

Insomma: questo luogo digitale in cui, per una volta, l'identità italiana sembra essere vissuta con gioia, in realtà ha veramente poco a che fare con la penisola al centro del Mediterraneo in cui viviamo. I membri di WAI sono felici di festeggiare qualcosa in cui si rispecchiano loro—una cultura ibrida, come è normale e giusto che sia—ma non noi. Che da una parte è una cosa un po' triste, se ci pensate: gli unici italiani felici sono quelli che non vivono in Italia.

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