Una delle frasi più note di Anthony Bourdain è: “Il tuo corpo non è un tempio. È un parco divertimenti. Goditi il viaggio.” Fino a qualche anno fa questo mantra sembrava essere stato fatto proprio dai cuochi dei ristoranti di qualsiasi livello, dalla pizzeria allo stellato, e latitudine. La vita di stravizi raccontata da Bourdain in Kitchen Confidential sembrava essere routine per tutti gli chef che conoscevo: alcol, droghe, eccessi alimentari di ogni tipo. Poi, qualche anno fa, la tendenza sembra essersi invertita. Improvvisamente quei disgraziati articoli che, accompagnati da foto del prima e dopo, narravano con toni iperbolici della perdita di peso di una tale attrice, hanno iniziato a vedere come protagonisti gli chef.“Se come me non vieni da una famiglia ricca, devi mangiare agli staff meal, non puoi permetterti altro. Cerchi di sopravvivere”
Non posso fare a meno di vedere i rischi insiti in una deriva salutista, ma allo stesso tempo penso sia positivo che le nuove generazioni si approccino al lavoro nei ristoranti potendo permettersi di non portare il loro corpo a estremi di stanchezza e abuso
Dopo il turno avevo un eccesso di energia. E di notte vuol dire bere, fare tardi… fare la stronza se mi passi il termine. Ora sono cose che non mi appartengono più.
Libera Massa. Foto per gentile concessione dell'intervistata.
“Tutti noi chef dobbiamo fare qualcosa per l’ansia, lo stress e tutte le altre cose ci portano e bere o mangiare troppo”
Santiago Lastra Rodriguez. Immagine di Haydon Perrior.
“Come cuoco è molto comune avere dolore — in cucina sollevi continuamente pesi, fai sforzi ripetuti”
Antonia Klugmann. Immagine di Mattia Mionetto.
Ho partecipato spesso a festival enogastronomici e so per esperienza quanto sia facile finire per fare le tre di notte con diversi gin tonic sulle spalle. Ma per la Klugmann “I tempi dei viaggi e delle feste continue sono finiti. Non è produttivo comportarsi così. Io e i miei amici chef nei momenti ‘ludici’ comuni ci comportiamo da adulti — ma non penso che siamo particolarmente strani noi, la stessa cosa vale anche per chi ha un lavoro d’ufficio. La mattina devi comunque alzarti e andare a lavorare.” Certo, quello che differenzia gli chef da altre categorie professionali è che tendenzialmente un bancario non finisce il turno alle tre di notte, con una mezza bottiglia di champagne e un prosciutto aperto da finire.La Klugmann applica gli stessi ragionamenti di moderazione anche ai suoi piatti: “La mia cucina non è mai stata pesante. Quando sono al ristorante mi appesantisco subito e quindi applico accorgimenti volti ad alleggerire il più possibile i miei piatti. Ne faccio sempre una questione di bilanciamento: poche proteine, pochi grassi animali.” E come lei sempre più chef prendono le distanze dall’edonismo sfrenato che caratterizzava le tavole stellate fino a qualche anno fa, e scomodano parole come leggerezza o equilibrio per descrivere i loro menu degustazione, che non assomigliano più a faticose maratone di grassi saturi in cui arrivi in fondo sfinito.Never trust a skinny Italian chef, non fidarti di uno chef italiano magro, era il titolo di un libro di Massimo Bottura del 2014. Ora di chef apparentemente in salute e in forma ce ne sono sempre di più. Non è una questione di peso, quanto di una maggiore attenzione alla salute mentale e a quella fisica, mai così interconnesse come per chi fa questo lavoro. Non posso fare a meno di vedere i rischi insiti in una deriva salutista della cucina ma allo stesso tempo penso sia positivo che le nuove generazioni si approccino al lavoro nei ristoranti potendo permettersi di non portare il loro corpo a estremi di stanchezza e abuso palesemente dannosi. E se questo porta anche a rendere la mia digestione più facile, beh, non posso che esserne contenta.Segui Giorgia su Instagram.Segui MUNCHIES su Facebook e Instagram.“Non è una questione di peso, quanto di una maggiore attenzione alla salute mentale e a quella fisica”