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Perché in Italia partiti neofascisti come Forza Nuova possono ancora esistere

Dal 1952 a oggi solo, tre movimenti neofascisti sono stati messi fuorilegge. Perché è così difficile sciogliere i partiti neofascisti in Italia?
Leonardo Bianchi
Rome, IT
partiti-neofascisti
Foto via AdobeStock.

Sabato 9 ottobre, nell’ambito delle manifestazioni contro il “green pass” che si svolgono ormai da mesi, decine di manifestanti hanno assaltato e danneggiato la sede nazionale del sindacato Cgil a Roma. Per quei fatti sono state arrestate 12 persone, tra cui i vertici del partito neofascista Forza Nuova: il segretario Roberto Fiore, il leader della sezione romana Giuliano Castellino (che era in piazza nonostante varie condanne in primo grado e la sorveglianza speciale) e anche l’ex terrorista nero dei Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar) Luigi Aronica.

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Di fronte a un episodio di una simile gravità la destra ha espresso condanne piuttosto generiche, o direttamente nicchiato—come Giorgia Meloni, che ha detto di non conoscere la “matrice” dell’aggressione—mentre il centrosinistra, il M5S e il segretario generale della Cgil Maurizio Landini hanno chiesto la messa al bando dell’organizzazione neofascista.

Il deputato del Partito Democratico Emanuele Fiano ha annunciato la presentazione di una mozione parlamentare per chiedere al governo di emanare un decreto di scioglimento, perché “le scene di violenza a cui abbiamo assistito sono intollerabili per una democrazia.”

Non è la prima volta, ovviamente, che si avanzano richieste del genere; anzi, è un tema che si affaccia ciclicamente nel dibattito pubblico e parlamentare. Eppure, al pari dei saluti romani e dell’apologia di fascismo, la questione è molto complessa da un punto di vista giuridico.

Proviamo dunque a capire cosa prevede la legge, quali sono stati i precedenti e se c’è la possibilità che venga applicata in questo caso.

Cosa dice la legge sulla riorganizzazione del partito fascista in Italia

Le norme di riferimento sono principalmente due: la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione, che proibisce la ricostruzione del partito fascista, e la “legge Scelba,” approvata nel 1952.

In base al primo articolo di quest’ultima, si verifica una “ricostruzione” del partito fascista quando “una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista.”

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Nel farlo, precisa la legge, deve minacciare o usare “la violenza quale metodo di lotta politica,” propugnare la “soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione,” denigrare la “democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza,” svolgere “propaganda razzista” e infine compiere “manifestazioni esteriori di carattere fascista.”

L’articolo tre stabilisce invece che il Ministro dell’Interno, dopo una sentenza che accerta la riorganizzazione del partito fascista, può ordinare lo scioglimento e la confisca dei beni “dell’associazione, del movimento o del gruppo.”

I precedenti dello scioglimento di partiti neofascisti

Dal 1952 a oggi, tuttavia, questa disposizione è stata utilizzata soltanto tre volte.

La prima nel 1973, nei confronti del gruppo extraparlamentare e terroristico Ordine Nuovo; la seconda nel 1976 contro Avanguardia Nazionale, un movimento appartenente alla cosiddetta “eversione nera” e implicato nel “golpe Borghese”; e l’ultima nel 2000, contro il Fronte Nazionale di Franco Freda (a lungo sospettato di aver organizzato l’attentato di Piazza Fontana).

In quest’ultimo caso, lo scioglimento è stato disposto con un decreto del consiglio dei ministri firmato dal ministro dell’interno Bianco. La decisione era arrivata dopo la sentenza della Cassazione che, nel maggio del 1999, aveva sancito che il Fronte Nazionale era “un’organizzazione avente tra gli scopi l’incitamento alla discriminazione razziale.”

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Da allora, come detto, nessun altro raggruppamento neofascista è stato sciolto. Come sostiene una disamina dell’Anpi di Parma, c’è sempre stata un’interpretazione piuttosto restrittiva della norma, anche per “rispettare altre istanze costituzionali” che “tutelano i diritti degli individui” (tra cui la libertà di manifestazione del pensiero).

Un caso piuttosto indicativo, e per certi versi paradossale, è quello del movimento “Fascismo e libertà” fondato nel 1991 dal senatore del Movimento Sociale Italiano Giorgio Pisanò. Nonostante sia stato sottoposto a diversi procedimenti penali per la violazione della legge Scelba, i suoi fondatori e i suoi membri non sono mai stati condannati.

Le varie sentenze di assoluzione hanno precisato che contenere nel nome la parola “fascismo” non è di per sé una condotta idonea a ricostituire il disciolto partito originario. Inoltre, hanno stabilito i giudici, il movimento “Fascismo e libertà” non usa la violenza come “metodo di lotta politica” e non ha come obiettivo primario la soppressione della democrazia—e dunque, a norma di legge, non è passibile di scioglimento.

Per ricapitolare: finché una sentenza non stabilisce che si sta tentando di rifondare il Partito Nazionale Fascista, si può inneggiare a Mussolini e al fascismo, o manifestare con divise e bandiere fasciste (come succede da anni a Predeppio). Come riassume Il Post, un partito “può anche definirsi neofascista, a patto di poter dimostrare […] di non avere gli obiettivi antidemocratici” del partito fascista originario.

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È anche per questi motivi, pertanto, che movimenti esplicitamente neofascisti come CasaPound e Forza Nuova possono svolgere attività politica.

Il possibile scioglimento di Forza Nuova per ricostituzione del partito fascista

Arriviamo al punto: alla luce di quanto è successo a Roma, e soprattutto dell’assalto alla sede della Cgil, ci sono gli elementi per decretare lo scioglimento di Forza Nuova?

Ora, l’assedio non è stato effettuato solo ed esclusivamente da militanti neofascisti; tant’è che tra gli arrestati figura anche uno dei leader del movimento dei ristoratori IoApro, Biagio Passaro.

Ma come emerge da svariati video e dalle foto, ci sono pochi dubbi sul fatto che Roberto Fiore, Giuliano Castellino e gli altri neofascisti abbiano avuto un ruolo di primo piano nell’assalto, individuando l’obiettivo da colpire e aprendo la strada agli altri manifestanti.

A ogni modo, secondo il costituzionalista Alfonso Celotto non è così automatico. “La Costituzione è molto chiara,” ha detto all’Adnkronos, “non vieta nessuna opinione, neanche l’opinione fascista.” Certo: è vietata la riorganizzazione del partito fascista, e la legge Scelba ne chiarisce i contorni; ma sta agli inquirenti dimostrarlo, e ai giudici sancirlo. Altrimenti, aggiunge Celotto, “Forza Nuova, CasaPound, gli estremismi di destra […] vanno mantenuti perché rientrano nel pluralismo costituzionale delle idee.”

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Altri esperti, come il professore di diritto pubblico comparato Francesco Clementi dell’università di Perugia, ritengono invece che ci siano tutti gli elementi per disporre lo scioglimento di Forza Nuova. “Per come sembrano essersi svolti i fatti,” ha spiegato alla Stampa, “il caso rientra fra le fattispecie previste dalla legge Scelba, ovvero una manifestazione ripetuta ed evidente di metodi violenti.”

Per Clementi, inoltre, l’esecutivo potrebbe anche adottare subito un decreto legge di scioglimento “di fronte al conclamato ed evidente manifestarsi delle ragioni indicate dalla legge Scelba.”

Dello stesso parere è anche Antonio Saitta, professore di diritto costituzionale all’università di Messina. “La storia insegna che questi fenomeni vanno contrastati sin dal loro nascere,” ha affermato in un’intervista all’Adnkronos, “anche per non dare la sensazione che la Costituzione non sia in grado di reagire verso chi nega i principi democratici e di libertà.”

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