Attualità

Cosa succede adesso dopo le elezioni, in pochi pratici punti

Ora che Giorgia Meloni e la destra hanno vinto, quali sono i prossimi passaggi? Cosa succederà alla Lega? E al PD? Vediamolo insieme.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
Giorgia meloni premier
Foto di Marco Valli e Luca Santese del collettivo

CESURA.

Come avevano pronosticato pressoché tutti i sondaggi da due mesi a questa parte, la destra ha vinto a mani basse le elezioni del 25 settembre 2022 con circa il 44 percento dei voti scrutinati finora.

Fratelli d’Italia ha ottenuto più del 25 percento; appena cinque anni fa, vale la pena ricordarlo, era al 4,3 percento. Questa cifra è circa il triplo sia della Lega che di Forza Italia, che rispettivamente hanno preso il 9 e l’8 percento.

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La coalizione di centrosinistra, invece, è andata decisamente male. Il Partito Democratico è sceso sotto il 20 percento, ottenendo uno dei peggiori risultati da quando è nato nel 2007. Anche agli alleati non è andata benissimo: +Europa ha raccolto meno del 3 percento, mentre Impegno Civico (il partito dell’ex ministro Luigi Di Maio) è rimasto sotta la soglia dell’1 percento.

Il Terzo Polo, formato da Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi, ha preso circa l’8 percento. L’obiettivo di Calenda era superare la doppia cifra, altrimenti “sarebbe stato un insuccesso.”

Infine, il Movimento Cinque Stelle—che molti davano per spacciato dopo le scissioni e i cambi di leadership—ha tenuto botta, soprattutto nel sud Italia, arrivando quasi al 15 percento.

Infine, c’è da sottolineare che queste elezioni sono state le meno partecipate di sempre: ha votato il 63,91 percento, ben nove punti percentuali in meno rispetto al 2018. I dati più bassi si sono registrati in Campania, Sardegna e Calabria.

Ma vediamo sei punti chiave emersi da queste elezioni, per capire cosa potrebbe succedere d’ora in poi.

Cosa succede con il nuovo governo

Giorgia Meloni sarà la prima premier di estrema destra

Presentandosi nella sala stampa di Fratelli d’Italia intorno alle due e mezza di notte, Giorgia Meloni ha parlato di una “notte di riscatto, lacrime, abbracci, sogni e ricordi” e detto che dagli italiani “è arrivata un’indicazione chiara: non li tradiremo.”

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Nelle prossime settimane, dunque, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella affiderà l’incarico alla leader di Fratelli d’Italia per formare il governo. I tempi tecnici non sono brevissimi: considerando tutti i passaggi necessari—tra cui l’insediamento delle Camere e l’elezione dei presidenti di Camera e Senato—il nuovo esecutivo sarà nel pieno delle funzioni all’inizio di novembre.

La destra non avrà la maggioranza per cambiare da sola la Costituzione

Contrariamente alle proiezioni della vigilia, la coalizione di destra non ha comunque raggiunto la maggioranza dei due terzi: quella effettiva sarà di circa 115 senatori (su 200) e 235 deputati (su 400).

Non potrà dunque modificare la Costituzione—intenzione espressa più volte durante la campagna elettorale—senza passare da un referendum confermativo o senza coinvolgere altri partiti.

Inoltre, bisognerà testare sul campo l’effettiva tenuta dell’alleanza: su molti temi, a partire dalla guerra in Ucraina e il sostegno alle sanzioni contro la Russia, la posizione di partiti e leader è molto diversa.

La Lega di Matteo Salvini probabilmente non esisterà più

La Lega di Matteo Salvini ha avuto un netto crollo rispetto alle politiche del 2018 (il 17,3 percento) e soprattutto alle europee del 2019 (il 34 percento).

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Il risultato è stato particolarmente deludente in alcune roccaforti leghiste—su tutte il Veneto, dove il Carroccio si è fermato al 14 percento mentre Fratelli d’Italia è arrivato oltre il 32 percento.

All’interno del partito si sono già levate voci molto critiche nei confronti del segretario, che in questa campagna elettorale si è distinto solo per gli scontri con Giorgia Meloni, le live su TikTok e i peni in Ascii nella chat del suo canale Twitch.

Il commento più duro è arrivato da Gianantonio Da Re, europarlamentare trevigiano della Lega: “Questa disfatta ha un nome e un cognome: Matteo Salvini,” ha detto, aggiungendo che “dal Papeete in poi ha sbagliato, quindi si dimetta.”

Dentro il PD ci sarà l’ennesima resa dei conti

A proposito di rese dei conti, anche dentro il Partito Democratico si aprirà inevitabilmente una nuova fase. Già ieri notte, infatti, è iniziato lo sport preferito dei dirigenti di centrosinistra: l’analisi della sconfitta.

Il segretario Enrico Letta, in particolare, è accusato di non essere riuscito ad allargare abbastanza la coalizione; di aver fatto pasticci con gli accordi elettorali, soprattutto con Carlo Calenda di Azione; e di aver sbagliato toni e contenuti della campagna.

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Le dimissioni, stando alle prime analisi, potrebbero arrivare molto presto.    

Luigi Di Maio non sarà in Parlamento

Un altro risultato piuttosto clamoroso—in negativo—è quello di Impegno Civico, il partito creato da Luigi Di Maio a fine luglio del 2022 dopo l’uscita dal Movimento Cinque Stelle, che è rimasto sotto l’uno per cento.

L’ex leader del M5S è stato inoltre battuto al collegio uninominale di Napoli Fuorigrotta dall’ex ministro Sergio Costa del M5S: e questo significa che rimarrà fuori dal Parlamento, dopo dieci anni da deputato e cinque da ministro.

Altre persone che non vedremo in Parlamento: Vittorio Sgarbi, Emma Bonino, Monica Cirinnà, Simone Pillon.

L’Italia sarà osservata speciale dall’estero per un po’

Infine, le elezioni avranno sicuramente un impatto anche all’estero—e l’Italia sarà osservata speciale per un po’ di tempo.

Per la CNN, ad esempio, avremo “il governo più a destra dai tempi di Mussolini;” e lo stesso pensano altre testate o media internazionali.

Il successo di Meloni è stato inoltre salutato con grande entusiasmo da praticamente tutti i leader di estrema destra europei: da Eric Zemmour in Francia fino al premier polacco Mateusz Morawiecki, passando ovviamente per l’Ungheria.

Qualche giorno prima del voto, rispondendo a una domanda sulle elezioni nell’ambito di un evento pubblico, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva dichiarato che “se le cose andranno in una direzione difficile,” l’UE ha “gli strumenti per affrontarle”—e il riferimento, chiarissimo, era a una possibile “ungherizzazione” dell’Italia.

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