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La guida di VICE al referendum costituzionale

Il trionfo del No al referendum in 5 punti fondamentali

Matteo Renzi ha perso nettamente il referendum e si è dimesso, aprendo così una fase di grossa incertezza politica in Italia. Abbiamo messo insieme i punti più rilevanti che sono emersi con il voto di ieri.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

È mezzanotte inoltrata quando Massimo D'Alema, presentandosi davanti alle telecamere, si mette a ridere fragorosamente. "Oggi è una giornata bellissima, diciamo: ho pure vinto il derby," spiega ai giornalisti, sempre con un'aria estremamente ilare, come se avesse appena appena espugnato Palazzo Chigi e rottamato il suo ultimo nemico interno. E in effetti, almeno dal suo punto di vista, è andata esattamente così.

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Anche se un'eventuale vittoria del No era stata ampiamente pronosticata, un'affermazione così travolgente era molto meno scontata. Il No, come si vede in maniera inequivocabile da questa mappa del voto, ha vinto praticamente dappertutto—ad eccezione di Emilia-Romagna, Toscana e Trentino Alto-Adige.

Chiaramente, ci sarà tempo e modo di capire perché Matteo Renzi abbia incassato una sconfitta così sonora, e di analizzare più nel dettaglio il risultato referendario e tutte le sue implicazioni. Ed è per questo che, in una situazione ancora estremamente fluida, ha deciso di raccogliere i dati e i risvolti più o meno certi che sono emersi ieri notte.

PER UNA VOLTA, I SONDAGGI E GLI EXIT POLL CI HANNO PRESO

Dopo Brexit e le elezioni statunitensi i sondaggisti non hanno passato un bel momento, per usare un eufemismo. Ma a questo giro, pur trattandosi di un appuntamento elettorale completamente diverso, i sondaggi pre-voto e gli exit poll ci hanno beccato in pieno. Già dal tardo pomeriggio di ieri, ad esempio, giravano dati "semi-clandestini" che alla fine si sono rilevati sostanzialmente corretti.

PER ESSERE UN REFERENDUM COSTITUZIONALE, L'AFFLUENZA È STATA MOLTO ALTA

Essersi scannati così a lungo sul referendum, su Renzi e su tutto il resto evidentemente è servito a una cosa: spingere le persone ad andare a votare. Il dato sull'affluenza, infatti, è andato oltre le più ottimistiche previsioni e il dato finale si è attestato al 65,47 percento—ossia più di 33 milioni di elettori.

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Le punte più alte si sono registrate al Nord Italia. In particolare, in Veneto ha votato il 76,6 percento degli elettori; in Emilia Romagna il 75,8 e in Lombardia il 74,5. Al Sud invece l'affluenza è stata sensibilmente più ridotta: in Calabria ha votato poco più della metà dell'elettorato (il 54,4), mentre in Sicilia e in Calabria le percentuali sono arrivate al 56,9 ed al 58,9.

RENZI HA LASCIATO, MA POTREBBE NON ESSERE FINITO

Parlando poco dopo la mezzanotte da Palazzo Chigi, un Matteo Renzi a tratti commosso ha riconosciuto la sconfitta e si è assunto "tutte le responsabilità," annunciando la fine del suo governo. "Volevo ridurre il numero delle poltrone: la poltrona che salta è la mia," ha dichiarato.

"È stata una festa in un contesto in cui tanti cittadini si sono avvicinati alla Carta costituzionale," ha poi aggiunto. "Sono fiero ed orgoglioso della possibilità che il Parlamento ha dato ai cittadini. Il No ha vinto in modo straordinariamente netto."

Renzi ha infine concluso dicendo che "In Italia non perde mai nessuno. Io non sono così: ho perso. Non sono riuscito a portarvi alla vittoria . L'esperienza del mio governo finisce qui; in questa sala saluterò il mio successore, chiunque egli sarà, e gli consegnerò la campanella e il dossier delle cose che restano da fare."

Naturalmente, il futuro politico di Matteo Renzi è ancora avvolto dall'incertezza: non si sa se Matteo Renzi abbandonderà anche la carica di segretario del Partito Democratico (martedì ci sarà una direzione nazionale straordinaria), né tantomeno se la sua carriera si sia chiusa una volta per tutte.

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I LEADER POLITICI DEL FRONTE DEL NO STANNO FACENDO A GARA PER INTESTARSI LA VITTORIA

Era ampiamente risaputo che il fronte del No fosse molto eterogeneo, e quindi non sorprende più di tanto che tutti stiano cercando di rivendicarsi il risultato—o comunque di leggerlo nella maniera più congeniale.

Tra i primi a parlare con la stampa è stato Matteo Salvini, che si è presentato a 5 minuti dalla chiusura dei seggi come se avesse appena vinto personalmente la Champions League e ha parlato di una "vittoria di popolo contro i poteri forti."

Silvio Berlusconi, con la solita modestia che lo contraddistingue, ha spiegato in un'intervista di essere stato lui il motivo del trionfo del No: "Sono stato decisivo, con la mia sola presenza in pochi giorni ho spostato almeno il cinque percento dei voti, anche molti di più. Senza di me non si va da nessuna parte."

Beppe Grillo, sul Blog delle Stelle, ha scritto che "ha vinto la democrazia" e che il voto ha due conseguenze: "addio Renzi, e gli italiani devono essere chiamati al voto al più presto." Luigi Di Maio, che ha tenuto una conferenza stampa alla Camera insieme ad Alessandro Di Battista, ha detto che "ha perso l'arroganza al potere" e che "da domani [oggi] siamo al lavoro per creare il programma del futuro governo del M5S."

La "sinistra dem," cioè la minoranza del PD, ha accolto con moderata soddisfazione il risultato. Roberto Speranza, ad esempio, ha detto che "eravamo nel giusto," per poi precisare: "Nessuno di noi ha mai chiesto le dimissioni di Renzi. Prendiamo atto che premier ha scelto una strada, e ora massima fiducia nel Quirinale. Il PD ha 400 parlamentari, non può che essere il perno della governabilità."

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RASSEGNIAMOCI: LA VITA POLITICA ITALIANA SARÀ UNA UNA CAMPAGNA ELETTORALE PERMANENTE

Se da un lato la Costituzione rimarrà così com'è, dall'altro le conseguenze politiche del voto sono ancora tutte da decifrare. Oggi Matteo Renzi dovrebbe rassegnare le sue dimissioni al Quirinale, e nei prossimi tempi Sergio Mattarella inizierà le consultazioni per un eventuale nuovo governo.

Toccherà principalmente al Partito Democratico, che ha la maggioranza sia alla Camera che al Senato (qui insieme ad Area Popolare), decidere cosa fare: andare ad elezioni anticipate; oppure dare la fiducia ad un governo "di scopo" che avrà il compito di riscrivere la legge elettorale.

Secondo i retroscena, il prossimo presidente del consiglio potrebbere essere Dario Franceschi o Graziano Delrio. Ma si tratta, appunto, di ipotesi al momento prive di ogni fondamento. L'unica cosa certa è che già da ora dobbiamo prepararci a una campagna elettorale permanente, e che quanto abbiamo visto finora è probabilmente solo l'antipasto di quello che ci aspetterà nei prossimi mesi.

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