Lo scorso dicembre il Corriere della Sera riferiva che decine graffiti di Bologna erano stati strappati dai muri—soprattutto nella prima periferia della città, dove "diversi cantieri in fase esecutiva stavano mettendo a rischio la sopravvivenza di importanti murales"—per essere poi custoditi in laboratorio "dopo un certosino lavoro di conservazione."Dietro a questa iniziativa c'era un gruppo di storici dell'arte, curatori e restauratori che facevano riferimento al presidente dell'istituzione culturale Genus Bononiae, ossia l'ex rettore Fabio Roversi Monaco, che coincidentalmente è anche uno degli uomini più potenti della città.
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Nonostante le proteste degli artisti coinvolti—loro malgrado—nella mostra, Roversi Monaco ha ribadito l'intento salvifico dell'esposizione dei murales strappati. "Noi le riteniamo opere d'arte, per questo le salviamo e le restauriamo," ha detto in un'intervista al Corriere. "Se un artista come Blu ne contempla la distruzione, la sua è una concezione alta, ma forse il tema non riguarda più solo lui."La risposta di Blu a queste affermazioni e questa mostra è arrivata tra la notte di ieri e questa mattina, con la cancellazione di tutte le sue opere dipinte nel corso degli ultimi vent'anni a Bologna.
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Qualche ora fa gli attivisti del Laboratorio Crash, che hanno aiutato Blu a coprire i suoi murales, hanno dichiarato di essere stati denunciati dalla polizia.
Le motivazioni del gesto dell'artista, comunque, le hanno spiegate i Wu Ming sul loro blog, parlando di una mostra che è il "simbolo di una città che va combattuta, basata sull'accumulazione privata e sulla trasformazione della vita e della creatività di tutti a vantaggio di pochi."Nel 2014, Blu aveva fatto lo stesso con le sue opere su due palazzi di Kreuzberg a Berlino, per protestare contro la gentrificazione del quartiere. "Dopo aver assistito ai cambiamenti avvenuti nell'area negli ultimi anni," aveva detto su Facebook, "ho pensato che fosse arrivato il tempo di cancellarli."Sul Guardian Lutz Henke—il co-creatore di uno di quei murales—aveva ulteriormente precisato che "fin dal primo momento della loro esistenza, i murales di Blu erano destinati a scomparire. La natura della street art è quella di occupare uno spazio per celebrarne la sua incertezza, essendo consapevoli della sua temporaneità e della sua fugacità."Quanto a Bologna, credo che la cancellazione delle opere di Blu non solo voglia ribadire questa natura della street art—e dunque sottrarla a un certo tipo di "privatizzazione" museale—ma evidenzi ancora una volta come questa città stia lentamente, e inesorabilmente, perdendo pezzi sempre più importanti della sua anima.Segui Leonardo su TwitterSegui la nuova pagina Facebook di VICE Italia: