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Dobbiamo parlare di Enrico Mentana

Attraverso la sua pagina Facebook, Enrico Mentana è diventato il Gianni Morandi delle persone che leggono articoli di approfondimento. Ma l'atteggiamento che ha nel rispondere alle critiche ci può dire anche qualcosa di più.

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via Facebook

Tutti ci sforziamo di creare intorno a noi un ambiente confortevole—è un'esigenza umana. Così, siamo costantemente affaticati dallo sforzo di eliminare dalla nostra percezione visivo/uditiva fattori disturbanti come la musica di merda, le situazioni di pericolo fisico, persone che votano il Movimento 5 Stelle.

Per quanto possiamo essere puntigliosi però, quest'oasi di pace non è mai abbastanza perfetta o silenziosa e il celestiale suono del coro di voci che ci dà sempre ragione viene sistematicamente strappato dal cugino che crede alle scie chimiche e sente l'impellente bisogno di parlarne—proprio con noi. Se non è il cugino è l'ex compagna di classe del liceo contro i vaccini perché causano l'autismo. O il collega che si chiede lo Stato italiano dov'è postando un pezzo di Biagio Antonacci.

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Nella vita quotidiana difficilmente si litiga con queste persone: c'è l'affetto, o semplicemente ci sono altre cose più importanti/più divertenti a cui pensare quando si è in loro presenza, e se si è abbastanza fortunati, si riuscirà quindi a svicolare da ogni possibile trappola verbale almeno fino al quarto amaro. Da lì in poi, essendo sopraggiunta l'ubriachezza, scatta anche l'Invincibilità: nessuna teoria sul complotto delle torri gemelle potrà più influire in nessun modo e quindi siamo salvi.

Dove si pone davvero un problema relazionale è paradossalmente dove queste persone dovrebbero essere più innocue, cioè sole all'interno delle loro case. Il fatto è che lì hanno Facebook. E con quello montagne di link, amici, status, articoli, opinioni, meme tutti furiosamente riversati nella timeline, che espongono a uno screening accurato delle loro convinzioni.

Tutti sappiamo quali sono gli effetti a lungo termine di questo genere di letture imposte: gotta, deperimento organico, afasia, comportamenti violenti con le persone care. Eppure lo stesso si cerca di limitare i propri interventi, sapendo che anche solo un singolo commento contenente un flebile "ma sai secondo me non è detto che i politici siano TUTTI LADRI indistintamente" porterebbe a una morte sicura e rapida a colpi di notifiche conficcate negli occhi e minacce in caps lock.

Come nei migliori film da botteghino, però, a un certo punto un vendicatore è giunto in soccorso di tutti coloro che si trovano in questa situazione: Enrico Mentana.

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Come sappiamo ormai proprio tutti dopo la storia di "webete" infatti, il direttore del TgLa7 ha deciso da qualche tempo di dedicare la sua pagina Facebook a una perenne conversazione sui fatti di cronaca con il suo pubblico, rispondendo personalmente alla gran parte degli interventi anche quando sono particolarmente improbabili.

"Webete" è solo l'ultima in ordine di tempo delle risposte ironiche di Mentana ai suoi commentatori pedestri, neanche fra le più divertenti e originali—il termine "webete" gira da un bel po', come è stato subito fatto notare, ma niente, sono tutti scoppiati d'amore.

1/2 Grazie a tutti per le segnalazioni di — Accademia Crusca (@AccademiaCrusca)29 agosto 2016

Fondamentalmente, la dedizione con cui Mentana si dedica ai suoi post e alle reazioni che generano e anche la capacità di dotarli di uno stile comunicativo riconoscibile non hanno nulla di moderno. Ricordano un modo di "usare internet" molto simile a quello di Gianni Morandi e altri non-sbarbati che sono riusciti a trovare un loro pubblico anche sui social, pur avendone loro stessi una percezione evidentemente distorta—come ha dimostrato lo stesso Mentana in più occasioni, soprattutto quando nel 2013 ha lasciato Twitter per i "troppi insulti."

In un certo senso è proprio questa loro peculiarità nel farne uso, più che i contenuti stessi che pubblicano, ad aver determinato il loro successo virale.

C'è da dire poi, che se dai delle risposte da Re Vincitore Nei Secoli Dei Secoli è chiaro che il tuo popolo accorrerà senza troppo sforzo.

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Anche a Ferragosto.

In genere poi gli analisti del webs sono competenti in un sacco di materie, per cui Mentana si trova a rispondere a dei Trivial Pursuit dell'Analfabetismo spaziando dalla politica estera

a una generica responsabilità della sinistra, domanda giustissima da rivolgere a un uomo che ha ripetutamente dichiarato negli anni di non votare

Senza ovviamente dimenticarci dell'immigrazione, potentissima preoccupazione di chiunque abbia una tastiera e problemi di comprensione del testo.

La probabilità di imbatterci in un qualche riflesso di populismo che tocca subire anche solo ascoltandolo nella propria quotidianità, insomma, è verosimilmente alta. È quindi abbastanza confortevole guardare qualcuno che fa quello che noi non abbiamo mai forza/voglia di fare, cioè combattere a sciabolate e argomentazioni il qualunquismo puzzolente di Facebook.

Inoltre spesso il tono delle risposte prende degli accenti aggressivi e questo in qualche modo contribuisce a nutrire l'istinto di rivalsa collettivo, chiaramente niente affatto interessato a un approccio costruttivo.

E qui c'è spazio per una rilfessione che vada per un attimo al di là dell'esaltazione collettiva nei confronti del personaggio. Come già detto prima infatti è difficile che i post di Mentana esprimano un qualche concetto politico azzardato o non condivisibile da chiunque abbia un po' di buon senso. Spesso si tratta di una saggezza abbastanza spicciola e conformista, ma proprio per questo rassicurante, consolatoria.

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A dargli quella patina da ultimo bastione della ragionevolezza è proprio il confronto con quanto di più basso abbia da offrire il Facebook e il registro degli iscritti al voto. Molto spesso questo bestiario internettaro non viene educato dal proprietario della pagina, e serve solo come benzina infinita per guadagnare seguito con risposte spiazzanti, se espresse dal direttore di un telegiornale.

Probabilmente Mentana—il Gianni Morandi delle persone che leggono articoli di approfondimento, in un certo senso—non sposta opinioni, ma non intende neanche farlo e c'è molta consapevolezza nella gestione dello strumento e nel dare risalto a temi specifici. Tanto il suo fascino rimane intatto agli occhi dei sostenitori del personaggio.

Non è neanche tanto per le conferme di quello che già sappiamo o pensiamo di sapere—per quello abbiamo tutto il resto della nostra ragnatela personale di social.

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