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Perché Montolivo è così odiato nel calcio italiano? Un'analisi in tre punti

L'esultanza del pubblico in seguito all'infortunio in Nazionale del centrocampista del Milan è il culmine di un sentimento che ha portato Montolivo a essere uno dei giocatori più bistrattati della Serie A.

Montolivo all'Europeo 2012, il punto più alto della sua carriera. Via Wikimedia Commons.

Del pareggio della seconda partita della Nazionale di due domeniche fa contro la Spagna, più che qualche azione di gioco o scelta tattica, la memoria collettiva conserverà l'infortunio di Montolivo. Il centrocampista del Milan, a seguito di un contrasto con Sergio Ramos, ha riportato una rottura del crociato che lo terrà fuori dai campi per ben sei mesi—un'eternità se si considera l'età di Montolivo, un trentunenne all'alba della fase calante della carriera. E una situazione in generale spiacevole, che nella quasi totalità dei casi avrebbe generato empatia anche nel pubblico. Invece no, perché stiamo parlando di Riccardo Montolivo, uno dei giocatori più "odiati" del panorama calcistico italiano, che in tutto ciò è anche stato fischiato dallo Juventus Stadium al momento dell'uscita in barella.

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La scarsa considerazione di chi segue il calcio nei confronti di Montolivo è nata, o è esplosa definitivamente, nel suo periodo milanista, con una cassa di risonanza per ovvi motivi superiore a quella dell'esperienza fiorentina. Sarà perché ritenuto indegno successore di una stirpe di capitani come Baresi e Maldini, o forse perché rappresenta l'operato di Galliani negli ultimi anni. Eppure Montolivo è stato uno dei migliori durante il primo anno di Milan, ovvero l'anno in cui sono partiti per 70 milioni Ibra e Thiago Silva e, contemporaneamente, sono arrivati diversi acquisti a parametro zero, tra cui Bakaye Traore e, appunto, Montolivo. Grazie alle prestazioni di El Shaarawy, nel 2012/2013 il Milan ha condotto una discreta prima parte di stagione. Con l'ingaggio di Balotelli, a gennaio 2013, la squadra è arrivata terza, posto valevole per il preliminare di Champions League.

Una rimonta dovuta anche allo spostamento di Montolivo in campo, in una posizione che ha fatto sì che il gioco passasse dai suoi piedi. Quel Milan ha sconfitto il primo Barcellona post-Guardiola per 2 a 0 nell'andata degli ottavi di finale di Champions League a San Siro. Quella sera, Montolivo è stato il migliore in campo di una squadra che praticamente non ha concesso mai occasioni agli avversari.

Ma dalla stagione successiva, la prima di Montolivo capitano, il Milan ha preso la piega che lo ha condotto alla mediocrità attuale: è stato l'anno dell'esonero di Allegri e dell'arrivo di Seedorf in panchina. Da allora ha cambiato ben sei allenatori in due anni. In questi due anni, non so quanto casualmente, l'unico periodo "felice" è coinciso con una crescita delle prestazioni del proprio capitano. Tra gennaio e aprile della scorsa stagione Mihajlovic è passato al 4-4-2, sistema piuttosto elementare ma che ha consentito alla squadra di ottenere un piazzamento dignitoso in classifica e stravincere il derby per 3 a 0. Montolivo è stato l'ago della bilancia, sia perché si intendeva con gli esterni, vera fonte di pericolosità, sia per la sua importanza in difesa. I dati parlano chiaro: nello scorso campionato Montolivo è stato il secondo tra i centrocampisti della serie A per numero di palloni intercettati.

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Quindi, come siamo arrivati a questo punto? Perché tanto accanimento nei suoi confronti? Davvero la sua lentezza è così proverbiale? Sarà l'origine tedesca? O forse perché in realtà è il figlio segreto di Amedeo Goria?

Leggendo e contestualizzando opinioni varie, ci sono tre matrici distinguibili: una dai confini più ristretti, legata al suo rapporto con Firenze; una legata in gran parte a Prandelli, e una derivante banalmente dai social e dalle pagine Facebook, e che sfocia nel rapporto stretto tra calcio e virilità.

MONTOLIVO VS FIRENZE

I primi in assoluto a esternare il proprio disprezzo nei confronti di Montolivo sono stati i tifosi della Fiorentina. Un sentimento che è nato come disappunto ed è sfociato in odio vero e proprio (che dura ancora oggi). Il DS Corvino l'ha comprato appena ventenne dall'Atalanta nel 2005, sborsando 12 milioni di euro. Da Prandelli è stato schierato sia da trequartista che da mezzala. Il 2007/08 e il 2008/09 sono stati gli anni in cui la Fiorentina si è qualificata per la Champions League; sono state le annate migliori di Montolivo, in cui ha anche ottenuto le prime convocazioni in Nazionale. Proprio con l'Italia, nel disastroso mondiale sudafricano, Montolivo ha iniziato a godere di maggiore stima nell'opinione pubblica. Con Pirlo acciaccato, Lippi ha deciso di affidarsi a lui. Ha creato hype nella prima partita contro il Paraguay, in cui è stato tra i pochi a non scottarsi col pallone tra i piedi.

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Nelle pagelle del giorno dopo è stato per tutti il migliore in campo, e anche nella partita successiva con la Nuova Zelanda è andato vicino al gol,

uscendo a testa alta. Le pagelle della Gazzetta dello Sport dopo la partita con la Nuova Zelanda. Dalla successiva partita contro la Slovacchia, ma anche nelle successive due annate in viola, in cui Montolivo è stato chiamato al definitivo salto di qualità, le attese sono state però tradite. Il contesto non era dei migliori: Prandelli era diventato il CT dell'Italia, né Mihajlovic né Delio Rossi erano riusciti a ridare una quadratura alla squadra (indicativa in questo senso la rissa tra l'ex tecnico della Lazio e Ljajic); sono state le peggiori stagioni degli ultimi dieci anni per i toscani. Dal pubblico sono arrivati proprio in quel periodo i primi fischi: Montolivo non è stato in grado di far cambiare rotta alla squadra, si accontentava del compitino—così si diceva. Una situazione che lo ha esasperato al punto da spingerlo a non rinnovare con la Fiorentina.

Si dice che nell'estate del 2011 il giocatore abbia rifiutato un'offerta della Roma, costringendo la Fiorentina a rinunciare a 10 milioni, perché svincolandosi l'anno successivo a parametro zero avrebbe potuto essere conteso da squadre di maggior prestigio. Un atteggiamento ratificato da un altro picco di spocchia toccato in quel periodo: a settembre 2011 il Milan ha pareggiato 2 a 2 al Camp Nou contro il Barcellona. Tra i titolari c'era Nocerino. Durante un incontro con Della Valle, pare che Montolivo fosse arrivato a lamentarsi della sua situazione usando proprio il milanista come metro di paragone: "Non posso vedere Nocerino che gioca al Camp Nou mentre io sto qui." È stato accontentato poco dopo. La stagione 2012/2013, quella successiva, è stata la prima con la maglia del Milan.

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L'INFLUENZA DI PRANDELLI Prima del passaggio al Milan, Montolivo è sceso in campo con l'Italia, durante gli Europei. Ha esordito da titolare nel match decisivo per la qualificazione ai quarti contro l'Eire. Da quel momento non è mai più stato sostituito. Il CT era Cesare Prandelli, suo primo estimatore dai tempi di Firenze. Non so se per affinità caratteriale o per una sorta di empatia verso il prototipo del giocatore incompiuto, ma l'ex CT ha sempre amato i centrocampisti che non hanno mai spiccato il volo: Cigarini, Aquilani e, appunto, Montolivo. Nel ciclo 2010-14 ha giocato in tutti i ruoli: regista, mezzala e poi trequartista, dove ha disputato tutti gli Europei. Probabilmente era più certo del posto da titolare lui che De Rossi o Marchisio.

Riccardo era il cocco della maestra, irrinunciabile anche nelle amichevoli. Certo, fino al 2012 i fatti hanno dato ragione a Prandelli, perché Montolivo aveva disputato un eccellente Europeo, ma la situazione è cambiata col passaggio al Milan e l'avvicinamento al mondiale brasiliano. Ecco, quando Prandelli avrebbe preferito convocare lui piuttosto che Verratti, ammetto di averlo detestato anche io. Era un vero e proprio feticismo quello di Prandelli, che anche nella prima conferenza stampa con il Galatasaray, la prima panchina dopo la Nazionale, ha dichiarato: "Quanto mi è mancato Montolivo? Tanto, non è un caso che fosse il giocatore con più presenze con me. Per la sua duttilità lui avrebbe risolto molte situazioni." Un'infatuazione comprovata dalle voci che avrebbero voluto un'offerta da 10 milioni del Valencia di Prandelli al Milan per Montolivo, se solo questi non si fosse infortunato contro la Spagna.

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Volendo esemplificare in termini sia calcistici che matematici, Montolivo : Prandelli = Giaccherini : Conte. Una proporzione che dice molto sull'influenza del carattere nel rapporto tra le coppie e l'opinione pubblica. Ogni aspetto del gioco della nazionale di Conte era curato nel dettaglio e Giaccherini era una delle armi tattiche principali dell'ex CT. Eppure il tifoso medio ricorderà più facilmente Conte incazzato che calcia la palla contro la Spagna piuttosto che le accortezze tattiche. La stampa ci ha bombardato per anni di concetti astratti come la grinta o il proverbiale cuore degli italiani che esce fuori nelle difficoltà. Questo è il segreto dietro il successo di Conte. Invertendo la prospettiva, Montolivo ha rappresentato per gli italiani l'alter ego in campo di Prandelli, col suo carattere pusillanime (dal punto di vista del tifoso italiano, ovviamente) e il suo codice etico. Una sorta di disprezzo della mediocrità che ci ricollega alle ultime due categorie di hater di Montolivo.

MONTOLIVO VS FACEBOOK

Come detto, la stagione 2012/13 è stata la prima in rossonero per Montolivo. Ma non è stata un'annata qualsiasi. Nell'autunno del 2012 abbiamo assistito all'esplosione su Facebook di Calciatori Brutti e di quelli che potremmo definire suoi epigoni o effetti collaterali ( Chiamarsi Bomber, Gli Autogol, Delinquenti prestati al mondo del pallone, ecc). Tutte pagine caratterizzate da alcuni topoi ricorrenti come il culto dell'ignoranza e i momenti amarcord. Per la prima volta i meme sono diventati parte integrante del nostro modo di vivere il calcio: il primo esempio è Moscardelli, tormentone durato ben oltre la data di scadenza, seguito a ruota dalla deificazione di Bobo Vieri e da Yakin che chiede il fuorigioco contro lo Schalke. L'astio del web nei confronti di Montolivo è nato invece negli ultimi due anni della gestione Prandelli: i meme più ricorrenti sono stati quelli che hanno ironizzato sulla sua lentezza, ma nell'ultimo periodo ci sono stati anche eventi e pagine che hanno preso le distanze da Montolivo capitano e che hanno affermato di sperare, anzi, che si ritiri. Per concludere, quindi, perché proprio Montolivo? Non vorrei farne una questione antropologica, ma il problema potrebbe in parte riguardare una concezione del calcio e dello sport in generale troppo legata ai concetti di machismo e potenza (cfr. Conte-Giaccherini). A supporto di questa teoria c'è il fatto che un altro calciatore italiano duramente criticato online sia Thiago Motta. Tacciati entrambi di eccessiva lentezza, tra i due scorre però una sostanziale differenza: l'astio nei confronti di Thiago Motta è biennale, spunta fuori solo quando a ridosso delle grandi manifestazioni il CT di turno si accorge della mancanza di centrocampisti all'altezza e allora è costretto a convocare Thiago Motta. Per il resto, la scarsa considerazione di cui gode la Ligue 1 permette a Thiago di tornare nell'oblio dell'internet italiano.

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L'ironia—non necessariamente innocua—nei confronti di Montolivo è invece una costante, e si manifesta a ogni passo falso del Milan. Lui e Motta, per quanto non siano Riquelme o Redondo , rappresentano un calcio ragionato, dai ritmi più compassati e che richiede il coinvolgimento e la precisione nei movimenti di tutti e 11 gli effettivi. La sua colpa parrebbe quella di non essere un leader nel senso primo del termine: non è un giocatore che cambia il contesto. Tende a farsi trascinare dalla corrente: si esalta in un sistema coeso, organizzato e con dei chiari principi (il 4-4-2 di Mihajlovic o la Fiorentina di Prandelli), ma naufraga laddove regnano improvvisazione e pressappochismo. Mentre il calciatore ideale del follower di Chiamarsi Bomber è in grado di segnare con un tiro all'incrocio da 30 metri dopo aver scartato cinque avversari, o tuttalpiù è un De Jong qualsiasi per via del suo "carisma".

Persino nel messaggio di ringraziamento per chi lo ha sostenuto dopo l'infortunio, nel tentativo di tirare una stoccata a chi "gli ha augurato rottura di tibia e perone," Montolivo ha parlato di carezze, di "crescita dell'educazione e del rispetto dell'essere umano," risultando fuori luogo pure nel rispondere.

La parola "carezza", in fondo, non fa altro che confermare tutto quell'immaginario che nel tempo si è creato intorno a Montolivo: lo sguardo spento, i Depeche Mode, la lentezza. Questo, unito al fatto di essersi trovato al momento sbagliato nel posto potenzialmente giusto per lui, ha fatto sì che Montolivo diventasse uno dei calciatori più odiati d'Italia.

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