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Cosa è successo all'Oasi SOS Natura in Veneto

Il ritrovamento di numerosi animali morti in piccolo allevamento in Veneto ha generato un dibattito su scala nazionale, e di chiaro c'è ancora poco.
Foto. Via

Il 22 maggio, Enrico Piva, animalista di Spinea e Presidente della SOS Natura Veneto ONLUS, un'area verde del comune in provincia di Venezia che ospita animali feriti di diverse specie, ha scoperto con orrore che numerosi esemplari di porcellini d'india, galline e anatre tra quelle a cui aveva salvato la vita erano stati brutalmente assassinati durante la notte.

A 24 ore di distanza dalla prima incursione, il 23 maggio, gli aggressori ignoti sono tornati per finire il lavoro iniziato durante la notte precedente e Il numero di animali morti dopo il secondo raid sale a 130.

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L'animalista decide di documentare il massacro con un video condiviso su Facebook, "Sono tornati a finire il lavoro—Guardate," spiega nel video pubblicato su Facebook, "Questi non sono umani—sottolinea—com'è possibile chiamarli così." L'allevatore minaccia i responsabili del gesto "se è opera di un umano, prima o poi ti trovo, e ti faccio fare la stessa fine."

In poche ore il video diventa virale, collezionando oltre 6.000 condivisioni su Facebook, e tutta l'Italia solidarizza con l'amante degli animali—Viene creato un evento su Facebook a sostegno dell'animalista, che in poche ore raccoglie più di 2.000 partecipanti, l'appuntamento è per sabato 28 maggio direttamente all'Oasi Animali.

Poco dopo il primo attacco le forze dell'ordine fanno partire le indagini: le prime ipotesi, formulate principalmente dal vociare sui social, tirano in mezzo dei vandali oppure, come sostenuto da Piva, una minaccia mafiosa—Nessuno ascolta Massimo Zaratin di Federfauna che ipotizza l'intervento di predatori come le volpi.

Secondo quanto raccontato dall'allevatore nel video, infatti, le tracce lasciate sui corpi degli esemplari ospitati non sono quelle di semplici animali—i porcellini gli sembrano essere rimasti schiacciati da un piede, altri agganciati con degli uncini. Inoltre, in quel momento, nessuno poteva escludere che qualcuno avesse introdotto di proposito un predatore all'interno del centro.

All'SOS Natura un altro raid nella notte NotiziePlus Venezia24 maggio 2016

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La notizia della vicenda si diffonde per tutta l'Italia: nel video, Piva invita gli utenti di Facebook a "dargli una mano", partono raccolte fondi, viene avviata una petizione di grande successo su Change.org con parole durissime per chiedere giustizia "RITENIAMO CHE QUESTE PERSONE, SE COSI' SI POSSONO DEFINIRE, SIANO UN PERICOLO PER L'INTERA' COMUNITA' E NON DEBBANO AVERE IL DIRITTO DI FARNE PIU' PARTE"—Addirittura qualcuno propone nei commenti al video di acquistare un sistema di videosorveglianza da installare nell'oasi per identificare i malintenzionati. I carabinieri della compagnia di Mestre, nel frattempo, compiono accertamenti per verificare se l'attività, una ONLUS che sorge su un terreno privato, sia in regola.

Pochi giorni dopo il massacro, tra martedì e mercoledì, le carcasse vengono sottoposte a esami autoptici e anatomopatologici nell'istituto zooprofilattico di Legnaro nel padovano, per stabilire le cause della loro morte. Il referto giunge a tempo di record e parla di morsi "compatibili con predazione da parte di animale, presumibilmente cane—Non reperite lesioni traumatiche attribuibili ad altra causa," Il testo non segnala nulla che possa indicare la presenza di esseri umani al momento delle due stragi. Non si fa riferimento esplicito alle volpi ma appunto a "canidi di piccola taglia."

Le ferite sarebbero state causate da denti canini distanti 4 centimetri l'uno dall'altro, come quelli delle volpi; inoltre, uno dei porcellini d'india presenta il ventre sventrato, come se il predatore se ne fosse cibato, mentre ad alcuni dei corpi mancano le zampe, come se fossero state staccate a morsi. Secondo gli inquirenti, gli "uncini" a cui era stato fatto riferimento dovrebbero coincidere con i segni lasciati dai canini della volpe. In questo periodo dell'anno, infatti, questi animali portano in giro i propri cuccioli per educarli alla caccia, aggredendo le prede non solamente per cibarsi. A comprovare la tesi, nell'oasi si troverebbero diversi escrementi di volpe.

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Secondo gli inquirenti, gli "uncini" a cui era stato fatto riferimento dovrebbero coincidere con i segni lasciati dai canini della volpe.

Il gestore dell'oasi ha risposto con un post su Facebook in seguito rimosso, ma riportato su Venezia Today: "Non posso credere che la gente sia così stupida da dare la colpa alla volpe," e poi spiega "Sono stati colpiti sul naso i conigli, sono stati massacrati i porcellini a bastonate, e a calci. È sparito un colombo con un'ala rotta. Sono sparite uova di germano reale in una notte. Magari la volpe aveva un marsupio! L'oasi è aperta per quello che è rimasto. Venite a trovarci. Ma in memoria degli animali morti non dovete credere a una volpe. Credete invece che il dare la colpa alla volpe diventi una buona copertura perché le indagini si fermino."

Il caso ha ricevuto una copertura mediatica notevole ed è stato dedicato grande spazio alle prese di posizione dettate dalle reazioni emotive immediate degli utenti: come ovvio, infatti, gran parte di coloro che hanno commentato la vicenda lo hanno fatto cercando un colpevole umano da condannare. Molti, Piva per primo a giudicare dalle sue dichiarazioni, non vogliono credere alle spiegazioni fornite dalle autorità e gridano al complotto chiedendo di fare maggiore chiarezza.

Resta da chiedersi quali siano i meccanismi psicologici che portano a reagire emotivamente in maniera così immediata—La spontaneità ha coinvolto anche il presidente della regione Veneto Luca Zaia, che dopo il secondo 'raid' ha condiviso la notizia scrivendo, "Non ci sono parole, se non la condanna senza appello per una barbarie che non può trovare alcuna spiegazione se non nelle menti malate, o tragicamente vuote, dei responsabili," spiega il presidente, "Ogni vita che si trova in natura rappresenta qualcosa di speciale e merita un'attenzione speciale," purtroppo Zaia sembra essersi dimenticato che la regione Veneto ha recentemente approvato una delibera per lo sterminio delle nutrie.

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Questa storia è l'ennesima dimostrazione del prevalere della nostra visione antropocentrica e urbana.

Questa storia è l'ennesima dimostrazione del prevalere della nostra visione antropocentrica e urbana, da generazioni sempre più distante dalla realtà di campagna, e che tende ad idealizzare la natura come un luogo ameno e a concepire gli animali come delle creature carine incapaci di fare del male. Purtroppo, invece, i predatori se riescono a portare a termine un attacco, ritornano sul luogo del delitto e ci riprovano, in questo caso, non solo per cibarsi, ma semplicemente per fare "pratica."

Secondo gli ultimi aggiornamenti, Enrico Piva è stato ricoverato nell'ospedale di Mirano dopo un malore dovuto allo stress subito in questi giorni. Nel frattempo, è nata una nuova pagina Facebook dedicata alla sua causa, perché secondo quanto dichiarato dall'allevatore quella precedente era "bombardata dagli interventi dei troll". Il sospetto che la strage possa attribuirsi anche alla sua inesperienza nel curare gli animali è venuto in mente anche alla Lav di Venezia che ha sostenuto il referto dell'Istituto Zooprofilattico.

"Le analisi eseguite dall'Istituto Zooprofilattico di Legnaro sui cadaveri degli animali trovati morti all'interno del rifugio di Spinea non lasciano spazio ad interpretazioni: si è trattato di un atto di predazione. Quindi nessuna vendetta personale, nessun regolamento di conti, nessun atto intimidatorio come all'inizio aveva ipotizzato il gestore del rifugio. Molto più semplicemente l'inadeguatezza della struttura ha dimostrato che quel rifugio non doveva esistere. Tutte le strutture che accolgono animali domestici e selvatici, sono costruite con adeguate recinzioni, necessarie per tenere all'esterno eventuali predatori. Gli uccelli sono detenuti in voliere di acciaio, mentre i piccoli animali alla sera o in assenza di personale, vengono ricoverati all'interno di strutture in muratura o in gabbie adeguate. Tutto ciò non avveniva a Spinea," si legge nel documento "il vero colpevole è il gestore del rifugio non l'animale che ha ucciso," ovviamente, andando a scorrere i commenti, anche in questo caso, qualcuno rifiuta la spiegazione data dagli esperti proponendo che ci sia sotto qualcos'altro.

Come riportato da NextQuotidiano, inoltre, sembra che l'associazione di Piva non sia, in realtà, una vera ONLUS. Dopo un dubbio iniziale avanzato dalla testata online, poco convinta da alcune anomalie nei codici fiscali riportati dall'Associazione, il gestore del gruppo Facebook 'Cosa succede a Spinea' ha riportato pubblicamente l'attestato che conferma l'esistenza dell'associazione, ma non ne conferma ancora la validità in quanto Onlus. La vicenda potrà essere chiarita soltanto dalle indagini.