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Perché Netflix ha fatto 'bene' a trasmettere lo speciale su Grillo

Personalmente, non mi dispiace affatto l’idea di vedere Grillo inquadrato finalmente di nuovo nella cornice giusta: l’intrattenimento.

Ho cominciato a litigare sullo speciale di Grillo su Netflix diverse ore prima che uscisse, per portarmi avanti, quando in attesa di poter polemizzare sul contenuto ho scelto di infastidire le persone prendendo immediatamente le difese del network.

Di fronte alla pioggia collettiva di lamentele e minacce di disdire l'abbonamento, la mia posizione era piuttosto semplice. Non ci vedo niente di strano o scandaloso nella scelta di Netflix: offre dei contenuti di streaming online e ne ha trovato uno particolarmente efficace sotto il profilo commerciale. Che altro dire? Onestamente, fatico anche a comprendere questa feroce richiesta di controllo "etico" della programmazione in una realtà come la nostra—dove la televisione pubblica ansima dallo sforzo di rendersi più efficace senza riuscirci, proprio per questa idea di "moralità" che si insinua nel palinsesto fino a renderlo onestamente poco fruibile ai normodotati. Inoltre non mi dispiace affatto l'idea di vedere Grillo inquadrato finalmente di nuovo nella cornice giusta: l'intrattenimento.

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Tutto ciò, chiaramente, lo pensavo senza aver nemmeno visto lo spettacolo. Venerdì mattina, dopo l'uscita, ho quindi cominciato a guardarlo avidamente per capire se davvero si trattasse di un comizio sotto mentite spoglie, una dichiarazione di guerra, una trollata di D'Alema o cosa.

E ora che l'ho visto posso stabilire che sullo spettacolo in sé non c'è molto da dire—che non sia una lamentela o qualcosa già espresso da chi, su queste pagine, l'ha definito "la morte definitiva della satira" di Grillo. Sotto il profilo "tecnico" la comicità di Grillo è assolutamente moscia e questo è il primo effetto della politica nella sua vita di artista. Se negli anni Novanta il suo modo polemico e urlatore di sostenere lo spettacolo erano accompagnati effettivamente da una ricerca nei temi e da contenuti discutibili, ma originali, qui sguazziamo proprio in area buongiornissimo kaffèèè.

Infatti, ogni rara volta che Beppe vulcano di idee abbandona la parabola/autocelebrazione per una gita nel mondo della comicità con delle battute non rivolte a se stesso il risultato è scadente. Alcune sono letteralmente ricilclate dai suoi vecchi show e hanno più di vent'anni. Nel corso dello spettacolo ci sono pochissime escursioni di questo genere, ma per dare un'idea dello spessore e della presa contemporanea basti sapere che fra i temi trattati abbiamo: i vegani che rompono il cazzo, i transgender che sono "donne col belino o uomini che parlano troppo", i telefonini qualcosa che ha "dentro un mondo" che però "può essere pericoloso", la stranezza di un butt plug decorato da Swaroski.

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La parte centrale dello show rimane invece la comunicazione semi politica, l'esercizio della sua neo lingua che fa dare di matto a chi ritiene sbagliata la sua presenza su Netflix. Probabilmente l'obiezione principale riguarda il fatto che la disonestà intellettuale della sua posizione permetta a Grillo l'uso di strumenti comunicativi che agli avversari politici sarebbero preclusi. Sono assolutamente d'accordo. Peccato che sia il meccanismo che regola la sua intera presenza politica sulla scena nazionale.

Grillo è lì esattamente perché la sua prassi politica è costellata di azioni e esternazioni precluse a una qualsiasi forza politica tradizionale, non fosse altro per storia del partito o senso di responsabilità. È la sua forza e non è una caratteristica su cui tornerà indietro. Arrabbiarsi per una delle infinite microscopiche ripetizioni di questo meccanismo, come questo speciale per esempio, vuol dire non aver capito il principio base della sua esistenza. Pensare invece che Netflix si stia schierando in qualche modo è semplicemente ingenuo. Netflix vende contenuti streaming online, e questo è un contenuto che funziona. Davvero non c'è nient'altro da dire al riguardo. Anche l'idea che un'azienda straniera debba in qualche modo preoccuparsi dell'opportunità politica di una determinata uscita in Italia mi sembra abbastanza difficile da applicare nella realtà. Perché dovrebbe essere Netflix a difenderci dal nostro stesso Parlamento?

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C'è però anche una questione più strettamente artistica riguardante questa scelta: lo show viene presentato come "il primo stand up italiano"—con una discreta faccia da culo, visto poi lo spessore comico. Una cosa abbastanza innegabile però secondo me, è che Grillo sia stato fra i pochi in Italia a coltivare una carriera, precedentemente alla sua vita politica, definibile come quella di uno stand up comedian e probabilmente l'unico con quei numeri a livello di tour e biglietti staccati.

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Rivedere adesso i vecchi spettacoli è abbastanza illuminante: c'era già tutto il corpus—il gombloddo, la ricerca fai da te, l'ambientalismo vago—ma al tempo aveva comunque una freschezza e una personalità evidenti rispetto alla satira politica standard che si respirava tutt'intorno. Una carriera, la sua, poi chiaramente svilita e rinsecchita dal finale semi parlamentare, ma lo stesso abbastanza rappresentativa da essere inserita fra i primi esempi di stand up italiano. Semmai ci si può lamentare che non si sia preferito fare una ricerca più tecnica e meno commerciale, cercare qualche nome "nuovo". Ma quindi chi avrebbe dovuto scegliere Netflix al posto di Grillo per uno speciale dal contenuto "nuovo" per la televisione italiana come uno stand up? Chi oggi in Italia ha la personalità e il seguito necessari per sostenere uno spettacolo di quel tipo e magari per aprire un mercato intero sull'onda del suo successo? E non è meglio che questo mercato si apra comunque, anche con uno show discutibile, proprio per tutti quei nomi "nuovi" che in una tv orba come la nostra fanno fatica a imporsi? Sono domande serie.

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Le risposte non le so.

Un'altra preoccupazione parecchio diffusa sia che questo speciale sposterà, in qualche modo, dei voti—un'eventualità che temo almeno quanto la possibilità che Civati diventi Presidente del Consiglio o che gli alieni decidano di contattarmi (cioè: nulla). Chi sia interessato alla sua dottrina politica può trovarne numerose secchiate in forma gratuita sul suo blog, sulla sua pagina Facebook e pressoché ovunque. Davvero non c'è bisogno di pagare un abbonamento a Netflix per chiarire i propri possibili dubbi. Né credo che l'ennesima noiosa ripetizione della liturgia grillina del vittimismo e della riscossa, la quale verrà vista da un quidicesimo delle persone iscritte alla sua pagina Facebook, possa davvero incidere sul dibattito collettivo nazionale.

Il conflitto principale rimane, ovviamente, la natura sporca del linguaggio di Grillo, l'ambiguità con cui si muove fra politica e spettacolo. La tentazione fortissima, a quanto pare, è quella di togliergli spazio. Facciamo molta fatica ad analizzare le possibili risposte politiche a una figura che per parecchi—me compresa—è spaventosa. Quindi il primo istinto è cercare di impedirgli quanto più possibile di diffondere questa sua narrativa pestilenziale. Il fatto è che non serve.

Bisogna togliere credibilità al suo discorso se lo si vuole contrastare, non spazio. L'energia che impieghiamo per difendere la Libera Indipendenza del Nostro Abbonamento Netflix sarebbe molto più utile nel cercare di comunicare al Paese il disastro che la prima prova di governo a 5 stelle sta portando sul territorio. Il rischio più evidente è un altro incistarsi collettivo come accadde con Silvione, un lamento continuo sul fatto che non potesse fare politica mentre macinava milioni di voti. Purtroppo Grillo la politica la sta già facendo, rassegniamoci. Fra i suoi strumenti ci sono l'intrattenimento e un solido uso dell'internet. Non esiste legge ad impedirglielo e soprattutto non esiste una preoccupazione popolare al riguardo. Facciamocene una ragione.

Per come la vedo io l'unico modo per sedare la—mia—paura è preoccuparsi di costruire dei modelli alternativi credibili, in grado di parlare una lingua comprensibile per tutte quelle persone che adesso sono così lontane dal linguaggio politico italiano da essere sensibili agli spettacoli di Beppe Grillo. Il che non vuol dire mandare Pisapia in feat con Crozza a fare il Dopo Festival, ma semplicemente ridare una veste comprensibile e ispirata alla sinistra italiana. Perché la base elettorale del Movimento non smetterà di votare, anche se questo dovesse cadere. Se si aspira a governare, sarà bene imparare a parlarle.

È importante, infatti, riportare il personaggio grillesco alla sua dimensione principale e più riuscita: l'intrattenimento. Ed è molto potente, al contrario di come hanno scritto in parecchi, il fatto che la teoria su cui è basato il Movimento 5 Stelle sia uno speciale comico in vendita su Netflix. Aiuta a ridirezionare la sua immagine e quella del suo fondatore.
Aiuta a rinforzare un ragionamento semplice:

Movimento 5 Stelle : Politica = Reality tv : Realtà

La cosa importante infatti non è fermare una delle n repliche della sua messa tirate su da Beppe Grillo, probabilmente neanche quella di maggior successo.
È ricordare a tutti che stanno guardando uno show. Che non fa neanche più ridere.