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religione

Ex preti, rabbini e monaci raccontano di quando si sono accorti che Dio non esiste

"Non odio la Chiesa... ma penso che sprechino un sacco di tempo, fatica e denaro per niente."
Ecce Homo di Antonello da Messina. Immagine via Wikimedia Commons

L'Occidente sta perdendo la fede. Secondo uno studio del 2015, la percentuale di americani che si identificano come cristiani è calata del 7,8 percento tra il 2007 e il 2014. E se è vero che c'è stato un aumento dell'1,2 percento negli americani che si identificano come religiosi ma non cristiani, il risultato è pur sempre che i credenti sono il 6,7 percento in meno.

Ma che succede se hai fatto della fede la tua carriera? Dopo anni di studi e seminari, dopo aver costruito una vita intera sulla fede, cosa fai quando ti rendi conto che il rapporto tra te e il tuo datore di lavoro è venuto meno?

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Il Clergy Project è un gruppo di sostegno online dedicato a ex religiosi che hanno intrapreso la via dell'ateismo. Nato nel 2011, il gruppo mira ad aiutare il clero pentito a fare i conti con le inevitabili questioni etiche e filosofiche che ti poni quando perdi la fede, e ad adattarsi a una vita lontana dall'universo spirituale.

Abbiamo chiesto ad alcuni religiosi del Clergy Project quando, come e perché hanno perso la fede.

SHLOMO LEVIN, EX RABBINO

Come rabbino, tua responsabilità è rispondere alle domande. Domande profonde, come "Rabbino, cosa succede dopo la morte?" e domande leggere, come "Rabbino, lo yogurt è kosher?" Ma invecchiando, ho cominciato a sentirmi sempre più inadatto a rispondere. Dover avere riposte è diventato un fardello. Dopo un funerale, le persone chiedono, "Se gli parlo il morto mi sente ancora?" Non lo so. E non posso dire che non lo so. Mi pesava dare risposte che sapevo avrebbero potuto ferire qualcuno. Per molti l'ebraismo ortodosso è una fonte di gioia. Se è quello che provano, non posso che essere d'accordo con loro. Ma a volte non è così. Ci sono persone nate per soffrire.

Ho trovato molto liberatorio non avere più un credo. È difficile vivere sapendo che c'è un dio nei cieli che ti punirà se non compi un certo rito a un certo orario in un certo modo. Così è più facile. Non mi manca.

JOHN GIBBS, EX PASTORE METODISTA

A vent'anni ho avuto una crisi personale, un po' come se avessi appena rotto con una ragazza. Mi ero laureato, ma non sapevo che strada prendere. Mi sentivo come se stessi andando alla deriva, stavo male. Ho cominciato ad andare in chiesa, e poco tempo dopo mi sono reso conto che era proprio quello che dovevo fare, seguire le orme di mio padre. Perciò sono entrato in seminario. Poi ho avuto una crisi religiosa. Non sono arrivato al punto di dichiararmi ateo allora, ma avevo dubbi su cose importanti per il cristianesimo, per esempio il fatto che Gesù partecipi dell'essere divino e la resurrezione. Non ci avevo mai creduto molto. Ho cominciato a considerare il cristianesimo un mito, e non in senso positivo. Da allora in avanti, ho iniziato a pormi la domanda, Che cosa ci faccio qui? e cercare vie di fuga.

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Per un anno ho predicato l'Antico Testamento e mi sono posto domande sulla mitologia cristiana. Quando ho deciso di andarmene, la mia congregazione ne è stata sollevata. Vedevano quello che stavo attraversando, e non era bello. Alcuni erano contenti, altri erano preoccupati per me. Ma penso che tutti fossero d'accordo: era meglio così.

La domenica non sapevo cosa fare, a parte andare in chiesa, quindi diciamo che non sono uscito dal giro… Poi mi sono reso conto che quello che stavo cercando, lì non l'avevo trovato. Molti pensano che non abbiamo abbastanza senso della comunità, mentre la religione si basa sul senso di comunità. Di sentirsi compreso. Ho cercato a lungo di importare nella società laica un po' di quei valori, per esempio il calore umano.

SCOTT, EX MONACO DELLA SELF-REALIZATION FELLOWSHIP

Ho sempre pensato che la vita non fosse tutta qui, non fosse solo quello che puoi vedere con gli occhi. Mi sono appassionato alle dottrine orientali all'università. Ero a una festa quando un amico mi ha consigliato di leggere Autobiografia di uno yogi di Paramahansa Yogananda [fondatore della Fellowship]. Mi ha dato speranza, e mi ha rassicurato sulle cose che speravo, ovvero che ci fosse altro—oltre a quello che vedevo. Una volta che mi sono unito alla Fellowship, mi sono reso conto che era soffocante. Ufficialmente non potevi leggere altri libri o vedere altri film. Ci portavano al cinema una volta al mese, con pellicole censurate. E lo stesso valeva per i libri. La realizzazione del sé non dovrebbe essere esattamente quello, realizzare te stesso? Era frustrante. Ecco perché mi sono allontanato. Non avevo dubbi legati all'esistenza o meno di un dio, era più che altro che non capivo perché un sistema che avrebbe potuto funzionare non funzionava. E ho cominciato a darmi le colpe, magari non mi esercitavo abbastanza etc. Ma poi mi sono reso conto che non ero io il problema, era il sistema.

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EJ JILL, FONDATORE DI UNA CHIESA RIFORMATA OLANDESE DEL SUDAFRICA

Sono nato in una famiglia che seguiva la Chiesa riformata olandese del Sudafrica, ma a 16 anni ho avuto un'esperienza soprannaturale, o almeno, l'ho interpretata così. Ero convinto che Dio si fosse rivelato a me, perché ero stato prescelto per un obiettivo particolare. Per quasi 21 anni ho passato tutto il mio tempo a studiare la Bibbia. Lentamente ho cominciato a considerarla da un punto di vista più critico. Presto ho scoperto che il Dio della Bibbia approvava cose che io non approvavo: aborto forzato, schiavitù, misoginia, inganno. Mi sono reso conto che tutti noi non facevamo che confortarci che quello che su volevamo o pensavamo, dio era d'accordo. Le "vocine" nella testa sono le nostre, non di dio. Perdere la fede è stata una delle cose peggiori che mi siano successe: il mio mondo è crollato in pezzi. Ho perso gli amici. Mia moglie. La credibilità. avevo già lasciato il mio impegno di pastore un paio d'anni prima per iniziare un culto cristiano alternativo. I miei seguaci, online e offline, erano distrutti. Ho ricevuto moltissime mail di odio, critiche, richieste di spiegazioni.

Non odio la chiesa. Amo le persone. Anche quelle che non sono d'accordo con me. Anche quelle a cui non piaccio. Nonostante quello in cui credono, le parrocchie nutrono, vestono, accolgono ed educano molte persone. Non ricordarlo sarebbe disonesto.

Per quanto mi riguarda, comunque, penso che i fedeli sprechino un sacco di tempo, fatica e denaro per niente.

DREW BEKIUS, EX PASTORE BATTISTA

Ero parte di uno di quei gruppi di preghiera che pensano che devi sempre mandare avanti, da qualche parte nella tua mente, una conversazione con dio. A un certo punto mi sono reso conto che stavo chiedendo a dio di rafforzare la mia fede, di farmi dimenticare i miei dubbi. La Bibbia ti promette che se lo cerchi e glielo chiedi umilmente, dio rinnoverà la tua fede. Gli dicevo, "Ok, io ti ho cercato. Ricostruisci la mia fede. Aiutami. Per l'ultima volta. L'hai promesso tu. Quindi rinnova la mia fede."

Quando sei una persona normale che va in chiesa, ti fai un sacco di domande ma ti puoi rispondere, Certo, sono una persona normale, non è il mio lavoro, non l'ho studiato, ovviamente non tutto ha senso per me. E pensi, Ma ha senso per il tizio che sta facendo il sermone. E invece noi siamo sul pulpito che pensiamo, No, non ha senso nemmeno per me. È come essere Dorothy che guarda dietro la tenda e vede che Oz non è altro che un tizio che maneggia delle leve. Anche per noi funziona così. Abbiamo guardato dietro la tenda, e abbiamo visto solo un sacco di leve.