Politică

Salvini che minaccia di togliere la scorta a Saviano è 'intimidazione attribuibile allo Stato'

Lo ha detto il Consiglio d'Europa, dopo l'ultima diretta Facebook del Ministro dell'Interno.
Vincenzo Ligresti
Milan, IT
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Grab via Facebook.

Ieri il Consiglio d’Europa—organizzazione focalizzata sui diritti umani e la creazione di un’identità culturale europea, da non confondere con il Consiglio dell'Unione Europea—ha definito l’annuncio da parte di Matteo Salvini di voler togliere la scorta a Roberto Saviano “un’intimidazione attribuibile allo Stato.”

L’organizzazione, con sede a Strasburgo, ha inserito il caso nella categoria “Harassment and intimidation of journalists,” ovvero tra quelli più rischiosi per l’incolumità dei giornalisti.

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Il riferimento è alla diretta Facebook, del 29 maggio scorso, in cui il ministro dell’Interno ha mandato un “grosso bacio a Saviano,” nel bel mezzo di “una revisione dei criteri per le scorte che impegnano ogni giorno in Italia più di duemila donne e uomini delle forze dell’ordine.” Per poi aggiungere: “Aggiorneremo i criteri valutando oggettivamente e tecnicamente, non politicamente, per simpatia o antipatia, perché il tema della sicurezza è troppo delicato. Ci saranno criteri oggettivi per verificare chi avrà più bisogno di più protezione e chi invece, non correndo più alcun rischio a detta dei tecnici degli uffici competenti, potrà fare a meno di quei carabinieri, poliziotti o finanzieri di scorta”.

Roberto Saviano è sotto protezione dal 2006, dopo la pubblicazione di Gomorra, libro denuncia sui metodi utilizzati dalla Camorra. Non è certo una situazione da resort a cinque stelle, e ci sono diverse interviste allo scrittore in cui è auto-evidente. Eppure, il caso Saviano è da sempre un chiodo fisso di Salvini.

Nell’agosto scorso, intervistato sempre sul tema da Serena Bertone ad Agorà, aveva affermato che "saranno le istituzioni competenti a valutare se corra qualche rischio, anche perché mi pare che passi molto tempo all'estero."

Poco dopo, Saviano gli aveva risposto con un video: "E secondo te, Salvini, io sono felice di vivere così da 11 anni? Da più di 11 anni. Ho la scorta da quando ho 26 anni, ma pensi di minacciarmi, di intimidirmi? In questi anni sono stato sotto una pressione enorme, la pressione del clan dei Casalesi, la pressione dei narcos messicani.” Concludendo con una ulteriore domanda: "E, quindi, credi che io possa aver paura di te? Buffone.”

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Nell’agosto 2017, inoltre, Salvini aveva sottolineato che dovessero essere giustificate “le misure di sicurezza per Saviano” per capire “dove andava a finire il denaro degli italiani." In un video per FanPage, anche in quel caso, lo scrittore aveva risposto che Salvini utilizzava delle “bufale,” non solo sulla narrazione sulla sua scorta, ma anche con tutte le fake news postate accuratamente su Facebook.

Il surreale dissing tra i due, in questi anni, alle volte è finito in maniera ancor più surreale. Per aver risposto più volte a Salvini, definendolo, al momento del Caso Diciotti, “Ministro della Mala Vita,” Saviano ha ricevuto una querela con carta intestata del Ministero dell’Interno.

Insomma, l’argomento Saviano è uno dei cavalli di battaglia di Salvini—vuoi in campagna elettorale, vuoi per cercare di mascherare possibili crisi di governo. E non è nemmeno l’unico giornalista su cui recentemente si è espresso Salvini—vedi alla voce Fabio Fazio, Lilli Gruber, Gad Lerner. Solamente che almeno in quei casi le dichiarazioni non sono una “minaccia” alla loro vita, per utilizzare una parola usata dal Consiglio d'Europa. Poi ci sarebbe il Tg2, ma quello è un discorso a parte.

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