Musica

A.Chal è pieno di contraddizioni, come la latin trap

Nato in Perù sotto un tetto di paglia, A.Chal è diventato un ponte tra la sua tradizione e la scena urban statunitense—ma, come ci ha spiegato, non sa bene come gestire la cosa.
achal exotica
Screenshot dal video di "Exotica"

Game Of Thrones è la cosa più famosa del mondo, o comunque se la gioca con i film della Marvel dato che c'è gente disposta a pagare 15.000 dollari per vederlo in anteprima. Non c'è quindi da stupirsi se chiunque ha l'opportunità di farne parte, in qualsiasi forma, lo fa. Soprattutto se si tratta dell'ultima volta che lo può fare, dato che al termine di questa stagione i nostri amici di Westeros ci faranno ciao ciao una volta per tutte. Ed è per questo che oggi sono qua a parlare di For The Throne (Music Inspired by the HBO Series Game of Thrones), un frullato di superstar della musica mondiale che si divertono a fare canzoni che mezzo c'entrano mezzo no con gli svisceramenti, gli amori incestuosi e i tradimenti sanguinolenti della loro serie preferita.

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Ci sono momenti un po' maldestri: dubito che Lil Peep stesse pensando a Arya Stark quando ha scritto le parole "She wanna make those fuckers cry" e non so bene che cosa c'entri Ty Dolla $ign che ricorda il suo amico scomparso Fredo Santana con le vicende di Westeros. C'è un pezzo orchestrale cantato da Matt Bellamy dei Muse che si alterna al microfono con una ragazza che canta in alto valyriano. Ma dopo che Ed Sheeran aveva messo il suo bel faccione roscio sullo schermo e si era messo a fare il menestrello nell'ultima stagione non è che potevamo non aspettarci un'operazione del genere.

Presi di per sé, i pezzi di For The Throne oscillano dal "meh" al "carino" al "divertente", con di mezzo qualche bomba a mano. Una di queste si intitola "Me Traicionaste". La cantano Rosalía, che probabilmente ben conoscete per come ha preso il flamenco e l'ha ribaltato come un calzino rendendolo una figata ipercontemporanea, e A.Chal, che probabilmente conoscete di meno. E anch'io non lo conoscevo bene finché non mi si presentasse la possibilità di incontrarlo a Milano.

A.Chal è un ragazzo peruviano che ha vissuto fin da quando era piccolo a New York e lì si è reso conto di volersi guadagnare da vivere scrivendo canzoni, nonostante la sua famiglia - mi spiega - gli avesse consigliato di trovarsi "un lavoro un po' più umile". E invece lui, sulla forza dei pezzi rap che scriveva da quando aveva 12 anni, decise di trasferirsi a Los Angeles per tentare la fortuna. Lì si guadagnava da vivere scrivendo canzoni per altri finché le sue, messe in un EP oggi mezzo svanito intitolato Ballroom Riots—un prodotto di R&B scuro che grida il nome di The Weeknd—gli regalarono un contratto discografico. I nostri colleghi americani lo definirono "la manifestazione sonora di un miliardo di notti tarde a L.A. alimentate da una tonnellata di droghe".

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Da allora A.Chal ha buttato fuori un disco all'anno: Welcome to GAZI nel 2016, ON GAZ nel 2017 e un EP, EXOTIGAZ, nel 2018. Come è successo a molti ragazzi sudamericani, il suo successo nella parte nord del continente è stato confermato una volta che altri artisti si sono messi a remixare sue tracce. Il primo fu un maestro di questa forma d'arte, French Montana, che mise una sua strofa su "Round Whippin'"; e poi arrivarono 2 Chainz e Nicky Jam a dare una rinfrescata a quella scura ballatina in levare che era "Love N Hennessy".

A.Chal si sente abbastanza a suo agio, in tutto questo, e mette la sua carriera prima di ogni altra cosa. "So che si parla molto di appropriazione culturale in casi come il mio", mi dice. "Un artista sudamericano che sfrutta i suoi colleghi americani per diventare famoso e viene a sua volta sfruttato da loro, che si succhiano i suoi numeri. Ma quando mi prendevano per il culo da ragazzino perché ero peruviano io volevo solo fare musica. E non erano solo gli statunitensi a farlo, erano anche gli altri ragazzi immigrati come me."

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Fotografia promozionale, credit: Rando

La sua musica, in fondo, è infatti relativamente poco localizzata: se non cantasse in spagnolo, spesso A.Chal potrebbe benissimo passare per un ragazzo di Toronto, di Atlanta, di Los Angeles: restando nel contesto dei suoi ultimi brani, "INDIGO GIRL" e "DÉJALO" potrebbero essere benissimo uscite dalla scuderia OVO da quanto sono fedeli alla narrazione sensuale-notturna lanciata da Drake e The Weeknd anni fa, mentre "PUMP FAKE" è pura trap illuminata da un luminoso cantato pop. "È quello che ascolto, è quello che faccio," mi dice lui, "ma penso sia fondamentale non dimenticare le mie origini."

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Che cosa significa, esattamente, questo? "Lavorando come autore ho avuto a che fare con un sacco di gente che non ha la minima idea della varietà di tradizioni dell'America Latina", mi spiega lui. "Per dirti, ho un rapporto viscerale con una musica che sento "mia" come la chicha, la cumbia peruviana. È quello che ho sempre ascoltato in famiglia. E quando mi sono trovato di fronte gente che metteva tutte le culture musicali del mio continente sotto un unico ombrello di 'musica latina' mi sono impuntato, e incazzato, per fargli capire che si stava sbagliando."

È fondamentale, secondo A.Chal, che ci sia un sentimento comune tra la sua gente - una voglia di cambiare il sistema musicale dall'interno sulla forza dell'unità. "Ho parlato con dei ragazzi che lavoravano qua quando sono arrivato", dice muovendo il dito intorno alla lobby dell'hotel in cui ci troviamo. "Ragazzi latini che mi sembravano soli. Sono andato lì, gli ho chiesto come stavano, mi sono fatto raccontare un po' di loro, di cosa ascoltano, di come vanno le cose qua. Posso diventare famosissimo, ma per me resterà sempre fondamentale mantenere un rapporto umano, toccare fisicamente le persone, parlare."

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Fotografia promozionale, credit: Rando

Chiedo ad A.Chal, quindi, come fa a mantenere l'equilibrio tra ambizione e umanità nei suoi pezzi. D'altro canto, questa persona che mi parla con gioia di comunità è la stessa che su disco sembra concentrata quasi solo su sé stessa, si tratti di affinare il suo rap o conquistare una donna. Lui mi risponde citando "Maradona", il pezzo che apre il suo esordio, manifesto di questa voglia di prendersi tutto: "Proprio come me, anche Diego era un ragazzo latino che ha fatto tutto quello che poteva per affermarsi come il migliore nel suo campo. Sto cercando di fare un po' la stessa cosa: fare il grosso su disco, restare umano nella vita reale. Lui era l'idolo di mio padre, e quindi anche il mio. È una persona che ha superato confini".

Tra i nomi che hanno messo la loro firma su EXOTIGAZ c'è anche quello di Rvssian, che dalle nostre parti conosciamo bene per essere stato il cavallo di Troia con cui Sfera Ebbasta ha iniziato a mettere il suo nome nel mercato della latin trap prima e della scena statunitense poi. A.Chal riconosce di essere fortunato ad aver lavorato con lui ("Quel beat, quella chitarra, è un dono di Dio") ma ha un rapporto abbastanza "conflittuale" con i significanti tipici del mondo musicale che evoca: il sesso, le donne, l'alcool.

"Ho pochi ricordi di quando ero piccolo, ma uno è il tetto della casa dove vivevamo in Perù. Per un paio d'anni avevo la paglia a coprirmi", spiega A.Chal, "e da quando ci siamo trasferiti negli Stati Uniti tutto ha cominciato a cambiare. Non sono mai stato davvero male, ma trasferendomi a Los Angeles ho cominciato a conoscere il culto del denaro. C'è gente che vive solo per quello, e anche se ormai ci sono dentro fino al collo devo ancora un po' capire come fare a sopravvivere." Nel frattempo, però, quel mondo notturno ed esclusivo lo canta più che bene. Ora l'obiettivo è riuscire a mettere anche in musica le belle sfumature emotive che trasmette di persona. Elia è su Instagram. Segui Noisey su Instagram e Facebook.

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