Politică

Salvini sta facendo di tutto per distogliere l'attenzione dallo scandalo con la Russia

Tra incontri irrituali al Viminale, sarcasmo e scaricabarile, il ministro dell’interno le sta provando davvero tutte—senza però riuscirci un granché.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
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Matteo Salvini con i leghisti Claudio D'Amico (sinistra) e Gianluca Savoini (destra), durante a visita a Mosca nel dicembre del 2015. Foto via Facebook.

Questa mattina Matteo Salvini ha incontrato al Viminale i rappresentanti di 43 associazioni di categoria e sindacati per confrontarsi sulla prossima legge di bilancio, promettendo la famigerata “flat tax” (che non è una vera flat tax) e altre ricette miracolose in vista della prossima manovra economia.

Inevitabilmente, un vertice così irrituale ha destato non poche perplessità. La prima delle quali è che Salvini teoricamente non è il premier, e i Cinque Stelle infatti non l’hanno presa benissimo—soprattutto per la presenza di Armando Siri, l’ex sottosegretario leghista recentemente rimosso dall’incarico dopo il coinvolgimento in un’indagine su un presunto caso di corruzione.

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La seconda è che quella di Salvini è apparsa più che altro come una mossa diversiva per non parlare della vicenda che negli ultimi giorni sta tenendo banco: ossia la trattativa per un grosso finanziamento illecito alla Lega tra Gianluca Savoini (ex portavoce di Salvini e presidente dell’associazione Lombardia-Russia) e alcuni emissari russi, tenutasi all’hotel Metropol di Mosca nell’ottobre del 2018 e fatta riesplodere dal sito americano BuzzFeed.

Già nel corso del fine settimana, Salvini sul punto è apparso parecchio nervoso. Nella conferenza stampa di venerdì 12 luglio il ministro dell’interno ha fatto sapere di ritenere “ridicola” questa inchiesta, aggiungendo che “non ci sono soldi russi” né “petrolieri russi,” e garantendo che “se c’è un rublo fuori posto sarò il primo ad arrabbiarmi.”

Incalzato dalle domande di un giornalista di Fanpage sulla presenza di Savoini a vari incontri ufficiali, Salvini ha ripetuto per ben sette volte di non averlo mai invitato alla cena a Villa Madama in onore di Vladimir Putin dello scorso 4 luglio, smentendo così—per l’ennesima volta—i legami con il suo ex portavoce. Come ha puntualizzato una nota di Palazzo Chigi, però, l’invito a Savoini era stato sollecitato da Claudio D’Amico, “consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale” di Salvini.

A tale proposito, la strategia di dipingere Savoini come un imbucato ad una festa delle medie non sta pagando un granché. Anche perché quest’ultimo è nella Lega da trent’anni, e sui social ci sono miriadi di prove che attestano l’intensa frequentazione tra i due.

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Svariate testate le hanno recuperate e messe in fila, dimostrando ad esempio che Savoini è sempre stato l’uomo di partito—insieme al leghista Claudio D’Amico, tra le varie cose appassionato di Ufo —che ha curato i rapporti con la Russia e il partito di Putin Russia Unita; sia ideologici (ne avevo parlato su VICE già cinque anni fa), che logistici.

In un’intervista del 2014 all’ Huffington Post, ad esempio, lo stesso ex portavoce si dipingeva come l’artefice della svolta “euroasiatica” di Salvini. In questa veste di consigliere, dunque, Savoini ha organizzato praticamente tutti i viaggi del leader leghista a Mosca e in Crimea, stando sempre al suo fianco e pubblicando le diapositive sulle proprie pagine.

Nel frattempo, sempre in questi giorni stanno continuando a uscire novità e aggiornamenti sul caso —e no, non sto parlando delle teorie del complotto su fantomatici coinvolgimenti francesi o del PD sulla pubblicazione dell’audio dell’incontro.

Oggi il Corriere della Sera ha intervistato il fondatore di Confindustria russa Fabrizio Candoni, che era a cena con Salvini il giorno prima della trattativa. L’imprenditore rivela di aver saputo che lo stesso Salvini sarebbe dovuto essere presente al Metropol, ma che gli aveva sconsigliato di andarci perché l’incontro era sospetto. “La prima regola che impari a Mosca,” ha detto, “è che non si partecipa alle cene con persone che non si conoscono e che non si mescolano mai business e politica.”

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Candoni ha poi definito Savoini e D’Amico “due idealisti animati dal fuoco sovranista” finiti “in un giro più grosso di loro,” e descritto il Metropol come “l’Ikea di Mosca”—cioè un posto molto frequentato, e in cui non parlare d’affari con sconosciuti. L’imprenditore è anche convinto che “non siano finiti gli audio” perché “ci sono quelli che escono e quelli che non escono.”

Passando sul fronte giudiziario, sempre oggi a Gianluca Savoini è stato notificato un invito a comparire davanti ai pubblici ministeri di Milano, che indagano per corruzione internazionale sulla presunta compravendita di petrolio per far arrivare fondi alla Lega.

Infine, il caso sta iniziando a provocare conseguenze anche in Europa. Come riporta l’ Huffington Post, la presidente designata della Commissione europea Ursula von der Leyen avrebbe cancellato un incontro con il leghista Marco Zanni, capogruppo di Identità e Democrazia (il gruppo “sovranista” di cui fa parte la Lega), prendendo dunque le distanze formali dal partito.

La sensazione è che questa volta, su una vicenda dai contorni molto opachi e ancora in pieno svolgimento, Salvini e il suo staff comunicazione non se la caveranno così facilmente con il sarcasmo sui “litri di vodka,” con l’ennesimo attacco alle Ong o con una foto di fiorellini.

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