Green Pass ristoratori
Foto saksit via Adobe Stock
Cibo

Quattro chef e ristoratori ci hanno detto cosa ne pensano del Green Pass

Abbiamo chiesto a quattro ristoratori cosa pensano dell'introduzione del Green Pass per pranzare o cenare al chiuso.
Giorgia Cannarella
Bologna, IT

“Credo che il vaccino sia decisamente più risolutivo delle misure sanitarie e di distanziamento sociale che abbiamo già messo in pratica”

Dal 6 agosto sarà obbligatorio il Green Pass vaccinale per pranzare o cenare al chiuso in bar e ristoranti. Si potrà entrare nei locali per consumare al bancone, pagare il conto, andare in bagno o simili ma non ci si potrà fermare al tavolo e consumare lì. Per ottenere la certificazione verde bisognerà avere già ricevuto la prima dose del vaccino, avere fatto un tampone (ovviamente negativo) nelle ultime 48 ore.

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Ovviamente sono già cominciate le proteste, comprese quelle più o meno plateali dei ristoratori, mentre c’è già chi ha introdotto l’obbligo di certificazione, come questo ristorante di Agrigento, per entrare nei propri locali. E purtroppo si constata un trend negativo: sempre più locali, quando annunciano pubblicamente il loro sostegno a misure più stringenti come appunto il Green Pass, vengono massacrati su siti e forum tipo Tripadvisor, come è successo ad esempio a La Ruzzoteca di Livorno, che ha ricevuto una valanga di recensioni a una stella con commenti tipo “Siamo tornati al 1933” o “Sostenitori della dittatura sanitaria”.

Come funziona il Green Pass al ristorante

I clienti dovranno mostrare il Green Pass cartaceo, o digitalmente sulla app IO o Immuni (e pare che a breve arriverà una app apposita). Il ristoratore, oltre a prendere la temperatura come ormai di consueto, dovrà con un’apposita app leggere il QR Code presente sul pass verde per controllare che sia valido o meno.

Uno dei punti più contestati è proprio il fatto che il ristoratore sarà responsabile nel caso uno dei clienti venisse trovato senza Green Pass a seguito di eventuali controlli: le multe per ristoratore e clienti vanno dai 400 ai 1000 euro, ma un esercizio commerciale rischia anche la chiusura di 10 giorni qualora le trasgressioni venissero ripetute in tre giorni diversi.

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Abbiamo chiesto a quattro ristoratori di diverse parti d’Italia qual è la loro opinione in merito al Green Pass, visto che saranno loro a doverci fare i conti, insieme all’industria dell’intrattenimento.

Piero Ling, Zheng Yang, Torino

Sicuramente avremo delle incombenze e delle responsabilità in più con l’introduzione del Green Pass, ma se ciò ci permette di lavorare in sicurezza e far passare ai clienti una serata piacevole e conviviale condivido le decisioni.

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Foto per gentile concessione di Zheng Yang


Zheng Yang è stato uno dei primi ristoranti cinesi d’Italia: ha aperto nel 1986 a Torino. Piero Ling, figlio del fondatore Ling King Chou, porta avanti il lavoro di custodia e racconto della tradizione cinese cominciato dal padre.

Ci spiega: “Io sono d’accordo sull’usare tutti gli strumenti possibili per far sì che si ritorni alla normalità, che tutelino non solo i clienti, ma anche noi che lavoriamo. La settimana scorsa una mia cliente mi ha fatto riflettere molto. Essendo immunodepressa non può vaccinarsi: il suo primo pensiero è andato alle tante persone nella sua situazione, soprattutto ai tanti bambini immunodepressi che, per l’egoismo di pochi, non potranno frequentare la scuola in presenza. Il suo mi è sembrato un grande senso di comunità. Penso che tutti abbiamo prima dei doveri che diritti. Sicuramente avremo delle incombenze e delle responsabilità in più con l’introduzione del Green Pass, ma se ciò ci permette di lavorare in sicurezza e far passare ai clienti una serata piacevole e conviviale — magari senza parlare del virus, per la prima volta da tanto tempo! — condivido le decisioni. Sono sicuramente decisioni forti, ma vanno assolutamente prese, soprattutto in situazioni di emergenza come questa, per tutelare la collettività.”

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Mariangela Fronterré, Cortile Arabo, Marzamemi

Il Green Pass non può avere un colore politico, è una questione di senso di responsabilità e senso civico, due cose che al momento non mi sembrano essere più un valore per molti

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Lo chef di Al Cortile Arabao Massimo Giaquinta. Foto di Rossana Brancato per gentile concessione de Al Cortile Arabo


Da qualche anno Marzamemi, borgo marinaro in provincia di Siracusa, è diventato una località turistica ultra-frequentata grazie alla bellezza della sua piazzetta.

Al Cortile Arabo lo chef Massimo Giaquinta propone una cucina basata sul pescato locale e sulla rivisitazione della tradizione siciliana. Con noi parla la maître e restaurant manager Mariangela Fronterré: “Considerato il momento storico che tutto il mondo vive da un anno e mezzo, e la situazione di imprevedibilità — che ha azzerato anche la nostra voglia di programmare — siamo assolutamente favorevoli alla richiesta del Green Pass, consapevoli del fatto che le misure di sicurezza non vanno mai abbassate. È nostro dovere garantire la sicurezza per quel che è di nostra competenza. Il Green Pass non può avere un colore politico, è una questione di senso di responsabilità e senso civico, due cose che al momento non mi sembrano essere più un valore per molti.”

Elisa Rusconi, Trattoria Da Me, Bologna

Come posso non essere d’accordo con qualsiasi cosa possa scongiurare una catastrofe economica e sanitaria?

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Foto per gentile concessione di Trattoria Da Me



Elisa Rusconi, chef e proprietaria della trattoria bolognese, l’avevamo già sentita in occasione del pezzo sulla trasmissione Quattro Ristoranti, si definisce “assolutamente pro-vaccini. Il nostro staff è completamente vaccinato e chi non c’è ancora riuscito è in attesa di farlo. Sono d’accordissimo all’utilizzo del Green Pass come strumento di tutela per staff e clienti. E mi auguro ci eviti un’ulteriore chiusura quest’inverno! Come posso non essere d’accordo con qualsiasi cosa possa scongiurare una catastrofe economica e sanitaria? Non vedo proprio nessun motivo per essere contraria. Anche per noi ristoratori è meglio lavorare in un ambiente il più salubre possibile — noi usiamo la mascherina ma chi è seduto no — e credo che il Green Pass sia decisamente più risolutivo delle misure sanitarie e di distanziamento sociale che abbiamo già messo in pratica.”

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Valentina Chiaramonte, Consorzio, Torino

Molti clienti che conosciamo hanno appuntamenti a lungo termine per prima e seconda dose di vaccino. Una famiglia di quattro persone che è riuscita a prenotare la prima dose solo tra un mese che fa per andare al ristorante?

Valentina Chiaramonte è la chef del ristorante torinese: “Siamo tutti a favore della vaccinazione ma in giro stiamo riscontrando non poche difficoltà. Molti clienti o persone che conosciamo hanno appuntamenti a lungo termine per prima e seconda dose di vaccino. Una famiglia di quattro persone che è riuscita a prenotare la prima dose solo tra un mese che fa per andare al ristorante? Questa situazione crea un disservizio anche nei nostri confronti. Siamo a favore della campagna vaccinale purché vada velocemente, altrimenti ci crea solo disagio.”

Indipendentemente dalle opinioni personali sui vaccini e sulla situazione del mondo della ristorazione, è innegabile che il Green Pass al momento lascia qualche perplessità, specialmente per chi risiede in regioni che sono in ritardo sulla campagna vaccinale e quindi non è ancora stato in grado di ricevere la prima dose.

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