Nel gennaio del 2016, Ian Andersen, ex allenatore delle squadre di hockey del Minnesota Wild e del St.John's IceCaps, ha deciso di lasciare i grandi stadi del Nord America per andare alla ricerca di nuove avventure sui ghiacciai più remoti del mondo.Posta sull'altopiano tibetano, poco a ovest rispetto al contestato confine con la Cina, e con un'altitudine media oltre i 4.500 metri, la parte est dello stato indiano di Ladakh è poco popolata. Per tre mesi ogni anno, quando le temperature scendono sotto i -20 gradi centigradi e le scuole chiudono per il freddo, i laghetti si trasformano in piste di ghiaccio naturali. È qui che bambini e ragazzi di tutta la regione si riuniscono alla ricerca di divertimento e avventura, e per controbilanciare i doveri della vita domestica e scolastica—sviluppando così anche forti autostima e senso di comunità.
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È stato durante la scorsa stagione, quando faceva il coach in Serbia per Hockey Without Borders, che Ian ha sentito parlare per la prima volta della ONG nordamericana Help Inc Fund, un'organizzazione che lavora con le persone ai margini della società nell'Himalaya occidentale. Ogni anno, questa organizzazione fa una raccolta di materiale da hockey e invita giocatori e allenatori nordamericani a impegnarsi per la democratizzazione di uno sport che un tempo era alla portata solo dei pochi fortunati che avevano accesso ai palaghiaccio del capoluogo, Leh. Oggi invece a hockey si gioca ovunque. Qui, tra gli antichissimi templi buddisti, i villaggi musulmani sciiti, e gli allevatori di yak, Ian ha passato diversi mesi facendo l'allenatore di hockey, e ha condiviso con gli abitanti di Ladakh la passione per questo sport.
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