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Una guida semplicissima per capire perché il premier NON lo eleggiamo noi

Alla domanda su chi sia Paolo Gentiloni, la risposta è stata praticamente una sola: UN ALTRO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NON ELETTO DAL POPOLO! Lo dicono i grillini, politici di destra e in moltissimi su Facebook—e chi non lo dice, a sua volta sfotte chi...
Leonardo Bianchi
Rome, IT

Nell'Italia post-referendaria, il weekend appena passato è stato abbastanza denso di novità politiche. Alessandro Di Battista ha sospirato per due minuti davanti alle telecamere di RaiNews (e noi abbiamo sospirato con lui), Matteo Renzi si è trasformato in Edmondo De Amicis per fare questo status sulla propria pagina Facebook, e l'ex ministro degli esteri Paolo Gentiloni è stato incaricato dal presidente Sergio Mattarella di formare un nuovo governo.

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Alla domanda su chi sia Paolo Gentiloni, la risposta più udibile è stata la seguente: UN ALTRO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NON ELETTO DAL POPOLO!!1 Lo dicono i grillini, lo dice Giorgia Meloni, lo dice Matteo Salvini e lo dicono in moltissimi su Facebook—e chi non lo dice, a sua volta sfotte chi lo fa.

Visto che la situazione è già abbastanza incasinata, sarebbe il caso di mettere fine a questo tormentone dell'ennesimo "premier non eletto da nessuno." Per questo, ho cercato di rispondere a un paio di domande.

CONCRETAMENTE, COSA DICE LA COSTITUZIONE?

Partiamo dalle basi, cioè dall'articolo 92 che regola la formazione del governo. Come mi spiega il professore di diritto Guido Saraceni—l'autore dello status qui sopra—la Costituzione "stabilisce in maniera chiara e inequivocabile che spetta al Presidente della Repubblica, non di certo al popolo, affidare al futuro Presidente del Consiglio l'incarico di formare un nuovo Governo. Per questo motivo, non ha alcun senso affermare che Letta, Renzi e Gentiloni non sono stati eletti democraticamente."

L'Italia, infatti, è una democrazia parlamentare e rappresentativa. "Questo significa," continua Saraceni, "che la stragrande maggioranza delle decisioni di indirizzo politico e legislativo vengono delegate dai cittadini ai politici—che hanno il compito di esprimerne la volontà in Parlamento. A tutto ciò dobbiamo aggiungere una precisazione importante: dopo essere stato scelto dal Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio è tenuto a presentarsi alle Camere—assieme al suo Governo—per ottenerne la fiducia."

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Insomma, il dettato costituzionale non è fraintendibile. Se si entra nel campo della pratica politica, tuttavia, le cose si fanno molto più complicate.

DA DOVE VIENE, QUINDI, QUESTA CONVINZIONE?

Il mantra del "premier non eletto del popolo" ha un successo trasversale e fa così presa perché, in fondo, fa leva su una prassi invalsa nel corso dell'intera Seconda Repubblica: quella per cui votando una coalizione, o un partito, si votasse più o meno automaticamente il suo leader (o premier in pectore).

Il primo ad aver alimentato questa leggenda è Silvio Berlusconi—seguito a ruota da tutti gli altri, va detto—che ha introdotto in Italia quello che il politologo Mauro Calise ha descritto come "la democrazia del leader." In soldoni: votare una coalizione di centrodestra equivaleva—a livello politico, non giuridico—a scegliere Berlusconi come premier.

Non a caso, l'ex cavaliere si è sempre definito un "premier eletto dal popolo," e dal 2011 a oggi continua a ripetere di essere "l'ultimo premier eletto dal popolo" e che vivremmo in una specie di post-democrazia (che detto da Berlusconi, insomma, è una cosa che fa venire un'ernia al cervello).

COSA C'ENTRA IL PORCELLUM CON LA STORIA DEL "PREMIER ELETTO DAL POPOLO?"

Moltissimo. Il famigerato Porcellum prevedeva che partiti e coalizioni potessero indicare il "nome e cognome della persona da loro indicata come capo della forza politica." Dal 2006, inoltre, il Partito Democratico ha organizzato primarie interne per designare il candidato alla presidenza del consiglio.

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Ad aggiungere confusione su confusione è arrivata anche la sentenza della Corte Costituzionale del 2014 che ha dichiarato incostituzionale una parte del Porcellum. Per quanto fosse scontata, la pronuncia è stata usata per ribadire (Luigi Di Maio, ad esempio, l'ha fatto a In mezz'ora) che il Parlamento eletto nel 2013 è illegittimo, e dunque lo sono anche i governi nominati da allora. Chiaramente è tutto perfettamente legittimo, e la stessa Consulta l'ha specificato: "[le Camere sono] organi costituzionalmente necessari ed indefettibili e non possono in alcun momento cessare di esistere o perdere la capacità di deliberare."

INSOMMA, DOVREMO CONVIVERE A LUNGO CON QUESTO TORMENTONE?

Non si può negare che il ritornello del "premier non eletto dal popolo" abbia un certo fondamento politico per come è cambiato lo scenario negli ultimi tempi. Nel 2013, nel caso in cui ce lo fossimo dimenticati, siamo andati a votare da un lato con Pierluigi Bersani candidato premier per il Partito Democratico, e dall'altro con il nome di Silvio Berlusconi nel simbolo del defunto Popolo della Libertà.

A quasi quattro anni di distanza—dopo mille torsioni, scissioni, aggregazioni e rimpasti parlamentari—siamo arrivati al punto che nei quotidiani si ipotizza un posto nell'esecutivo per Marcello Pera, come possibile dazio da pagare a Denis Verdini.

Il punto, spiega il professore Saraceni, è che ci sono stati "ben tre governi con un presidente del consiglio che non ha avuto un ruolo di spicco nella campagna elettorale. Dire che Letta, Renzi e Gentiloni 'non sono stati eletti' può significare esprimere una critica circa la legittimazione politica—non strettamente giuridica—del Governo."

Pertanto, avere una conoscenza (anche minima) della Costituzione è un ottimo antidoto alle battute su "Renziloni" e ai fotomontaggi con frasi del tipo: "+++ CI HANNO FREGATI ANCORA UNA VOLTA +++." Ma non si può fare a meno di registrare che a livello di legittimazione e soprattutto di rappresentanza ci sia davvero una montagna di problemi—problemi che i partiti, quando e se discuteranno di nuove leggi elettorali, e i commentatori vari non potranno semplicemente derubricare ad "analfabetismo funzionale."

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