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Attualità

Questi artisti hanno trasformato i rifiuti spaziali in un'opera d'arte

'Adrift', il porgetto multimediale di Cath Le Couteur e Nick Ryan racconta la storia dei rifiuti spaziali usando uno strumento musicale, un film e un sito internet.

CubeSat nello spazio. Immagine: NASA

Nel luglio del 2006, l'astronauta britannico Piers Sellers stava riparando la Stazione Internazionale Spaziale quando si accorse di aver perso la sua spatola. Nei due mesi successivi la spatola orbitò intorno ala Terra mentre il suo viaggio veniva seguito su schermi di computer. La spatola, che divenne famosa come Spat-sat, si disintegrò in poco tempo nell'atmosfera terrestre—ma la sua leggenda continua.

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La Spat-sat è protagonista di “Adrift”, un nuovo progetto di arte digitale della regista australiana Cath Le Couteur e del sound designer inglese Nick Ryan. Il progetto racconta la storia dei rifiuti spaziali attraverso un film, un'installazione sonora e un sito, che lavorano assieme per rendere più tangibile la storia dei detriti spaziali.

Siamo entrati in contatto con Le Couteur e Ryan su Skype per saperne di più sul film, su come creare un'installazione sonora ispirata dal muto cosmo e sui detriti spaziali in generale.

The Creators Project: raccontateci qualcosa di Adrift.

Cath Le Couteur: fondamentalmente volevamo raccontare la storia dei detriti spaziali, per noi così lontani. È un'idea che mi è venuta un paio di anni fa. Sono rimasta affascinata dalla storia dell'astronauta Piers Sellers che perse la sua spatola nello spazio. Più mi informavo più mi rendevo conto di quanto fosse stato pericoloso, la sua spatola avrebbe potuto danneggiare la Stazione Spaziale Internazionale. Ho fatto alcune ricerche e ho scoperto che esistono numerose categorie di rifiuti spaziali.

Un'astronauta americano perse il suo guanto. L'immagine di un guanto solitario che orbita sopra di noi è inquietante e malinconica, ma anche bella in un certo senso. Il nostro progetto finale prenderà la forma di un film, un sito e un'installazione audio che vuole raccontare la storia dei rifiuti spaziali in modo che il pubblico possa sentirsi connesso emozionalmente a essi.

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I rifiuti spaziali sono un problema reale?

Le Couteur: sì. La spazzatura spaziale sta diventando un grande problema. Ci sono più di 300 milioni di rifiuti nello spazio. Minacciano di danneggiare la Stazione Spaziale Internazionale e non c'è soluzione. Sta diventando un problema sempre più grave. Pensano che nel 2015 si verificherà una sorta di effetto Kessler, per cui ci saranno tanti rifiuti per cui si verificheranno numerose collisioni e si creerà sempre più spazzatura. Gli uomini hanno una sorta di predilezione per la spazzatura, non possiamo andare da nessuna parte senza lasciarci dietro rifiuti.

Oggetti artificiali in orbita attorno alla Terra che ormai non servono più a niente. immagine: NASA

Quali sono gli aspetti interessanti di questo fenomeno?

Le Couteur: ho semplicemente pensato che fossero molte le questioni sollevate da questa cosa. Ho iniziato a parlarne con Nick e abbiamo pensato all'idea di portare in vita questi oggetti. Volevamo personificare i rifiuti spaziali e fare qualcosa che avesse sollevato la domanda: è possibile connettersi con questi oggetti che orbitano silenziosamente sopra le nostre teste?

Abbiamo già riempito gli oceani di spazzatura. Credete che lo spazio sia la nuova discarica del genere umano?

Le Couteur: negli anni Sessanta, quando l'uomo arrivò sulla Luna, c'era un grande fermento per la tecnologia. Prometteva un futuro incredibile. Sono passati cinquant'anni e non siamo andati avanti più di tanto. Le promesse non sono state mantenute. Oggi tutti gli sforzi sono diretti alla robotica, il che è molto triste. C'è qualcosa riguardo la missione di esplorazione umana dello spazio che trovo molto interessante, ma capisco anche che è difficile giustificare le enormi spese che richiede. Ma è triste pensare che la mia generazione non vedrà mai un allunaggio o l'atterraggio su Marte. Dovremmo sviluppare tecnologie meno costose. Spero succederà.

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C'è stato una sorta di regresso tecnologico secondo voi?

Le Couteur: sì, assolutamente. È interessante: io e Nick ci siamo incontrati la prima volta a Londra, in un posto che si chiama Cyberia. Era il primo Internet café del mondo. Quel periodo era così esaltante, la tecnologia ci aveva aperto un nuovo mondo. Per esempio, abbiamo creato una diocesi virtuale per un vescovo, a cui venne poi dato il benservito dal Vaticano per essere pro-gay. C'era molto più ottimismo allora. Non avremmo mai pensato di arrivare a quest'epoca post-Snowden, dove sono tutti concentrati sulla sorveglianza e sul business. Ora ci sono solo i governi che controllano i cittadini, commercio e droni. Allora c'era molta più speranza per ciò che la tecnologia avrebbe potuto darci nel futuro.

Ryan: allora c'era questa ideologia hippie californiana erede degli anni '60, quel tipo di ideologia utopistica che mise le basi per cose come il social networking. Ma ora siamo di fronte a questo tipo di rivoluzione globale di commercializzazione del pensiero creativo che è fortemente cinica. Prendete la Apple. È totalmente disincantata. Le persone quando pensano alla tecnologia non pensano allo spazio o all'industria. Pensano alla tecnologia come uno stile di vita, il che è molto riduttivo e limitante.

Un buco creato dopo la collisione di un rifiuto spaziale con un satellite. Immagine: NASA

Diteci di più del vostro progetto.

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Ryan: abbiamo usato il suono per trasformare le informazioni. I suoni che senti rappresentano dei dati. Qualche anno fa, ho composto un pezzo intitolato “Cortical Songs” che era un tentativo di usare un'orchestra per suonare il ritmo dei neuroni attivati nel cervello dei mammiferi. Abbiamo usato un modello computerizzato biologico di un insieme di neuroni. Il risultato voleva rappresentare l'attività cerebrale in una bella forma. In questo progetto ho voluto dare una voce alle cose che normalmente sono silenziose. Per far sì che vengano ascoltate. I rifiuti spaziali, se fossero più vicini a noi, probabilmente farebbero molto rumore: ma dato che sono nello spazio rimangono totalmente silenziosi.

Come siete arrivati ad elaborare il progetto?

Le Couteur: Abbiamo sentito parlare della open call di The Space da alcuni amici. È strano, nessuno di noi viene dal mondo dell'arte. Io sono una regista: ciò che amo di The Space è la sua apertura a tutte le discipline artistiche. Non importa se sei uno scultore o un regista. È un posto dove sperimentare e ci sono ancora molti aspetti sconosciuti del nostro progetto. Sono fiduciosa del fatto che riusciremo a risolvere i problemi man mano che si presentano. Abbiamo creato due account su Twitter @Projectadrift e @problemadrift perché abbiamo già anticipato che avremo molti problemi.

Cosa volete dire con questo progetto?

Le Couteur: volevamo porre la domanda: possiamo connetterci con questi oggetti? C'è un modo per connettersi emozionalmente con ciò che succede sopra le nostre teste? Speriamo di suscitare questa domanda. Oppure possiamo suscitare altri pensieri? Suscita forse la riflessione sul fatto che abbiamo bisogno di nuove idee, dal momento che trattiamo lo spazio come trattiamo gli oceani?

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Ryan: il film avrà un fil rouge narrativo. Racconta una storia attraverso tre persone, un astronauta, un tizio che si occupa di individuare i rifiuti spaziali e un autore che ha mandato i primi detriti musicali nello spazio. Con l'installazione sonora vogliamo comunicare l'idea di questi relitti in modo fisico. È musica quindi la narrazione è meno presente.

L'osservatorio Zimmerwald, Svizzera. Immagine: Osservatorio Zimmerwald

In che modo?

Ryan: vogliamo costruire uno strumento. Si troverà in una stanza e le persone potranno venire a vederlo. Sarà tutto fatto a mano e recepirà i dati trasmessi in tempo reale dai relitti spaziali. La meccanica dello strumento cambierà nel tempo in base al percorso di questi oggetti. Lo strumento comporrà la colonna sonora del film. Il sito metterà assieme il film e l'installazione sonora. Vedrete il film online, la musica seguirà ciò che succede nello spazio mentre guardi il film. È una sorta di colonna sonora live del film.

L'installazione sonora per me è come un front-end fisico di qualcosa che altrimenti rimarrebbe informazione digitale. Quando abbiamo iniziato a lavorare non esisteva lo streaming online, ora è la principale piattaforma per i film. Il video è maturato in modo che ora possiamo presentare progetti multimediali e avere la controparte fisica che le persone possono visitare. Non pensiamo sia un progetto artistico digitale: vediamo lo spazio del web come una piattaforma articolata in diversi media.