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Tecnologia

Le pergamene bruciate dal Vesuvio sono di nuovo leggibili

Gli scienziati hanno recuperato un tesoro perduto due millenni fa.
Immagine: John Martin, La distruzione di Pompei ed Ercolano. Wikipedia.

Stiamo vivendo l’epoca d’oro del digitale. Oggi più che mai possiamo sfruttare le nuove tecnologie per svelare segreti del passato, in particolare quelli custoditi nelle pergamene. Il primo passo è stato digitalizzare quelle medievali, rese fragili dal tempo. Anche in Vaticano hanno lo stesso problema con i manoscritti più vecchi, e stanno già correndo ai ripari. Ora è il momento di occuparsi degli antichi papiri danneggiati dall’ira del Vesuvio durante la grande eruzione del 79 d.C.

In realtà ci stiamo lavorando da secoli. Secondo la BBC:

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Quando gli archeologi e i vari cacciatori di tesori esplorarono la Villa dei Papiri a Ercolano nel diciottesimo secolo, scambiarono le pergamene per pezzi di carbone e legni bruciati. Alcune vennero usate come torce o gettate nel fuoco… Ma una volta che si resero conte dell’errore—con buona probabilità grazie all’umbilicus, la bacchetta cilindrica di legno, d’osso o d’avorio, intorno a cui si avvolgeva il rotolo di papiro—la sfida divenne trovare un modo per aprirle.

Facciamo un passo indietro. Nel 79 d.C. il Vesuvio erutta con grande violenza, ricoprendo Pompei ed Ercolano di materiale vulcanico e consegnando alla storia gli sventurati abitanti della zona. Le rovine di Ercolano non furono esplorate fino al 1739, e la biblioteca fu tra le prime cose a emergere dai resti carbonizzati della città. Trovare un’intera biblioteca conservata dai tempi dell’antica Roma fu una scoperta straordinaria, ma c’era un problema: in quello stato i rotoli di papiro erano illeggibili.

Il Vesuvio aveva davvero rovinato quei testi millenari. Per lungo tempo, tutti i tentativi di leggere i papiri di Ercolano fallirono a causa della fragilità delle pagine e della compattezza dei rotoli carbonizzati. Solo srotolandoli si potevano causare gravi danni, più di quelli che potevano essere tollerati. E anche quando un cauto e meticoloso ricercatore riusciva a svelare una sezione del papiro, leggere quei testi vecchi di migliaia di anni non era certo facile.

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Nel 1999, i ricercatori della Brigham Young University gettarono letteralmente nuova luce sulle pergamene del Vesuvio. Usando la luce infrarossa, riuscirono subito a distinguere il testo dal resto del papiro. Non erano più “giornali bruciacchiati”, come li aveva definiti il papirologo Dirk Obbink alla BBC. Ora le parole erano visibili e leggibili.

Poco meno di dieci anni dopo, il passo successivo nella saga dei rotoli di Ercolano è stato l’introduzione della tecnica di imaging multi-spettrale. Con questa tecnica è stato possibile ottenere 16 diverse immagini della pergamena, ognuna a una lunghezza d’onda differente. Questo non solo ha reso leggibili i testi sulle pergamene più rovinate, ma ha permesso anche di distinguere i diversi tipi di scrittura.

Comunque sia, srotolare le pergamene era ancora un problema, così gli scienziati hanno continuato a cercare un modo per esaminare i papiri ancora chiusi.

Un valido tentativo è stato quello di Brent Seales, dell’Università del Kentucky. Lavorando su due pergamene ancora intatte, ha utilizzato delle tecniche di microtomografia computerizzata per cercare di “dispiegare virtualmente i rotoli”. La microtomografia ha una risoluzione maggiore delle normali TAC, perché permette di visualizzare su scala di micron invece che millimetri. Gli esperimenti su oggetti simili sembravano promettenti.

Ma le pergamene di Ercolano sono diverse da quelle testate in precedenza. Sono arrotolate così strettamente che neppure una scansione ad alta risoluzione ha potuto separarne i fogli. È necessario almeno un voxel—un pixel tridimensionale—di spazio tra di essi. “Queste scansioni mostrano la struttura interna dei papiri, incluse fessure, fratture e vuoti d’aria,” scrive Seales in uno studio. Tuttavia, prosegue, “una segmentazione automatica per separare i vari livelli della pergamena è virtualmente impossibile.”

Nonostante i problemi con la micro TAC, i ricercatori hanno continuato a testare nuove tecniche di visualizzazione digitale. Nel 2011, la Brigham Young ha annunciato di aver scannerizzato ben 1.600 delle circa 1.800 pergamene di Ercolano, producendo quasi 30.000 immagini ad alta risoluzione.

La BBC dichiara che finora queste tecnologie hanno portato alla luce una serie di scritti di uno studente di Epicuro e altri frammenti di scritti epicurei dispersi. Ma tutto questo non è che l’inizio. Ora bisogna cominciare a ricucire insieme i pezzi di questo mosaico digitale, analizzarli più possibile, e riportare in vita una biblioteca quasi estinta da una leggendaria calamità naturale.