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Un gruppo di neofascisti italiani ha distrutto un monumento a Tito in Slovenia?

Lo scorso 23 maggio, Casa Pound ha organizzato una manifestazione a Gorizia. Qualche giorno prima, alcuni "presunti neofascisti" italiani hanno sconfinato e distrutto un 'monumento' in onore di Tito in territorio sloveno.

La manifestazione di Casa Pound del 23 maggio a Gorizia. Foto

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Pochi giorni fa è caduto il centesimo anniversario dell'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale, e la ricorrenza è stata accompagnata da una grande sbornia collettiva di nazionalismo. Tra la solita retorica patriottica, la "rabbia per i due marò" e le comparsate di Salvini e della Meloni sul Piave, la commemorazione si è protratta per diversi giorni, prima e dopo l'iconica data del 24 maggio.

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Il 23 maggio a Gorizia si è tenuta una manifestazione nazionale organizzata da Casa Pound per "celebrare il centenario dell'entrata in guerra dell'Italia" e "ribadire che, oggi come ieri, alcuni italiani non si arrendono." Le parole d'ordine della manifestazione erano "'Risorgi combatti e vinci': un auspicio di vittoria e di rinascita per questa nazione."

Insieme a quella di Casa Pound si è tenuta anche una contro-manifestazione di protesta organizzata da antifascisti e centri sociali. La presenza di due cortei contemporanei di due parti politiche opposte aveva suscitato qualche tensione nei giorni precedenti l'evento, ma gli stessi esponenti di Casa Pound avevano rassicurato le autorità e la cittadinanza sulla natura pacifica della loro manifestazione.

"Non siamo mica come questi manifesti impuniti, questi talebani della porta accanto dei centri sociali, che devastano le città per incompostezza di spirito e narcisismo da social network," aveva detto lo stesso Iannone, parlando di quello che aveva definito "il fronte de quaccheri dell'antifascismo." Uno degli organizzatori, Nicola di Bortolo, aveva però puntualizzato che, "Noi veniamo a fare la nostra cerimonia. Se ci attaccano non scapperemo. Saremo in tremila." Pur con qualche tensione, le due manifestazioni si sono svolte senza incidenti.

Qualche giorno prima della manifestazione, invece, alcuni presunti "neofascisti italiani" avrebbero distrutto una scritta in onore del maresciallo Tito fatta di pietre bianche allineate e collocata sul versante sloveno del Monte Cocusso.

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La scritta "Tito" sul monte Cocusso, prima e dopo la distruzione. Foto

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Stando a quanto riporta il Piccolo—unica fonte in italiano della notizia fino a questo momento—i responsabili sarebbero stati colti sul fatto e fermati dalla polizia slovena, che li avrebbe poi rilasciati in quanto il sito non viene considerato, dal punto di vista formale, un monumento.

La ricostruzione fatta dai media sloveni è un po' più dettagliata: si parla di un gruppo di quattordici italiani, di cui alcuni minorenni, che sarebbero stati sorpresi da un residente della zona mentre distruggevano la scritta. L'uomo che li ha sorpresi sarebbe stato aggredito e messo in fuga a sassate; sarebbe quindi accorso un cacciatore che avrebbe catturato sette membri del gruppo e li avrebbe consegnati alla polizia. I sette sarebbero stati rilasciati in assenza di un reato da contestargli, dato che l'iscrizione distrutta non è un memoriale ufficiale.

Questa è anche la versione che mi ha dato Luca Tornatore, un ragazzo appartenente a Trieste Antifascista, una delle sigle che hanno organizzato la contro-manifestazione: "Si tratta di una storia che entra in dinamiche molto specifiche del confine," mi ha detto. "Sono scritte che esistono da decenni, fatte e curate dalle comunità locali. Ogni tanto capita che qualcuno le distrugga. Questa volta ha fatto notizia perché è successo a ridosso della manifestazione di Casa Pound."

Quando gli ho chiesto se, a suo avviso, le due cose potessero essere collegate, mi ha risposto che "probabilmente è così, ma come fai a dirlo? La fonte principale della notizia, la tv slovena, ha parlato solo di italiani 'presumibilmente neofascisti' e non si conosce l'identità di queste persone. Dato che sono state fermate, si presume che le abbiano identificate, ma i nomi non si sanno ancora—anche se sono pronto a scommettere che io li conosco già."

"Comunque, la gente della località dove si trova la scritta è parecchio incazzata," ha concluso, "e sicuramentte la ripristineranno a breve."

La fonte slovena ha riportato anche le parole di Miha Pogačar, segretario di un'associazione che si occupa della conservazione del patrimonio storico sloveno nella regione. "Sono stato molto sorpreso dal loro comportamento e dalla loro arroganza. Se questo fatto è legato all'attività di alcuni gruppi politici o di altro tipo, è quantomeno allarmante."

Nelle ultime ore la notizia ha avuto una certa circolazione tra i residenti della zona, e sui siti in lingua slovena il dibattito ha generato una valanga di commenti. Questi non sono mancati nemmeno sulla pagina Facebook del Piccolo, dove qualcuno inneggia al fascismo e si dice felice della cancellazione delle scritte. A ennesima riprova del fatto che ancora oggi le tensioni sociali nella zona sono ancora molto sentite.

Segui Mattia su Twitter: @mttslv