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Ho usato un'app di incontri per ricchi per vedere quante cose sarei riuscita a scroccare

Secondo i suoi sviluppatori, LUXY è "come Tinder, ma senza poveri." Ma oltre a servire ai ricchi per accoppiarsi tra loro, può essere usata in un altro modo: per scroccare quanta più roba possibile e poi scomparire nel nulla.

Foto di Dana Boulos (non ritrae l'autrice).

Le app di incontri sono state inventate per permettere alla gente di starsene comodamente seduta in poltrona mentre passa in rassegna foto di estranei con cui potrebbe voler andare a letto. Ma queste applicazioni hanno anche molte altre funzioni secondarie che non sono ancora state sfruttate al massimo delle loro potenzialità. Ad esempio, far credere a qualcuno che vi piace davvero, farvi comprare cose e poi sparire per sempre.

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Abbiamo deciso di testare questa funzione chiedendo a una ragazza etero di provare LUXY per cercare di scroccare più roba possibile, armata solo di uno smartphone e di una discreta faccia da culo. 

Mi piacciono lo champagne, i formaggi costosi e le lenzuola di seta. Purtroppo, però, ho scelto il lavoro sbagliato. Mangio solo pizze surgelate e non posso permettermi neanche una notte in un motel di Southampton.

Ovviamente non potrei nemmeno permettermi di stare su LUXY. Concepita come "Tinder senza poveri" questa applicazione ha una funzione per "verificare il reddito" dei suoi membri, così che solo i migliori partiti sulla piazza possano accoppiarsi tra loro. Secondo i gestori, tra gli utenti "belli e di successo" della app ci sarebbero amministratori delegati, atleti professionisti, medici, avvocati, investitori e celebrità. Per accedere a questo mondo esclusivo ho dovuto semplicemente registrarmi e convincere i miei potenziali pretendenti che ero davvero una di loro.

L'inizio è stato promettente. Nel giro di un paio di giorni e di qualche messaggio mi sono stati promessi voli in giro per il mondo, biglietti per l'opera e soggiorni in alberghi esclusivi.

Ma volevo scoprire quanto sarei riuscita a scroccare nel giro di una sola serata, unicamente in cambio della mia brillante conversazione. Ho passato tutto il venerdì sera e la mattina successiva a organizzare appuntamenti per la sera di sabato. Ho detto a tutti e tre gli uomini che avevo conosciuto su LUXY che ci saremmo incontrati a Sloan Square, a Chelsea, e mi sono presentata vestita con dei gioielli poco appariscenti e con un paio di brutti tacchi da gatta morta.

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Il primo appuntamento è stato con un uomo che chiameremo Piers*. Ci eravamo dati appuntamento per le cinque al Botanist, un bar di lusso a un angolo della piazza. Piers si è presentato con 20 minuti di ritardo, ma non ho avuto il coraggio di prendermela con lui (insomma, lo stavo pur sempre prendendo per il culo).

Piers non si è scusato per il ritardo. Io ho afferrato il menu ansiosa di bere gratis. Lui me l'ha chiuso, facendomi un sorriso che sembrava dire, "Cara, lascia perdere. Ci pensa Piersy."

È entrato a prendere da bere ed è tornato con un drink che si chiamava Lavender Bloom—il suo "solito", nonché il più costoso sul menu. Sapeva di naftalina e di potpourri. "Non importa," ho pensato. Avevo ottenuto il primo drink gratis e le cose stavano andando alla grande. Ora tutto quello che dovevo fare era parlare con lui. Si occupava di qualcosa di parecchio noioso che ha a che fare col diritto societario. Ascoltarlo parlare mi ha ripagato, perché poco dopo mi ha offerto un weekend a Parigi.

Quando gli ho parlato di me, ho cercato di attenermi il più possibile alla realtà per evitare di inciampare nelle mie stesse bugie. Mi chiamavo Hannah Ramazanov, ero mezza tedesca e mezza russa, ma ero cresciuta a Londra. Ero nata a Battersea, avevo ereditato una media company e passavo le mie giornate facendo compere da Harrods e investendo in arredamento. Ok, forse non mi sono poi attenuta così tanto alla realtà. A un certo punto devo essermi lasciata trascinare.

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"Hai un'aria familiare," mi ha detto. Io non l'avevo mai visto prima. Non frequento ambienti in cui gli uomini fanno bella mostra dei loro petti villosi e portano nomi come Piers, quindi ho sperato mi stesse scambiando per un'altra bionda qualunque di Chelsea. "Ci penso su mentre vado a prendere un altro drink," mi ha detto.

Questa volta è tornato con un cocktail a base di champagne. Faceva schifo quasi quanto quello di prima, ma l'ho buttato giù. Ha anche ordinato delle ostriche, un gesto che immagino sia la sua idea di seduzione. Tenendo uno di quei molluschi in mano, mi ha detto che molte persone le ritengono afrodisiache. Ovviamente—come tutto il resto del mondo—lo sapevo già. Piers stava iniziando a diventare stucchevole.

Ma non sono dovuta rimanere con lui troppo a lungo. Alla quinta ostrica ha avuto un'illuminazione: "So chi sei. Somigli all'autrice di un articolo che ho letto l'altro giorno." Ho riso, con la classica risata nasale da ricca zitella. "Impossibile," ho sbuffato. Lui ha tirato fuori il telefono per farmi vedere. Io ho detto qualcosa sull'incipriarmi il naso e mi sono dileguata.


A differenza di Piers, il secondo uomo con cui avevo appuntamento, Henri*, è arrivato alla stazione della metropolitana in perfetto orario. Mi ha subito detto che non aveva voglia di andare in uno dei locali di Sloan Square perché era una zona troppo pretenziosa. Così ci siamo spostati, siamo entrati in un bar e lui ha tirato subito fuori il porta carte di credito.

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Dopo altri due calici di champagne, le cose stavano andando a meraviglia. Mi ha raccontato del suo lavoro in una nota casa discografica. Dopo l'incidente con Piers ero un po' nervosa. Quando ha iniziato a parlare di etichette discografiche e giornalismo musicale ho pensato che fosse finita un'altra volta. Ma per fortuna sono riuscita a cambiare argomento, portandolo la conversazione sui Metallica e sul J-pop.

​Dato che Henri era meno borioso di Piers, tra un sorso di champagne e l'altro ho dovuto rispondere a molte domande. Dove abitavo? Come si chiamava la mia azienda? Dove si trovavano gli immobili in cui avevo investito? Mi chiedeva sempre più dettagli e, anche se cercavo di rimanere sul vago, cominciavo a confondermi. Ecco come dev'essere lavorare nel mondo delle pubbliche relazioni, ho pensato.

Le mie risposte vaghe sembravano incoraggiarlo a farmi altre domande. Mi ha parlato di LUXY dal suo punto di vista. "Le ragazze vogliono solo i soldi," mi ha detto sorridendo, prima di invitarmi a vedere un concerto di Lady Gaga per cui aveva dei biglietti VIP. Quando mi ha detto che voleva portarmi fuori a cena, ho pensato che mi stesse mettendo alla prova. In ogni caso, non ho potuto scoprirlo, perché avevo già preso altri impegni.

Dopo essermi scusata, sono corsa al mio terzo appuntamento, organizzato per le otto in un ristorante di Chelsea chiamato Colbert. Quando sono entrata, il maître mi ha chiesto a che nome era stato prenotato il tavolo. Iniziavo a essere un po' sbronza, e ho dovuto tirare fuori il mio telefono e controllare su LUXY il nome del mio terzo pretendente. "Tarquin*," ho detto. Mi ha risposto che c'erano due prenotazioni a nome Tarquin per quella sera alle otto, e mi ha detto due cognomi. Non avevo idea di quale fosse il mio. Per fortuna, in quel momento un uomo si stava sbracciando nella mia direzione. "Spero non ti dispiaccia," mi ha detto quando mi sono seduta, "se mi sono permesso di ordinare dello champagne."

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A questo punto avevo il tipo di fame che si ha quando si torna a casa sbronzi alle quattro del mattino. Sul tavolo c'era il cestino del pane. Ne ho presa una fetta, l'ho imburrata e me la sono ficcata in bocca come se stessi partecipando a una gara di abbuffate. Tarquin non sembrava dispiaciuto. "Mi piacciono le ragazze a cui piace mangiare," mi ha detto. "Scusami," ho risposto, "è da oggi a pranzo che non tocco cibo."

Quando è arrivato il cameriere, Tarquin mi ha chiesto di scegliere il vino. Ho scelto il rosso e ho lasciato che fosse lui a ordinare uno dei più costosi. Volevo mangiare qualcosa che non posso permettermi. Stavo per ordinare dell'halibut, ma non volevo sembrare dozzinale. Così ho ordinato il piatto di pesce più costoso sul menu e due porzioni di patate fritte come contorno, nel caso in cui le porzioni fossero striminzite come succede di solito nei ristoranti di lusso.

Abbiamo parlato dei suoi numerosi viaggi, di Chopin, di caccia e del nostro interesse comune: l'alta cucina. Non ci sono mai stati sottintesi sessuali: è stato come andare a cena con uno zio ricco. Ho ordinato un gelato costosissimo e quando poi è arrivato il conto mi sono scusata e mi sono diretta verso il bagno delle signore.

Mentre tornavamo alla stazione, Tarquin ha iniziato a fare piani per la settimana successiva: "Per prima cosa prenoto un tavolo al Savoy," mi ha detto. Dopo una breve pausa e un'occhiata piuttosto esplicita ha aggiunto: "Magari anche una stanza? La suite sarebbe l'ideale."

Quello è stato il segnale: dovevo andarmene. Ma avrei potuto scroccare molto di più. Henri mi aveva chiesto di vederci di nuovo dopo cena per bere altro champagne. Piers si era illuso che il nostro appuntamento non fosse andato poi così male e mi aveva già scritto per propormi di rivederci la sera successiva. Un altro tizio che avevo scartato quella mattina stava continuando a scrivermi. Era anche riuscito a trovarmi su Facebook.

Ecco, questo è il problema degli uomini che usano LUXY. Vedono qualcosa che gli piace ma non sono capaci di aspettare. Dopo ognuno di questi appuntamenti mi sono sentita come se avessi firmato un contratto. Loro mi davano tante belle cose e in cambio io ci sarei andata a letto. Era come in Pretty Woman, con la sola differenza che non volevo uscire con questi uomini tanto a lungo da scoprire se ne sarebbe nato qualcosa, ma solo quel tanto che bastava per mangiare e bere cose che costavano come un mese di affitto di casa mia.

*I nomi dei personaggi di questa storia sono stati cambiati per proteggere la loro identità.