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Povero PD

Siamo stati alla manifestazione "contro la povertà" del PD a Roma.

Sabato 13 aprile a Roma c’è stata la manifestazione del PD “Contro la Povertà”. Fino a tre giorni prima non si conosceva ancora il luogo preciso, ma era possibile prenotare i pullman per chi sarebbe venuto da fuori. L’idea era vaga, ma c’era: una periferia a caso della capitale, l’importante era che fosse povera. Poi finalmente è uscito l’evento su facebook: 470 persone si riuniranno alle dieci e mezza a Corviale.

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A Roma, il quartiere di Corviale è conosciuto come il “serpentone”. Un mega edificio di due palazzi paralleli che si distendono lungo quasi 1000 metri e che ospitano 1200 appartamenti. Un bel brivido. Alcune finestre e balconi che affacciano sul centro policulturale “Il mitreo”, dentro il quale si tiene la manifestazione del Partito Democratico, hanno le grate talmente fitte che sembrano gabbie. Ma oggi è una giornata di festa. E di povertà.

Il numero dei giornalisti e delle forze dell’ordine rispetto ai partecipanti è esagerato. Qualche anziano sul muretto mentre aspetta l’inizio della conferenza viene braccato da giovani volenterosi con gelato e telecamera. I giornalisti chiedono spesso: “Lei è di Corviale?” “E come si sta a Corviale?” C’è pure Alessandro Sortino, il roscio delle Iene. Anche lui fa le stesse domande ma in più contrae la faccia in espressioni di merda. Un cameraman davanti a me grida all’intervistato: “Mi devi dare le risposte cattive!” E quello gli risponde: “Ah fomentato!”

Io riesco a braccare prima un pensionato in tuta che mi dice: “No guarda non me ne frega un cazzo a me, io ho accompagnato solo mia moglie a prendere un po’ di sole dalla suocera,” e poi un siciliano vedovo, con quaranta nipoti, che si cicca addosso mentre parla della seconda guerra mondiale e mi dice che il Vaticano è una merda.

Alle dieci e mezza aprono le porte e ad accoglierci troviamo oltre a una piccola sala poco illuminata, sedie ammassate, un caldo tremendo, e pure Giorgio Gaber in filodiffusione. Su tutto il perimetro del circolo ci sono grandi schermi piatti che trasmettono immagini di preti, di Corviale, e di dati statistici sulla povertà italiana. Apre la conferenza Gad Lerner ma non si sente niente. Dopo dieci minuti di “shhhh” per ascoltare il presentatore accendono finalmente gli amplificatori e posso lamentarmi del caldo ad alta voce.

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Tutti gli interventi hanno avuto in comune una sola cosa: giustificare la scelta del partito di fare una manifestazione contro la povertà. Prima di sabato molti hanno ironizzato sulla cazzata di manifestare contro un luogo comune. “Un po’ come manifestare contro le mezze stagioni,” hanno detto. Le battute non facevano ridere ma il PD da parte sua non si è certo difeso alla grande. Marino, candidato sindaco di Roma, ha annunciato che “parte dei biglietti che si pagheranno per entrare nei musei della capitale andrà alle periferie.” Bersani invece ha tirato giù la solita metafora: “Ci hanno preso in giro perché parliamo di povertà. E la nave va giù! Se la nave affonda non va mica giù solo la terza classe: il motore della nave è l’uguaglianza.”

La partecipazione del pubblico è stata intensa, molte persone tra cui numerosi anziani hanno sempre ascoltato con attenzione. L’unico momento in cui non sapevano bene come comportarsi è stato durante un passaggio del discorso di Bersani. “Bisogna cominciare da chi non è agiato!” ha gridato il segretario, ritrovandosi come risposta un timido applauso. Con la mano col sigaro ha indicato allora il pubblico cercando di tirare su il clamore: “Siete voi eh! Siete voi!”

È in questo passaggio in particolare che mi appare evidente come una manifestazione politica sincera contro la povertà, per il PD sia un compito praticamente impossibile. Degli ottimi vuoti propositi. E allora mi accorgo che davvero sto assistendo al niente, sabato 13 aprile è un altro giorno in cui non è accaduto nulla, e del quale ci dimenticheremo presto. Lo squallore però non manca mai, e allora per dovere di cronaca di seguito riporto una rapida panoramica sui restanti momenti più trash della giornata:

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Alle dieci e trentuno all’ingresso della sala conferenze una sconosciuta mi spinge per urlare a tutti: “Andassero a morì ammazzati!”

La storia di Vincenzo: “Una volta conoscevo un ottico che sviluppava le foto e che una volta gli capitò di sviluppare quelle di una gita fuori porta. Si mise a piangere: lui una gita fuori non l’avrebbe mai fatta.”

Zingaretti ad alcuni contestatori della discarica di Valle Galeria: “Andate a interrompere le manifestazioni del sindaco Alemanno, che ha preso per il culo Valle Galeria.”

Marino: “Io non so cosa dire agli esodati. Non ci sono parole per la perdita del lavoro e della speranza”.

Marino/2: “Lavoreremo sette giorni su sette. 365 giorni l’anno! …che poi l’abbiamo sempre fatto eh.”

Marino/3: “A Laurentino 38 ho incontrato una donna che piangeva perché aveva un tumore e io non ci sto. Una sanità pubblica!”

Marino/4: “A san Basilio c’erano i giovani che facevano il palo per lo spaccio della droga.”

Alla presentazione del Presidente dell’associazione Calciosociale, una signora abbandona la sala mandando tutti affanculo.

Il Presidente del circolo PD di Scampia: “A volte mi chiedo, ma perché votano a noi?”

“Doveva venire pure Pisapia ma non ha potuto.”

L’imitazione grillina di Bersani.

Il foglio di carta mostrato da una manifestante accanto al palco con sopra scritto: “Berlusconi tu che puoi… vattene in pensione!!!”.

Un signore all’una e mezza che entra e dice: “Ma cazzo, ancora non hanno finito?” Aveva un Woolrich, l’ho visto bene.

Di povertà sul palco del “Mitreo” a fine incontro non ne ricordo molta. Ricordo però l’intervento del giovane Massimo Vallati, Presidente dell’associazione Calciosociale di Corviale. Il suo discorso è stato l’unico spudoratamente sincero. Sapeva benissimo che era il suo momento, si vedeva, un’occasione che non poteva assolutamente permettersi di perdere. È partito da Corviale ed è finito a Corviale, non allontanandosi mai dal suo quartiere durante tutto l’intervento, e ho permesso soltanto a lui di parlarmi di povertà. Lo ha fatto mantenendo per quasi tutto il tempo a sua disposizione un volume di voce altissimo, fino a quando qualcuno non gli ha chiesto gentilmente se poteva abbassarlo.

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